Davvero pensate che il prezzo sia l'elemento che allontana gli italiani dal libro? E se abbiamo tutti sti problemi di soldi com'è che in vacanza all'estero trovi solo italiani, i ristoranti sono sempre pieni, tutti hanno due o tre telefonini (e si tengono sempre al passo con le novità), il business del porno e della prostituzione non sono mai stati così fiorenti?
Per le cose che ci interessano i soldi li troviamo, eccome. Se uno non entra nemmeno in una libreria, è difficile che compri un libro, indipendetemente dal prezzo.
Non c'è la cultura del libro. Fatevi un giro nelle librerie americane. A parte la scelta, la classificazione rigorosa per temi e per nazioni (in Italia li classificano per casa editrice, e chi se ne frega? Ma è comdo e fa bella mostra), gli spazi accoglienti, etc. Vedi tutta quella gente in piedi, seduta per terra o su comode proltroncine che passa qualche ora a leggersi un libro preso dagli scaffali. Provate a farlo in Italia!
Non c'è la cultura, quella vera, che non sia solo legata all'affare.
Cercavo un testo a New York. Il libraio cerca nel suo listing elettronico, guarda fisicamente sullo scaffale nel caso ci sia anche se non risulta, poi mi suggerisce un'altra libreria dove posso trovarlo e nel caso non lo trovassi mi scrive l'indirizzo di una libreria di testi fuori commercio o rari.
Chi l'avrebbe fatto da noi?
Il problema è culturale, non commerciale. Nel momento in cui si pensa che è commerciale, si è già dentro il problema, ovvero si pensa al libro come merce e non come cultura.
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