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Le donne e la scrittura

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    00 07/01/2013 06:12
    Re: Re:
    cattleja, 06/01/2013 17:36:



    non ho in mente tutto questo campionario femminile sul genere, ma va detto anche che io non ne sono una grande appassionata, anzi direi quasi che lo snobbo abbastanza




    Giusto a caso, ma forse non a caso, ho letto ieri di una certa Camilla Lackberg, scrittrice svedese, guardacaso di Noir. Nell'intervista spiega come mai in Svezia si scrive tanto noir, e la sua spiegazione secondo me va tenuta da conto nel contesto di questa discussione.
    Domanda: "Cosa rende voi svedesi scrittori di gialli, così popolari e letti?"
    Risposta: "Nelle lunghe e fredde notti dei paesi nordici, credo che il crimine faccia sempre meditare più profondamente sui rapporti umani, perché il novanta per cento degli omicidi ha a che fare con il loro deterioramento..."

    Questo spiega come non ci siano differenze di sesso, secondo me, ma più di ambiente.

    Altra domanda: "Tra scrittori e scrittrici di gialli, secondo lei, esistono delle differenze strutturali?"

    Risposta: "Generalizzando un po', e senza con ciò affermare che le scrittrici siano più brave degli scrittori, penso che le donne siano più brave nel descrivere i dettagli della vita di ogni giorno, perché raccontano come siamo, mentre gli uomini scrivono di come vorrebbero essere."

    E in questa risposta la spiegazione che forse Laura cercava, e che in gran parte condivido. L'uomo scrive di come la sua vita dovrebbe essere, nel contesto del suo romanzo...
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    Non è che quando sbatti la porta poi te ne innamori...
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    cattleja
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    00 07/01/2013 10:16
    Camilla Lackberg è una buona autrice di thriller, di lei ho letto l'ottimo La principessa di ghiaccio, ma definirla noir sarebbe esagerato perchè presenta delle scene piuttosto soft, scende poco nei particolari e punta tutto sull'intreccio, sarebbe come dire che Carofiglio o Camilleri sono autori noir. Almeno per come lo intendo, ho senpre capito che il noir è il giallo condito di particolari raccapriccianti e inquietanti, o no?
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    00 07/01/2013 10:37
    Re:
    cattleja, 07/01/2013 10:16:

    Camilla Lackberg è una buona autrice di thriller, di lei ho letto l'ottimo La principessa di ghiaccio, ma definirla noir sarebbe esagerato perchè presenta delle scene piuttosto soft, scende poco nei particolari e punta tutto sull'intreccio, sarebbe come dire che Carofiglio o Camilleri sono autori noir. Almeno per come lo intendo, ho senpre capito che il noir è il giallo condito di particolari raccapriccianti e inquietanti, o no?




    Non necessariamente, in quel caso penso si parli più di... aspe', come si chiama? Hard boiled...

    Il noir, dal mio punto di vista, è molto più psicologico...
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    LFK
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    00 07/01/2013 10:38
    Re: Re:
    LFK, 07/01/2013 10:37:




    Non necessariamente, in quel caso penso si parli più di... aspe', come si chiama? Hard boiled...

    Il noir, dal mio punto di vista, è molto più psicologico...




    PS: Canmilleri è molto amato dai noiristi, anche se scrive gialli... ma sono gialli psicologici... e tra l'altro piace molto anche a me...
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    LauraZGCostantini
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    00 14/01/2013 08:56
    Un nuovo spunto per allargare il discorso
    Sono molte le donne che raccontano di aver cominciato a scrivere fin dalla più tenera età. E di averne ricavato gioie ma anche dolori per essere state bollate, dai coetanei di ambo i generi, come "strane" o secchione. A voi è capitato?
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    LFK
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    00 14/01/2013 09:29
    Re: Un nuovo spunto per allargare il discorso
    LauraZGCostantini, 14/01/2013 08:56:

    Sono molte le donne che raccontano di aver cominciato a scrivere fin dalla più tenera età. E di averne ricavato gioie ma anche dolori per essere state bollate, dai coetanei di ambo i generi, come "strane" o secchione. A voi è capitato?




    No, ma non sono una donna. Quando scrivevo in giovane età (parlo di 15, forse 16 anni) erano canzoni e per i miei amici ero un piccolo mito, visto che poi il gruppo le riproponeva alle feste in piazza... credo che, più del sesso di chi scrive, importi cosa si scrive. Se io a quell'età, avessi scritto romanzi, mi avrebbero forse emarginato. Ma se qualche mia amica avesse scritto canzoni, sarebbe stata comunque un mito. Ma parlo degli anni novanta, oggi non so come sarebbe...
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  • Francesca.De Logu
    00 14/01/2013 09:48
    A me sì.. ma ero considerata un pò "strana" in generale perchè il mio sguardo andava troppo a fondo e questo spaventava.. Anche me. Cominciai, come tutte penso, con il diario. Alle medie la professoressa di italiano volle leggere un mio tema, argomento era "la fantasia", alla classe. Caddi dalle nuvole, per me era normale esprimere certe cose, ma era considerato inusuale, e mi dicevano "come hai fatto?". Alle superiori ricostruivo Petrarca e Cecco Angiolieri con linguaggio comune, scrivevo enormi fesserie, e le mie compagne ridevano e ridevano.. Poi anni di diario, ancora, per necessità. Per non annegare in me stessa. Ma dentro di me, da quando ero bambina, ho sempre "raccontato"... Ora mi sembra davvero che sia stato un salvataggio continuo, da un mare che non si faceva conoscere, ma la causa ero soltanto io...
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    LFK
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    00 14/01/2013 09:55
    Re:
    Francesca.De Logu, 14/01/2013 09:48:

    A me sì.. ma ero considerata un pò "strana" in generale perchè il mio sguardo andava troppo a fondo e questo spaventava.. Anche me. Cominciai, come tutte penso, con il diario. Alle medie la professoressa di italiano volle leggere un mio tema, argomento era "la fantasia", alla classe. Caddi dalle nuvole, per me era normale esprimere certe cose, ma era considerato inusuale, e mi dicevano "come hai fatto?". Alle superiori ricostruivo Petrarca e Cecco Angiolieri con linguaggio comune, scrivevo enormi fesserie, e le mie compagne ridevano e ridevano.. Poi anni di diario, ancora, per necessità. Per non annegare in me stessa. Ma dentro di me, da quando ero bambina, ho sempre "raccontato"... Ora mi sembra davvero che sia stato un salvataggio continuo, da un mare che non si faceva conoscere, ma la causa ero soltanto io...




    Credo che l'annegare elle proprie riflessioni, sia un galleggiare nel mare del nulla che anima, oggi come oggi (e aprlando di me, ieri come ieri), molti adolescenti...
    ------

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    cattleja
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    00 14/01/2013 10:43
    Non ho mai capito se i ragazzini che scrivono lo fanno per reagire a un mondo da cui non si sentono accolti, oppure siccome scrivono, alla fine perdono i contatti con la realtà. (Scusate, ma ci stiamo addentrando nel mio argomento di tesi finale del corso di naturopatia e ne approfitto per approfondire l'argomento scrittura terapeutica). Non so se scrivere da piccoli costituisca una specie di sollievo da un mondo angoscioso e, siccome narrare è ricrearsi un mondo a propria immagine, se già da bambini si avverte questa esigenza vuol dire che si vive in un mondo che non si sopporta e allora ci si dà da fare per crearne uno più accettabile. Potrebbe essere questa la ragione per cui certi bambini scrivono storie già a 6-7 anni?
    Sì, anche io faccio parte della parrocchia, scrivevo già storielle, più che altro favole, a 9-10 anni, non prima di quella età, dovrei fare un attimo mente locale per capire cosa è successo in quel periodo.
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    LFK
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    00 14/01/2013 11:36
    Re:
    cattleja, 14/01/2013 10:43:

    Non ho mai capito se i ragazzini che scrivono lo fanno per reagire a un mondo da cui non si sentono accolti, oppure siccome scrivono, alla fine perdono i contatti con la realtà. (Scusate, ma ci stiamo addentrando nel mio argomento di tesi finale del corso di naturopatia e ne approfitto per approfondire l'argomento scrittura terapeutica). Non so se scrivere da piccoli costituisca una specie di sollievo da un mondo angoscioso e, siccome narrare è ricrearsi un mondo a propria immagine, se già da bambini si avverte questa esigenza vuol dire che si vive in un mondo che non si sopporta e allora ci si dà da fare per crearne uno più accettabile. Potrebbe essere questa la ragione per cui certi bambini scrivono storie già a 6-7 anni?
    Sì, anche io faccio parte della parrocchia, scrivevo già storielle, più che altro favole, a 9-10 anni, non prima di quella età, dovrei fare un attimo mente locale per capire cosa è successo in quel periodo.




    Mio figlio ha tre anni e già inventa storie... ma credo che sia perché io le invento per lui... ora come ora non ha bisogno di scappare da niente, ma gli piace la fantasia. Credo che scrivere storie sia solo vivere ciò che si scrive: un mondo diverso, ma non perfetto, che ci allontani da quel marasma in cui siamo costretti a vivere. [SM=g20551]
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    agrimensore g
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    00 14/01/2013 13:37
    Non credo che scrivere in giovane età sia una questione di genere femminile o maschile. Anche a me è capitato. A 10 anni circa un racconto che voleva essere comico, a 16/17 il primo giallo. Lo scrissi su una macchina da scrivere e mandai via posta i fogli, neanche rilegati, bensì tenuti da un elastico dentro un raccoglitore, a un'unica casa editrice: la Mondadori!!!! :-).
    Com'ero fiducioso...
    Ma l'ingenuità non finiva qui. Addirittura avevo messo un titolo pretenzioso in latino!!!! S'intitolava "In interiore homine" ove davo per scontato che il lettore avrebbe dovuto sapere che la citazione finiva con "habitat veritas".
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    LFK
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    00 14/01/2013 13:44
    Re:
    agrimensore g, 14/01/2013 13:37:

    Non credo che scrivere in giovane età sia una questione di genere femminile o maschile. Anche a me è capitato. A 10 anni circa un racconto che voleva essere comico, a 16/17 il primo giallo. Lo scrissi su una macchina da scrivere e mandai via posta i fogli, neanche rilegati, bensì tenuti da un elastico dentro un raccoglitore, a un'unica casa editrice: la Mondadori!!!! :-).
    Com'ero fiducioso...
    Ma l'ingenuità non finiva qui. Addirittura avevo messo un titolo pretenzioso in latino!!!! S'intitolava "In interiore homine" ove davo per scontato che il lettore avrebbe dovuto sapere che la citazione finiva con "habitat veritas".




    Ti hanno scartato solo per questo...
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    cattleja
    Post: 4.183
    Registrato il: 28/09/2006
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    00 14/01/2013 14:02
    Re:
    agrimensore g, 14/01/2013 13:37:

    Non credo che scrivere in giovane età sia una questione di genere femminile o maschile. Anche a me è capitato. A 10 anni circa un racconto che voleva essere comico, a 16/17 il primo giallo. Lo scrissi su una macchina da scrivere e mandai via posta i fogli, neanche rilegati, bensì tenuti da un elastico dentro un raccoglitore, a un'unica casa editrice: la Mondadori!!!! :-).
    Com'ero fiducioso...
    Ma l'ingenuità non finiva qui. Addirittura avevo messo un titolo pretenzioso in latino!!!! S'intitolava "In interiore homine" ove davo per scontato che il lettore avrebbe dovuto sapere che la citazione finiva con "habitat veritas".



    il fatto è che fino a una ventina di anni fa non è che ci fossero tutte queste case editrici e ancora non era uscito quel maledetto numero di Wimbledon con la fatidica frase "volete pubblicare? pagate!"
    E' stato da allora che si sono moltiplicate peggio delle verruche tutte le editrici EAP, proprio in omaggio a quella bella frase che vorrei sapere da quale genio è stata concepita
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  • Francesca.De Logu
    00 14/01/2013 14:06
    Re: Re:
    LFK, 14/01/2013 09:55:




    Credo che l'annegare elle proprie riflessioni, sia un galleggiare nel mare del nulla che anima, oggi come oggi (e aprlando di me, ieri come ieri), molti adolescenti...




    Sono d'accordo con te Luca... e, aggiungo, ahimè.. Qui la questione è sottile e anche grave, se ne potrebbe parlare per giorni..
    Da bimbi e un pò più tardi si possiede quella capacità di esprimersi spontaneamente, c'è chi scrive storielle, chi disegna, chi inventa dei giochi con poche risorse (ricordo con nostalgia le torte di fango ...:) ).. Ma adesso mi sembra che tutto questo si stia progressivamente perdendo.. Complici gli stimoli sparati a velocità pazzesche, i mezzi sempre più fantasiosi (informatici perlopiù, che non voglio comunque demonizzare.. anzi) che tolgono lo spazio all'iniziativa personale, alla creatività. Un vero "mare di nulla" ,perchè si asciuga, e i pesci muoiono...

    Un'altro aspetto, sempre esistito, è la paura di sembrare "diversi", nel momento in cui si segue, soprattutto nell'età dell'adolescenza "omologante", quell'impulso al creare , al dare forma, che in alcuni è neccessità. E l'omologazione totalizzante, lo sappiamo, è una delle grandi bestie nere di questo momento storico..


  • Francesca.De Logu
    00 14/01/2013 14:09
    Re:
    cattleja, 14/01/2013 10:43:

    Non ho mai capito se i ragazzini che scrivono lo fanno per reagire a un mondo da cui non si sentono accolti, oppure siccome scrivono, alla fine perdono i contatti con la realtà. (Scusate, ma ci stiamo addentrando nel mio argomento di tesi finale del corso di naturopatia e ne approfitto per approfondire l'argomento scrittura terapeutica). Non so se scrivere da piccoli costituisca una specie di sollievo da un mondo angoscioso e, siccome narrare è ricrearsi un mondo a propria immagine, se già da bambini si avverte questa esigenza vuol dire che si vive in un mondo che non si sopporta e allora ci si dà da fare per crearne uno più accettabile. Potrebbe essere questa la ragione per cui certi bambini scrivono storie già a 6-7 anni?
    Sì, anche io faccio parte della parrocchia, scrivevo già storielle, più che altro favole, a 9-10 anni, non prima di quella età, dovrei fare un attimo mente locale per capire cosa è successo in quel periodo.


    Non so..Come dicevo a Luca, forse non solo è una fuga da una realtà poco accettabile, ma, penso, anche un'esigenza intrinseca che nasce con noi, bella, vitale, da sviluppare.. Poi prende un determinato colore a seconda del contesto soggettivo..


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    LFK
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    00 14/01/2013 14:11
    Re: Re: Re:
    Francesca.De Logu, 14/01/2013 14:06:




    Sono d'accordo con te Luca... e, aggiungo, ahimè.. Qui la questione è sottile e anche grave, se ne potrebbe parlare per giorni..
    Da bimbi e un pò più tardi si possiede quella capacità di esprimersi spontaneamente, c'è chi scrive storielle, chi disegna, chi inventa dei giochi con poche risorse (ricordo con nostalgia le torte di fango ...:) ).. Ma adesso mi sembra che tutto questo si stia progressivamente perdendo.. Complici gli stimoli sparati a velocità pazzesche, i mezzi sempre più fantasiosi (informatici perlopiù, che non voglio comunque demonizzare.. anzi) che tolgono lo spazio all'iniziativa personale, alla creatività. Un vero "mare di nulla" ,perchè si asciuga, e i pesci muoiono...

    Un'altro aspetto, sempre esistito, è la paura di sembrare "diversi", nel momento in cui si segue, soprattutto nell'età dell'adolescenza "omologante", quell'impulso al creare , al dare forma, che in alcuni è neccessità. E l'omologazione totalizzante, lo sappiamo, è una delle grandi bestie nere di questo momento storico..






    Mio figlio crea con me. Gli piace andare oltre il semplice uso del gioco, che è gioco solo quando può essere mezzo per dargli voce. Ho un racconto che tratta in parte il ruolo del gioco semplice, in cui narro come il gioco stesso sia figlio e non padre del divertimento. I bambini crescono, e devono farlo con la fantasia ancora viva, senza lasciarsi omogeneizzare nel frullatore dei luoghi comuni. Spero di farlo capire a lui, con tutta la libertà che so dargli. E quella che lui sa dare a me...
    ------

    Non è che quando sbatti la porta poi te ne innamori...
  • Francesca.De Logu
    00 14/01/2013 14:28
    Re: Re: Re: Re:
    LFK, 14/01/2013 14:11:




    Mio figlio crea con me. Gli piace andare oltre il semplice uso del gioco, che è gioco solo quando può essere mezzo per dargli voce. Ho un racconto che tratta in parte il ruolo del gioco semplice, in cui narro come il gioco stesso sia figlio e non padre del divertimento. I bambini crescono, e devono farlo con la fantasia ancora viva, senza lasciarsi omogeneizzare nel frullatore dei luoghi comuni. Spero di farlo capire a lui, con tutta la libertà che so dargli. E quella che lui sa dare a me...


    Tuo figlio è fortunato Luca, ad avere un padre come te, con questo tipo di preparazione e sensibilità.
    Spesso si vedono situazioni talmente frustranti e genitori che sono costretti a mollare i figli davanti alla tv e alla P.Station per una serie di motivi.. A volte mi dico anche che alcuni genitori hanno paura di essere genitori, hanno dimenticato il ruolo, la guida dolce e allo stesso tempo ferma... ma come si può biasimarli? è tutta una catena...

    (il racconto è qui sul forum?)
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    LauraZGCostantini
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    00 14/01/2013 19:26
    Re: Re: Re:
    Francesca.De Logu, 14/01/2013 14:06:




    Sono d'accordo con te Luca... e, aggiungo, ahimè.. Qui la questione è sottile e anche grave, se ne potrebbe parlare per giorni..
    Da bimbi e un pò più tardi si possiede quella capacità di esprimersi spontaneamente, c'è chi scrive storielle, chi disegna, chi inventa dei giochi con poche risorse (ricordo con nostalgia le torte di fango ...:) ).. Ma adesso mi sembra che tutto questo si stia progressivamente perdendo.. Complici gli stimoli sparati a velocità pazzesche, i mezzi sempre più fantasiosi (informatici perlopiù, che non voglio comunque demonizzare.. anzi) che tolgono lo spazio all'iniziativa personale, alla creatività. Un vero "mare di nulla" ,perchè si asciuga, e i pesci muoiono...

    Un'altro aspetto, sempre esistito, è la paura di sembrare "diversi", nel momento in cui si segue, soprattutto nell'età dell'adolescenza "omologante", quell'impulso al creare , al dare forma, che in alcuni è neccessità. E l'omologazione totalizzante, lo sappiamo, è una delle grandi bestie nere di questo momento storico..





    Ecco, sembrare diversi. Forse semplicemente esserlo. Io lo ero. Scrivevo da quando avevo otto anni e la cosa mi ha decisamente emarginata, almeno fino al liceo quando ebbi la fortuna di incontrare Loredana, la mia socia di scrittura, e una classe che si entusiasmò nel vedersi inserita in un ingenuo romanzo di fantascienza. Tutti su un'astronave alla conquista dell'universo. [SM=g20545]


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    LFK
    Post: 1.364
    Registrato il: 28/10/2011
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    00 15/01/2013 08:35
    Re: Re: Re: Re: Re:
    Francesca.De Logu, 14/01/2013 14:28:


    (il racconto è qui sul forum?)




    No, è stato mandato a un concorso, qua non l'ho mai messo...

    Laura, io del voler sembrare diverso non ho mai fatto mistero, lo ero e in gran parte lo sono ancora. Ma è proprio un mio modo d'essere... non posso farci nulla. [SM=g20543]
    ------

    Non è che quando sbatti la porta poi te ne innamori...
  • Francesca.De Logu
    00 15/01/2013 09:39
    Re: Re: Re: Re:
    LauraZGCostantini, 14/01/2013 19:26:



    Ecco, sembrare diversi. Forse semplicemente esserlo. Io lo ero. Scrivevo da quando avevo otto anni e la cosa mi ha decisamente emarginata, almeno fino al liceo quando ebbi la fortuna di incontrare Loredana, la mia socia di scrittura, e una classe che si entusiasmò nel vedersi inserita in un ingenuo romanzo di fantascienza. Tutti su un'astronave alla conquista dell'universo. [SM=g20545]





    Senz'altro ci sono persone che sono "diverse", perchè scelgono la propria urgenza interiore d'espressione (per me è un'urgenza, immagino anche per voi) alla piattezza comoda del gregge. Una scelta coraggiosa, che spesso ha un prezzo. Anch'io mi sentivo diversa, non solo per lo scrivere,ma per l'arte in genere, in particolare per la musica.(Ero all'epoca dei miei 17 anni, l'unica ragazza a suonare la chitarra elettrica in un mondo tutto maschile. Strana! per molti lo ero eccome...). [SM=g7497]
    Per fortuna ha trovato un altro atomo Laura, e una piccola molecola, più forte della forza del singolo, si è formata.. Io arrivo in ritardo, ho sempre perso energie non scegliendo una sola direzione.. Errore fatale. Spero di rimediare ora.. [SM=g7268]


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