00 28/11/2005 16:18
Avevo già visto quegli omini ritratti su qualche maglietta, tazza e manifesti a casa di amici.
- L'ennesima operazione di marketing dell'immagine, un altro che si è inventato il suo piccolo tratto e che l'ha rifatto uguale per tutta la vita- mi dicevo - accompagnando il mio amico pittore di Ferrara, che quando viene a trovarmi a Milano mi porta di peso a tutte le mostre in città.
Invece.

Due ore di smarrimento totale, perso e ritrovato più volte in una selva fitta di simboli vecchi come il mondo eppure nuovi: i primi graffiti dell'uomo delle caverne, i geroglifici egizi e quelli atzechi, il linguaggio di Internet e della televisione, la pubblicità, il dominio assoluto del dollaro e della religione che diventano la stessa cosa, cappio all'individuo, droga e promessa di qualcosa che non arriverà mai, dentro uno schermo c'è solo un altro schermo e il tuo apparente successo è la tua condanna, ti inculano mentri tu stai scopando qualcuno, ed è un cane o un mostro a tre teste.
Eppure c'è anche fisicità gioiosa e generosa, e non in contrapposizione e nemmeno come differente capitolo, no, sono fuse insieme, gioia candida e semplice dell'essere vivo e castigo continuo e terribile, senso di colpa che ti perseguita da sempre e lo fa con tutti, come se questo fosse solo un esperimento terribile di scienziati pazzo che abbiano usato il nostro pianeta per farci scoppiare lì tutte le contraddizioni possibili, mischiando i simboli e rendendo inscindibile il bene dal male, che continuano a scopare, concatenandosi uno all'altro nella serie infinita dei milleeni.
E sono solo parole che cercano si inseguire ciò che Haring ti sbatte in faccia col segno grafico puro, uguale a quello del primo uomo, Adamo o cellula evoluta che sia (che importa?)e uguale a quello dell'uomo che solcherà l'universo sulla sua nave spaziale e che ritornerà qui fra un milione di anni a far ricominciare tutto.

Ecco, non ho detto niente di Haring e della sua mostra. Ma quello poteto trovarlo in mille libri e mille siti. Questa era la mia pancia, la mia anima, il mil sfintere visitato dal suo tratto.
http://fabiomusati.blogspot.com/