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SULLA LETTURA

Ultimo Aggiornamento: 01/10/2006 13:40
27/09/2006 07:31
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Libro sconosciuto: quasi 6 italiani su 10 non leggono mai

E’ il desolante quadro che emerge dalla ricerca dell’Associazione Italiana Editori sul valore di sviluppo economico della lettura, presentata oggi a Roma durante gli Stati Generali dell’Editoria

ROMA - Libro, questo sconosciuto. Più della metà degli italiani, il 57,7 per cento, non ne ha letto neanche uno durante tutto il 2005, e il 20,1 per cento ne ha letti, sì e no, tre. Il che attarda inesorabilmente l’Italia nella corsa allo sviluppo, vista la strettissima relazione tra indice di lettura e Pil. E’ il desolante quadro che emerge dalla ricerca dell’Associazione Italiana Editori sul valore di sviluppo economico della lettura, presentata oggi a Roma durante gli Stati Generali dell’Editoria che hanno il significativo titolo «Investire per crescere». I dati che emergono indicano un lieve miglioramento nell’indice di lettura (l’area della non lettura era del 61,4 per cento nel 2000), il che vuol dire che in cinque anni sono rientrati nel mercato della lettura quasi 2,5 milioni di persone. Tuttavia, solo il 5,7 per cento degli italiani dichiara di leggere almeno un libro al mese: troppo poco, sostiene il rapporto, per competere sui mercati internazionali. Se in Italia ha letto almeno un libro il 42,3 per cento della popolazione, infatti, nello stesso periodo si registra il 61 per cento in Francia, il 66 in Germania, il 73,5 in Gran Bretagna e via dicendo. Eppure, il rapporto evidenzia uno stretto collegamento tra il tasso di lettura e la produttività, prendendo in esame un periodo che va dal 1980 al 2003. I risultati sono inequivocabili: le regioni del nord, che contribuiscono per il 54,02 per cento al Pil, raccolgono il 53,4 per cento dei lettori; quelle del centro portano il 21,03 per cento del Pil avendo il 20,24 per cento dei lettori; il sud, infine, contribuisce per il 24,94 per cento al Pil, con il 26,2 per cento dei lettori. Più lettori, uguale più Pil, insomma: si va dalla Lombardia che contribuisce al Pil per il 18,9 per cento e ha il 20 per cento di lettori, alla Puglia, con il 4,7 per cento del Pil e il 4,6 per cento di lettori. In altre parole, la lettura rispecchia perfettamente i fattori di sviluppo economico presenti nelle varie aree regionali. Se la Calabria, stima il rapporto, avesse avuto negli anni ’70 il tasso di lavoro della Liguria, oggi avrebbe una produttività del lavoro di 50 punti maggiore.

Lo studio evidenzia poi il rapporto tra tasso di lettura e performance scolastiche per i ragazzi italiani, che come ovvio è strettamente collegato: chi ha la fortuna di avere in casa una piccola biblioteca ha risultati scolastici superiori del 15 per cento ai loro compagni.
Influenza positivamente sul rendimento anche la frequentazione di musei e cinema, e la presenza di una sola tv in casa. Averne di più, e avere in casa più di tre telefonini, fa invece diminuire la performance scolastica. Dati però di cui le famiglie italiane non sembrano essere consapevoli: in tre anni sono calati del 16,9 per cento gli investimenti in acquisto di libri. Una disaffezione alla lettura socialmente trasversale: se le famiglie di operai destinano lo 0,67 per cento della spesa complessiva di prodotti non alimentari nell’acquisto di libri, suppergiù la stessa quota la riservano dirigenti e liberi professionisti, e ancora meno (lo 0,59 per cento) i lavoratori in proprio. D’altra parte, solo il 46 per cento di dirigenti e professionisti leggono per aggiornamento professionale. Un dato allarmante, se si pensa per esempio all’81 per cento della Francia. A destare preoccupazione è anche il grave ritardo delle infrastrutture per la lettura in Italia, soprattutto al sud. Solo il 5 per cento dei comuni nelle regioni meridionali e nelle isole possiede almeno una libreria, e 112 comuni con più di 20.000 abitanti (cittadine, insomma), non ne hanno nessuna. Significa che ci sono più di 7 milioni e mezzo di persone che non hanno possibilità di entrare in libreria. Poche anche le biblioteche con un volume librario significativo. Solo il 3 per cento supera i 100.000 volumi, mentre sono quasi del tutti assenti le biblioteche scolastiche: meno di una scuola su quattro ha una collocazione a scaffale aperto, e solo il 13,6 per cento degli studenti (e addirittura il 2 per cento dei docenti) frequentano le biblioteche scolastiche. La scuola insomma, sottolinea il rapporto, non incoraggia alla lettura, «contraddicendo la logica della società dell’informazione, la cui parola d’ordine è formazione e autoformazione continua e permanente».

21/9/2006

da ilparnasoambulante.splinder.com
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27/09/2006 10:00
Post: 588
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Ricordo ancora un testo per un esame, interessantissimo, sugli italiani che non leggono intitolato proprio "Almeno un libro, gli italiani che non leggono" di Roberto Maragliano. Se fate una ricerchina su google forse lo trovate.
27/09/2006 10:04
Post: 74
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Ritratto agghiaccante.

Particolare questa cosa:

Eppure, il rapporto evidenzia uno stretto collegamento tra il tasso di lettura e la produttività, prendendo in esame un periodo che va dal 1980 al 2003

Io sostengo da sempre che un primo passo dovrebbe essere fatto sull'IVA dei libri. Chiaramente non è il solo.
Un'altra cosa che mi sta sui... è non poter scegliere subito l'edizione economica. Qualcosa che IMO alla fine si ritorce contro la casa editrice perché a meno di sbavare per un libro, la maggior paete aspetta che escano i tascabili, le economiche, i mini... Insomma, tutta la roba che vien via a 10 euro o meno. E cmq non dimentichiamo che sono sempre 20 mila delle vecchie lirette cavolo. Io sono ancora basita da come si dia per scontata, ormai, l'equazione effettiva 1 euro= 1000 lire. Perché è quetso il valore effttivo che io percepisco.

Non mi stupisco nemmeno che la scuola non sia da incentivo alla lettura pewrché di solito ti fa leggere le cose sbagliate all'età sbagliata, col risultato che i ragazzi percepiscono la lettura come qualcosa di fatiscoso anziché di piacevole.
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27/09/2006 10:09
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Non so da voi, ma qui a Roma dovunque ti giri vedi bancarelle di libri e 2 o 3 euro, classici, latini, greci, moderni, italiani, esteri. Veramente per tutti i gusti. A sto punto il prezzo alto è una scusa...(o forse in provincia queste bancarelle scarseggiano, non so)
27/09/2006 10:15
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una delle bacchettate che mi ritrovai sulle dita, quando scrivevo intervenendo "di là", fu per aver "osato" chiedermi come mai, prima dell'euro, un Poket o un Oscar Mondadori costava 6.000 lire, mentre oggi meno di 8 euro non lo paghi, quando non lo paghi 10, 12, 15 euro! (esattamente più del doppio)... e come mai i libri costino una fortuna (perché diciamocelo, un libro in edizione copertina patinata arriva a costare 28 euro! Per fare un esempio, la copia in inglese del Principe Mezzosangue l'ho pagata 35 euro!!! 70.000 delle vecchie lire!)

non c'è più alcuna proporzione su quanto costavano prima e quanto costano ora.

E non dicano che i tipografi e gli stampatori hanno aumentato i prezzi, perché non può essere vero. O per lo meno non può essere solo questo il problema a monte.

La spiegazione secondo me è il calo di vendite. Calando le vendite, si aumentano i prezzi, e chi ne fa le spese sono i pochissimi che continuano ad acquistare, come i fumatori incalliti.

Insomma, leggere è un lusso.
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27/09/2006 10:19
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faccio il disco rotto:
ma gli outlet del libro non vi dicono niente?
(io ho quasi sempre comprato tutto là, è vero che se cerchi un libro specifico non ce lo trovi però)
27/09/2006 10:21
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Re:

Scritto da: cattleia 27/09/2006 10.09
Non so da voi, ma qui a Roma dovunque ti giri vedi bancarelle di libri e 2 o 3 euro, classici, latini, greci, moderni, italiani, esteri. Veramente per tutti i gusti. A sto punto il prezzo alto è una scusa...(o forse in provincia queste bancarelle scarseggiano, non so)



no, non è una scusa, catt.

Io nella mia strada avevo fino a luglio due librerie. Si fronteggiavano e si facevano una concorrenza spietata. Una è una libreria dimessa, piccolo negozietto con un grande retrobottega. Vive sui libri in uscita, ma soprattutto sull'acquisto e relativa vendita di libri e fumetti usati. Bene, è da sempre piena di gente. Gente che passa anche delle ore a guardare libri e sfogliare fumetti, con un libro esce sempre dopo averlo acquistato. Da che abito in questa strada, ormai son 15 anni, c'è sempre stata. Ha passato di gestione tre volte, ma c'è, per fortuna, salda e serafica.

Un anno fa, esattamente a settembre dell'anno scorso, aprì proprio di fronte quest'altra, grande, avveniristica, con i televisori sui soffitti, tre ampie vetrine allestite con cura. Tutti libri nuovi, tutti libri di tutti i generi e le migliori case editrici. Aveva tra le altre cose un angolo per la letteratura per bambini e fantasy che era uno spettacolo. Mio figlio ci passava i pomeriggi, a guardare, a rompere le scatole al libraio chiedendo questo o quell'informazione. Ho comprato il mondo in quella libreria, sentendomi molto in colpa perché da quell'altra entravo solo ogni tanto, per un libro usato, per un DVD in offerta, o per vendere libri miei.

Morale della favola: all'inizio di settembre, rientrando, la libreria avveniristica non c'è più. Quella di libri usati ha ripreso il suo solito vecchio affollamento. Non ci stavano più con i costi d'affitto, hanno detto, quando se ne sono andati, i "nuovi". Lì adesso aprirà una banca.

Il problema è oggettivo: i libri costano troppo. E la gente si riversa sull'usato. Facendo benissimo!!!! :D
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27/09/2006 10:34
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Guarda, al mercatino vicino all'ufficio dove lavoro vendono non solo libri di case editrici fallite, ma anche libri attualmente in commercio, non so come facciano. Io proprio lì ho comprato opere di De Carlo, o anche libri che ancora si trovano a prezzo pieno nelle grandi librerie.
Non so se si tratti di merce rubata o cosa. Ma a questo punto non me ne faccio scrupolo. Però è anche vero che questo è un circolo chiuso: in questo modo vengono sottratti introiti alle case editrici e loro di contro aumentano i prezzi. Un po' come i portoghesi dei mezzi pubblici che costringono la società dei trasporti a far lievitare il prezzo del biglietto.
27/09/2006 10:35
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Qualcuno mi dice che a gravare sul prezzo dei libri è proprio la distribuzione. Il costo di produzione del libro in sé è davvero irrisorio, quando stampato a tiratura tipografica (cominciano a nascere piccolissime case editrici che stampano on demand in digitale e distribuiscono con vendita diretta via internet, ma i loro prezzi, alla fine sono pari a quelli dei testi presi in libreria).
Solito gatto che si morde la solita coda: se si vendessero più libri, i prezzi dovrebbero scendere (dovrebbero!)
Però è anche vero che per ogni libro acquistato c'è potenzialmente un numero di lettori dello stesso volume che può variare almeno da 1 a 4 (lo stesso libro all'interno di una famiglia, probabilmente verrà letto da più persone, per non parlare del prestito tra amici), e quindi la spesa si ammortizza.
Lasciamo perdere i casini sui prezzi legato all'euro: personalmente mi pesano molto di più su altre cose che non sui libri.
Catt... a L'Aquila niente bancarelle. Quelle rare volte che ne incontro non ci trovo nulla di più che libri di ricette, oroscopi vari e cose simili.
Sulla scuola, davvero non so che dire. devo essere molto fortunata: la scuola elementare di mio figlio è stupenda. Non so come gli altri alunni recepiscano gli stimoli, ma mio figlio legge, e anche tanto. E poi adesso è alle prese con lo studio della narrazione, e nel suo piccolo, gli tocca cimentarsi anche con la scrittura di racconti.
Ogni scuola ormai ha una tale autonomia didattica che a voler funzionare, ne ha tutta la possibilità: diventa una questione di scelta degli insegnanti.
Gli italiani non leggono, forse più per una scarsa tradizione "letturale" che per altro.
Io non dimenticherò mai che, ad Amburgo, vedevo gente con i libri in mano in continuazione, a ogni occasione di sosta, o di attesa: sugli autobus, in metropolitana, nelle stazioni, ai giardini pubblici, negli uffici postali o nei bar...

27/09/2006 10:43
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Io non direi che la gente non legge.
Quelle che leggono però in effetti sono quasi esclusivamente donne. In treno la mattina le vedo quasi tutte con un libro in mano. Gli uomini molto meno, loro se leggono leggono al massimo il giornale. Però qualche raro uomo che legge libri lo vedo.
27/09/2006 11:13
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Ragazzi, forse avrei dovuto inserirlo nella sezione dei concorsi, ma dal momento che si riallaccia al discorso di questo thread, lo scrivo qui. Se a qualcuno interessa, si faccia sotto :-)


A seguito delle autorevoli affermazioni ascoltate alla seconda edizione degli STATI GENERALI DELL’EDITORIA PIU’ CULTURA PIU’ LETTURA PIU’ PAESE, tenuti a Roma il 21-22 settembre 2006 e organizzati dall’Associazione Italiana Editori, di cui Ennepilibri fa parte e che ha fatto “squadra” con l’Associazione per diffondere anche tramite il proprio sito il logo dell’importante evento, questa casa editrice autonomamente bandisce il PRIMO CONCORSO DI IDEE per trovare le strategie atte a incrementare il piacere della lettura, considerata la bassa percentuale di lettori in Italia. Ennepilibri, che fin dalla sua fondazione nel 1997 si è sempre assunta l’onere economico delle pubblicazioni editate e che è talmente sensibile al problema da aver coniato lo slogan “Ennepilibri. Investiamo nella lettura”, per poter dare a tutti quelli che lo desiderano la possibilità di far conoscere il proprio pensiero su questa materia, lancia il CONCORSO “100 idee per invogliare a leggere” rivolto a tutti i cittadini italiani, anche residenti all’estero senza limiti di età, e agli studenti che possono partecipare singolarmente o a gruppi. Ogni partecipante dovrà inviare in busta chiusa un foglio dattiloscritto di 25 righe al massimo con la propria proposta per invogliare alla lettura, accompagnato dai dati anagrafici, il recapito e la dichiarazione che l’idea suggerita è frutto del proprio ingegno, autorizzandone in caso di vincita la pubblicazione senza oneri per la casa editrice; per i minori è necessaria una dichiarazione dei genitori o di chi ne fa le veci per autorizzare l’eventuale pubblicazione. La vincità consisterà infatti nella stampa a cura e spese di Ennepilibri delle 100 idee ritenute migliori dall’apposita commisione nominata dall’editore. Gli elaborati dovranno pervenire entro e non oltre il 1° marzo 2007 a Ennepilibri viale Matteotti 47/A 18100 Imperia. La premiazione ufficiale avverrà a Roma nel mese di maggio 2007.
27/09/2006 11:41
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Davvero pensate che il prezzo sia l'elemento che allontana gli italiani dal libro? E se abbiamo tutti sti problemi di soldi com'è che in vacanza all'estero trovi solo italiani, i ristoranti sono sempre pieni, tutti hanno due o tre telefonini (e si tengono sempre al passo con le novità), il business del porno e della prostituzione non sono mai stati così fiorenti?
Per le cose che ci interessano i soldi li troviamo, eccome. Se uno non entra nemmeno in una libreria, è difficile che compri un libro, indipendetemente dal prezzo.
Non c'è la cultura del libro. Fatevi un giro nelle librerie americane. A parte la scelta, la classificazione rigorosa per temi e per nazioni (in Italia li classificano per casa editrice, e chi se ne frega? Ma è comdo e fa bella mostra), gli spazi accoglienti, etc. Vedi tutta quella gente in piedi, seduta per terra o su comode proltroncine che passa qualche ora a leggersi un libro preso dagli scaffali. Provate a farlo in Italia!
Non c'è la cultura, quella vera, che non sia solo legata all'affare.
Cercavo un testo a New York. Il libraio cerca nel suo listing elettronico, guarda fisicamente sullo scaffale nel caso ci sia anche se non risulta, poi mi suggerisce un'altra libreria dove posso trovarlo e nel caso non lo trovassi mi scrive l'indirizzo di una libreria di testi fuori commercio o rari.
Chi l'avrebbe fatto da noi?

Il problema è culturale, non commerciale. Nel momento in cui si pensa che è commerciale, si è già dentro il problema, ovvero si pensa al libro come merce e non come cultura.
http://fabiomusati.blogspot.com/
27/09/2006 12:27
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Sul fatto che non ci sia proprio la base per leggere in Italia non discuto. Dico io, ma l'avete mai data un'occhiata alle facce della gente? ce li vedete voi quei tizi coi cappellini di traverso, muscoli pompati e tatuati, seduti su una rombante SMART intenti a schivare per un pelo inermi vecchiette e a fregarsene della segnaletica, linguaggio infarcito di parolacce e bestemmie a mo' di virgole, con un libro in mano? io proprio no. E quanti ce ne sono in giro....a Roma è pieno. Direi l'80% della popolazione giovanile.
Scusate se banalizzo e semplifico. Ma credo sia solo un fenomeno endemico italiano.
27/09/2006 12:37
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Re:

Scritto da: cattleia 27/09/2006 12.27
Sul fatto che non ci sia proprio la base per leggere in Italia non discuto. Dico io, ma l'avete mai data un'occhiata alle facce della gente? ce li vedete voi quei tizi coi cappellini di traverso, muscoli pompati e tatuati, seduti su una rombante SMART intenti a schivare per un pelo inermi vecchiette e a fregarsene della segnaletica, linguaggio infarcito di parolacce e bestemmie a mo' di virgole, con un libro in mano? io proprio no. E quanti ce ne sono in giro....a Roma è pieno. Direi l'80% della popolazione giovanile.
Scusate se banalizzo e semplifico. Ma credo sia solo un fenomeno endemico italiano.



non stento a crederci, invece. Se "La pupa e il secchione" ottiene il 79% di share... un programma dove le ragazze dicono che Dante Alighieri era un Capo Indiano... :D
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(Faith Whittlesey)
27/09/2006 13:02
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Appunto.
E questo ti dà la misura del degrado generale in cui siamo immersi. Che purtroppo riguarda soprattutto la cultura italiana.
forse, essendo stati sempre i creatori del "bello", alla fine, complice il boom economico troppo repentino, ne siamo diventati vittime, cosa che non riguarda le nazioni nordeuropee.
Non è un caso che in tutta la Francia, dove è stata prodotta, siano state vendute meno auto SMART che nella sola città di Roma. Rifletteteci su.
27/09/2006 14:46
Post: 75
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Sui mercatini concordo con Esteriade: ricette, oroscopi, libri d'arte, e i classici solo a patto che abbiano piu' di mezzo secolo. Questo restringe molto l'offerta.

Bestiale l'annedoto di Ipa: sembra il film 'C'é Posta per te' a rovescio.

Fabio: non dico che il rpezzo dei libri sia l'unico responsabile ma UN responsabile, e anche importante. sì. Perché IMO con prezzi piu' bassi anche quello che entra per sbaglio in libreria, magari una spesuccia la farebbe: arrischiare 10 euro su un titolo e una quarta che intriga non è come arrischiarne 30. Non parliamo poi dei fanatici come noi che svaligerebbero tutto quanto. :D
Ipa, anch'io quando l'ho detto, di là, mi son trovata contro Franco, ma chissenefrega, io resto della mia idea e finché non mi dimostrano coi fatti che è sbagliata me la tengo. Fra l'altro qualcuno di voi ha citato l'Inghilterra: lì l'IVA è piu' bassa su libri e dischi, e il consumo è maggiore. Sarà un caso... Fatto sta che ho visto coi miei occhi uno stesso libro di cucina che avevo io a un prezzo piu' favorevole di quello che l'avevo pagato io, nonostante il cambio sfavorevole lira-sterlina.
E, certo, Esteriade, l'euro pesa di piu' su altri beni, ma cmq pesa su tutto e quel superfluo che prima ti concedevi a cuor leggero adesso esige riflessione ponderata.

Fabio: certo che per quel che interessa i soldi si trovano, ma se non rendi appetibile l'acquisto, se non 'induci in tentazione' il potenziale acquirente, quello continuerà a investire i 10 euro che gli ballano in tasca sull'ennesima suoneria per il cellulare che lo sfrizzola di più. Almeno finché non ha imparato che anche la lettura puo' sfrizzolare
Che poi si debbano cerare occasioni di incontro con la lettura non ci piove: in questo paese, se devi promuovere un disco, trovi un sacco di locali che ti offrono di fare date, anche se sei nessuno. Quante letture pubbliche riesci a fare, se invece devi promuovere un libro? :(

L'idea di Ennepì è molto carina, ma (spero di sbagliarmi) non avrà grande successo. perché? Semplice. Non ci sono premi di pubblicazione di libro, né premi in denaro. Sarà cinico ma, senza un ritorno, perché la maggior parte della gente dovrebbe spremersi il cervello?

Sulla catalogazione, Fabio, mi spiazzi: io ho sempre visto i libri divisi per generi. Poi, all'interno, una casa magari è ammassata tutta assieme, ok. Ma il genere è il criterio base.

Sulla Pupa e il Secchione, transeat: tenete pero' presente che son tutte cose preparate. Uno perché in TV è così. Due perché anche le emule di Flavia Vento sono cmq andate alla scuola dell'obbligo e certe cose, se hai fatto almeno la prima elementare, non è possibile affermarle.
Il guaio è che il livello cul-turale della TV è un altro grosso problema di questo Paese. In Inghilterra anche un documentario del National Geographic in prime time puo' fare ascolti da paura. Qui da noi?


Case editrici: è vero che la distribuzione e le librerie si mangiano via il 65% del prezzo di copertina. Tolti poi i costi di stampa e le (pur piccolissime) royalty non rimane molto, questo va detto. Ma è anche vero che colossi come Mondadori han la forza di imporre determinati prezzi e scelte a distribuzione e librai (il caso classico è: se vuoi il bestseller x ti prendi anche un tot di questo e quest'altro titolo). Inoltre, quando si tratta di stampa di milioni di copie, il costo vivo diminuisce, e allora è giusto che Salani faccia pagare 30 euro un libro di HP?

[Modificato da Guida 27/09/2006 14.51]

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27/09/2006 14:56
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Re:

Scritto da: Guida 27/09/2006 14.46
Sui mercatini concordo con Esteriade: ricette, oroscopi, libri d'arte, e i classici solo a patto che abbiano piu' di mezzo secolo. Questo restringe molto l'offerta.


class='xsmall'>[Modificato da Guida 27/09/2006 14.51]




Che dire...
sarò fortunata - viste tutte le altre rotture di scatole che il fatto comporta - ad abitare a Roma, dato che sulle bancarelle a due euro ci ho comprato fior di romanzi e manuali, altro che oroscopi e cucina!
Se proprio cerco un libro specifico capito in libreria, altrimenti, oramai, sono abbonata al banchetto sotto l'ufficio.
Però non venitemi a dire che sono cari i libri, vi prego, con tutte le caxxxte che compriamo a venti trenta euro
27/09/2006 20:16
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Re: Re:

Scritto da: cattleia 27/09/2006 14.56


Che dire...
sarò fortunata - viste tutte le altre rotture di scatole che il fatto comporta - ad abitare a Roma, dato che sulle bancarelle a due euro ci ho comprato fior di romanzi e manuali, altro che oroscopi e cucina! ]

allora sei fortunata sì ;) perché la regola dei mercatini che ho sempre visto io è quella che ho detto. Conosco solo una libreria un po' piu' fornita, dove trocvi a metà prezzo anche saggi e alcuni romaniz (ma non è chiaramnete la scelta della normale libreria e non ci sono le novità


Scritto da: cattleia 27/09/2006 14.56

Però non venitemi a dire che sono cari i libri, vi prego, con tutte le caxxxte che compriamo a venti trenta euro


Be', è chiaro che ognuno fa i conti a seconda delle proprie entrate e in base alle uscite che di base deve sostenere, nel valutare tutto il 'superfluo'. E per quanto mi riguarda, due libri sono già, in media, 120.000 delle vecchie lire (laddove in epoca preeuro avrei speso 60.000 lire. Ora 60.000 ci possono anche stare, ma personalmente su 120 inizio a fare le mie considerazioni, prima di buttarmi a pesce, perché con 120 mila lire ci posso pagare tante altre cose che, purtroppo, devono venire prima del food for thought ;) Oppure, visto che i libri non sono il mio solo interesse, che devo ripartire i soldini extra con altri interessi. Con la conseguenza che la frequenza del mio acquisto librario è piu' dilazionata rispetto a prima.
Qunato alle scemate, io avro' un carattere prussiano o è merito di mia madre che, piu' prussiana di me :D , mi ha abituata così, ma io molto raramente butto i soldi d'impulso, senza ponderare l'acquisto.
Naturalmente questa è la mia ottica e la mia esprienza. Se pero' valuto che questa mia ottica è anche quella di qualcuno che ama leggere, quando poi mi metto nei pani di chi non ha quest'abitudine a maggior ragion il prezzo dei libri mi sembra eccessivo
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01/10/2006 13:40
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Mi sento spesso dire "Ah, ma tu leggi solo classici...". A parte che non è esatto, visto che sono anche una gran trituratrice di letteratura cosiddetta "di genere" ed in particolare di gialli, thriller e fantascienza (no romanzetti rosa, grazie), quello che mi dà fastidio è che a volte sembra quasi che una debba scusarsi e/o giustificarsi, se ama i classici.




Jack Vettriano - In Thought of You

Nel 1981 Calvino pubblicò un breve saggio sul perchè leggere i classici (e su cosa si debba intendere per un "classico").

Estrapolo qui l'elenco dei quattordici enunciati . Li condivido tutti. I punti che ho evidenziato in rosso sono quelli che sento di più "miei".

1. I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito "sto rileggendo..." e non "sto leggendo..."

2. Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli

3. I classici sono libri che esercitano un'influenza particolare sia quando s'impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale

4. D'un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima

5. D'un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura

6. Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire

7. I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume)

8. Un classico è un'opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso

9. I classici sono libri che quanto più si crede di conoscere per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti

10. Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell'universo, al pari degli antichi talismani

11. Il "tuo" classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui

12. Un classico è un libro che viene prima degli altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi legge quello, riconosce subito il suo posto nella genealogia

13. E' classico tutto ciò che tende a relegare l'attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno

14. E' classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l'attualità più incompatibile fa da padrona.

Italo Calvino. Da "Perchè leggere i classici", 1981



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