Le donne e la scrittura

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LauraZGCostantini
00mercoledì 2 gennaio 2013 10:48
Per il progetto SCRIVERE DONNA sul sito www.scrivendovolo.com, sto realizzando una serie di interviste a donne che scrivono e mi piacerebbe condividere con voi alcune delle risposte che ho avuto riguardo il rapporto che le donne hanno con la scrittura e il mondo editoriale.
Comincio con una dichiarazione di Barbara Risoli (che se non sbaglio fa parte del forum) sui pregiudizi nei confronti della letteratura cosiddetta rosa:

"Un tempo si sentiva dire che la letteratura rosa era di serie B, i nasini si storcevano e si srotolavano frasi del tipo ‘io guardo solo Quark’, ‘io leggo solo Dante’. Tuttavia, c’è sempre stato un dato discordante: il rosa è sempre stato il più venduto nel mondo, si badi bene… nel mondo. Ma le autrici si sono imposte con forti iniziative in questi anni, hanno urlato più forte e adesso il genere non è più considerato inutile e senza senso. E io confermo che, se si vuole scrivere un buon rosa (specialmente se storico) bisogna studiare, lo strafalcione storico è una condanna a morte per un autore, come lo è il congiuntivo sbagliato."

Voi che ne pensate?
LFK
00mercoledì 2 gennaio 2013 10:58
Re:
LauraZGCostantini, 02/01/2013 10:48:

Per il progetto SCRIVERE DONNA sul sito www.scrivendovolo.com, sto realizzando una serie di interviste a donne che scrivono e mi piacerebbe condividere con voi alcune delle risposte che ho avuto riguardo il rapporto che le donne hanno con la scrittura e il mondo editoriale.
Comincio con una dichiarazione di Barbara Risoli (che se non sbaglio fa parte del forum) sui pregiudizi nei confronti della letteratura cosiddetta rosa:

"Un tempo si sentiva dire che la letteratura rosa era di serie B, i nasini si storcevano e si srotolavano frasi del tipo ‘io guardo solo Quark’, ‘io leggo solo Dante’. Tuttavia, c’è sempre stato un dato discordante: il rosa è sempre stato il più venduto nel mondo, si badi bene… nel mondo. Ma le autrici si sono imposte con forti iniziative in questi anni, hanno urlato più forte e adesso il genere non è più considerato inutile e senza senso. E io confermo che, se si vuole scrivere un buon rosa (specialmente se storico) bisogna studiare, lo strafalcione storico è una condanna a morte per un autore, come lo è il congiuntivo sbagliato."

Voi che ne pensate?




Se devo essere sincero, non ho mai pensato al sesso di chi scrive. Preferisco leggere quello che scrive. E' come dire che prima di leggere qualcuno, ti devi informare della sua religione... no, meglio leggere buona scrittura, che stereotipi inutili. E uno dei miei "scrittori" preferiti, ora come ora, è proprio una donna, ossia la Mazzantini. A parte Amneris, ma non lo posso dire...
cattleja
00mercoledì 2 gennaio 2013 11:04
Re:
LauraZGCostantini, 02/01/2013 10:48:

Per il progetto SCRIVERE DONNA sul sito www.scrivendovolo.com, sto realizzando una serie di interviste a donne che scrivono e mi piacerebbe condividere con voi alcune delle risposte che ho avuto riguardo il rapporto che le donne hanno con la scrittura e il mondo editoriale.
Comincio con una dichiarazione di Barbara Risoli (che se non sbaglio fa parte del forum) sui pregiudizi nei confronti della letteratura cosiddetta rosa:

"Un tempo si sentiva dire che la letteratura rosa era di serie B, i nasini si storcevano e si srotolavano frasi del tipo ‘io guardo solo Quark’, ‘io leggo solo Dante’. Tuttavia, c’è sempre stato un dato discordante: il rosa è sempre stato il più venduto nel mondo, si badi bene… nel mondo. Ma le autrici si sono imposte con forti iniziative in questi anni, hanno urlato più forte e adesso il genere non è più considerato inutile e senza senso. E io confermo che, se si vuole scrivere un buon rosa (specialmente se storico) bisogna studiare, lo strafalcione storico è una condanna a morte per un autore, come lo è il congiuntivo sbagliato."

Voi che ne pensate?



Con dei capisaldi del presente e del passato, vedi Brunella Gasperini o anche, tutto sommato Maria Venturi, che ha comunque una scrittura precisa e mirata a centrare in pieno il sentimento, non si può disprezzare la narrativa delle emozioni. Certo, quando si vuol ridurre tutto a batticuore, forse si riduce un po' la realtà, specie abusando di quel tipico linguaggio formulaico che fa rima con fiore amore cuore. Ecco, se tutte le autrici di rosa si sforzassero di essere un po' più articolate nel linguaggio, il rosa acceso si colorerebbe di una bella sfumatura salmonata, o anche sabbiata, insomma, sbizzarriamoci di più nel registro dei sentimenti e il "rosa" non avrà più quel retrogusto un po' stantio e nessuno penserà più a catalogarlo in una negletta serie c
LauraZGCostantini
00mercoledì 2 gennaio 2013 14:43
Re: Re:
cattleja, 02/01/2013 11:04:



Con dei capisaldi del presente e del passato, vedi Brunella Gasperini o anche, tutto sommato Maria Venturi, che ha comunque una scrittura precisa e mirata a centrare in pieno il sentimento, non si può disprezzare la narrativa delle emozioni. Certo, quando si vuol ridurre tutto a batticuore, forse si riduce un po' la realtà, specie abusando di quel tipico linguaggio formulaico che fa rima con fiore amore cuore. Ecco, se tutte le autrici di rosa si sforzassero di essere un po' più articolate nel linguaggio, il rosa acceso si colorerebbe di una bella sfumatura salmonata, o anche sabbiata, insomma, sbizzarriamoci di più nel registro dei sentimenti e il "rosa" non avrà più quel retrogusto un po' stantio e nessuno penserà più a catalogarlo in una negletta serie c



Io allargherei il discorso. Non ritengo di scrivere letteratura rosa. Non perché la disprezzi, ma perché ritengo che nei romanzi che io e Loredana abbiamo pubblicato la storia d'amore non sia mai la parte più importante della storia. Eppure è capitato, e sono state donne a farlo, che siano stati liquidati come romanzi sentimentali due romanzi storici (uno sull'immigrazione italiana a New York nel 1920 e uno sull'occupazione alleata diRoma nel 1944) sui quali avevamo profuso uno sforzo di documentazione e approfondimento enorme. Tu non li hai letti, ma magari hai letto Vita della Mazzucco o Canale Mussolini di Pennacchi. Ebbene li definiresti mai romanzi sentimentali? Immagino di no, sebbene contengano splendide storie d'amore. No, soprattutto perché hanno vinto fior di premi e quindi sarebbe riduttivo. La cosa strana è che scriviamo romanzi sentimentali per alcune lettrici, mentre ai lettori non è mai venuto in mente.
[SM=g20552]

cattleja
00mercoledì 2 gennaio 2013 14:57
Re: Re: Re:
LauraZGCostantini, 02/01/2013 14:43:



Io allargherei il discorso. Non ritengo di scrivere letteratura rosa. Non perché la disprezzi, ma perché ritengo che nei romanzi che io e Loredana abbiamo pubblicato la storia d'amore non sia mai la parte più importante della storia. Eppure è capitato, e sono state donne a farlo, che siano stati liquidati come romanzi sentimentali due romanzi storici (uno sull'immigrazione italiana a New York nel 1920 e uno sull'occupazione alleata diRoma nel 1944) sui quali avevamo profuso uno sforzo di documentazione e approfondimento enorme. Tu non li hai letti, ma magari hai letto Vita della Mazzucco o Canale Mussolini di Pennacchi. Ebbene li definiresti mai romanzi sentimentali? Immagino di no, sebbene contengano splendide storie d'amore. No, soprattutto perché hanno vinto fior di premi e quindi sarebbe riduttivo. La cosa strana è che scriviamo romanzi sentimentali per alcune lettrici, mentre ai lettori non è mai venuto in mente.
[SM=g20552]



forse sarebbe opportuno distinguere il genere sentimentale da quello più strettamente rosa. Di romanzi sentimentali ne sono stati scritti di bellissimi, il primo che mi viene in mente è Un cuore arido di Cassola, incentrato tutto sulla protagonista che non riesce ad amare fino a quando non incontra l'uomo che riuscirà a renderla vulnerabile. Più sentimentale di così! Insisto nel sostenere che è tutta una questione di linguaggio. Il rosa lo vedo più come un insieme di stereotipi, come una specie di protocollo di espressioni languide da cui non si esce. Il sentimentale è un'analisi accurata delle emozioni

LauraZGCostantini
00venerdì 4 gennaio 2013 08:44
Un nuovo spunto di riflessione: Sara Bilotti
Sara Bilotti, scrittrice noir con all'attivo una raccolta di racconti, "Nella carne" afferma:

"In genere, un lettore maschio si aspetta che le scrittrici scrivano d’amore, siano meno efferate e abbiano uno stile meno incisivo. Naturalmente, come tutti i pregiudizi, anche questo nasce dall’ignoranza: se non hai mai letto un libro scritto da una donna, non sai di cosa parli.
Conosco addirittura scrittori che parlano con sufficienza delle donne che scrivono del Lato Oscuro. Come se il noir al femminile fosse una sorta di giochetto a cui vogliamo dedicarci per passare il tempo. Questi scrittori saranno già piuttosto inquieti, vista la percentuale di talenti al femminile che sta venendo fuori. Persino nei concorsi letterari si vede qualche nome in più, rispetto a quando i premi più importanti rappresentavano il Medioevo della parità dei sessi."

Che ne pensate? Siete d'accordo?
LFK
00venerdì 4 gennaio 2013 10:13
Re: Un nuovo spunto di riflessione: Sara Bilotti
LauraZGCostantini, 04/01/2013 08:44:

Sara Bilotti, scrittrice noir con all'attivo una raccolta di racconti, "Nella carne" afferma:

"In genere, un lettore maschio si aspetta che le scrittrici scrivano d’amore, siano meno efferate e abbiano uno stile meno incisivo. Naturalmente, come tutti i pregiudizi, anche questo nasce dall’ignoranza: se non hai mai letto un libro scritto da una donna, non sai di cosa parli.
Conosco addirittura scrittori che parlano con sufficienza delle donne che scrivono del Lato Oscuro. Come se il noir al femminile fosse una sorta di giochetto a cui vogliamo dedicarci per passare il tempo. Questi scrittori saranno già piuttosto inquieti, vista la percentuale di talenti al femminile che sta venendo fuori. Persino nei concorsi letterari si vede qualche nome in più, rispetto a quando i premi più importanti rappresentavano il Medioevo della parità dei sessi."

Che ne pensate? Siete d'accordo?




Laura, ormai credo che tu mi conosca. Nessuno dei noiristi maschi ha mai ucciso nessuno, e mai ha compiuto crimini efferati. Non vedo perché l'uomo debba scrivere in tema meglio della donna. Se tutti noi lettori capissimo che quando si legge si scorrono parole, e non la provenienza dell'autore (o autrice), allora avremmo una lettura più consapevole. Io compro libri a prescindere dal sesso dell'autore, credo di averlo già detto. E se anche fosse omosessuale, chi se ne frega?

Le donne hanno il solo difetto di saper scrivere d'amore, ma se si scrive bene, anche l'uomo può leggere una storia rosa.

A volte, purtroppo, noi maschietti siamo daltonici letterariamente...
cattleja
00venerdì 4 gennaio 2013 10:50
Re: Un nuovo spunto di riflessione: Sara Bilotti
LauraZGCostantini, 04/01/2013 08:44:

Sara Bilotti, scrittrice noir con all'attivo una raccolta di racconti, "Nella carne" afferma:

"In genere, un lettore maschio si aspetta che le scrittrici scrivano d’amore, siano meno efferate e abbiano uno stile meno incisivo. Naturalmente, come tutti i pregiudizi, anche questo nasce dall’ignoranza: se non hai mai letto un libro scritto da una donna, non sai di cosa parli.
Conosco addirittura scrittori che parlano con sufficienza delle donne che scrivono del Lato Oscuro. Come se il noir al femminile fosse una sorta di giochetto a cui vogliamo dedicarci per passare il tempo. Questi scrittori saranno già piuttosto inquieti, vista la percentuale di talenti al femminile che sta venendo fuori. Persino nei concorsi letterari si vede qualche nome in più, rispetto a quando i premi più importanti rappresentavano il Medioevo della parità dei sessi."

Che ne pensate? Siete d'accordo?


Non posso risponderti più di tanto perchè non faccio follie per il noir, nè maschile nè femminile, però in effetti, da quel poco che ho letto, raccontini sparsi qua e là, di autrici più o meno famose, specie le contemporanee, sembrano voler forzare una natura non nelle loro corde più spontanee quando parlano di splatter o di crudezze varie e il risultato è spesso una forzatura che personalmente mi dà non poco sui nervi, si sente l'artificio lontano un miglio, un po' come certe recite teatrali di attori principianti

LFK
00venerdì 4 gennaio 2013 12:48
Re: Re: Un nuovo spunto di riflessione: Sara Bilotti
cattleja, 04/01/2013 10:50:


Non posso risponderti più di tanto perchè non faccio follie per il noir, nè maschile nè femminile, però in effetti, da quel poco che ho letto, raccontini sparsi qua e là, di autrici più o meno famose, specie le contemporanee, sembrano voler forzare una natura non nelle loro corde più spontanee quando parlano di splatter o di crudezze varie e il risultato è spesso una forzatura che personalmente mi dà non poco sui nervi, si sente l'artificio lontano un miglio, un po' come certe recite teatrali di attori principianti





La forzatura viene anche dai maschietti... il noir non è un genere facile, e non è da confondere con lo splatter...
cattleja
00venerdì 4 gennaio 2013 12:58
Re: Re: Re: Un nuovo spunto di riflessione: Sara Bilotti
LFK, 04/01/2013 12:48:




La forzatura viene anche dai maschietti... il noir non è un genere facile, e non è da confondere con lo splatter...




No, guarda, ci sono delle storie bellissime e terribili, ce n'era una che mi segnalò Cristiana scritta in occasione di un torneo da un tizio che si trova anche nella mia lista di Fb, adesso mi sfugge nome dell'autore e titolo, parlava di un uomo che convoca a mo' di sfida un carabiniere ad assistere all'assassinio della fidanzata, una specie del cittadino al di sopra di ogni sospetto. Bè, scritto con cruda e schietta semplicità, narrato dalla voce incredula del carabiniere, un piccolo capolavoro di noir. Non so.. noi donne abbiamo una visione più analitica che ci porta a scavare e a tirare più per le lunghe, è un fatto istintivo, l'uomo vede certe cose più in superficie e appunto per questo quando è spietato sorprende di più. Non saprei spiegarlo meglio
LFK
00venerdì 4 gennaio 2013 13:13
Re: Re: Re: Re: Un nuovo spunto di riflessione: Sara Bilotti
cattleja, 04/01/2013 12:58:




No, guarda, ci sono delle storie bellissime e terribili, ce n'era una che mi segnalò Cristiana scritta in occasione di un torneo da un tizio che si trova anche nella mia lista di Fb, adesso mi sfugge nome dell'autore e titolo, parlava di un uomo che convoca a mo' di sfida un carabiniere ad assistere all'assassinio della fidanzata, una specie del cittadino al di sopra di ogni sospetto. Bè, scritto con cruda e schietta semplicità, narrato dalla voce incredula del carabiniere, un piccolo capolavoro di noir. Non so.. noi donne abbiamo una visione più analitica che ci porta a scavare e a tirare più per le lunghe, è un fatto istintivo, l'uomo vede certe cose più in superficie e appunto per questo quando è spietato sorprende di più. Non saprei spiegarlo meglio




Se vuoi dire che noi maschietti siamo superficiali, sto giusto richiedendo la tua bannazione dal forum... ahahahha... scherzo...

Forse è proprio in quello che il noir è un genere maschile: non le emozioni, ma i fatti, i pensieri cattivi, il nero dell'anima. Mentre la donna vede il rosa della stessa. Ma io credo di essre un caso a parte... ho il rosa e il nero, e li fondo in un corgiolo di sfumature che non sono ne' uno ne' l'altro... un vantaggio? Io lo vedo come un limite... non sono mai niente, ma sono sempre qualcosa...
cattleja
00venerdì 4 gennaio 2013 14:03
Re: Re: Re: Re: Re: Un nuovo spunto di riflessione: Sara Bilotti
LFK, 04/01/2013 13:13:




Se vuoi dire che noi maschietti siamo superficiali, sto giusto richiedendo la tua bannazione dal forum... ahahahha... scherzo...

Forse è proprio in quello che il noir è un genere maschile: non le emozioni, ma i fatti, i pensieri cattivi, il nero dell'anima. Mentre la donna vede il rosa della stessa. Ma io credo di essre un caso a parte... ho il rosa e il nero, e li fondo in un corgiolo di sfumature che non sono ne' uno ne' l'altro... un vantaggio? Io lo vedo come un limite... non sono mai niente, ma sono sempre qualcosa...



Non è che l'uomo sia più superficiale (cerco di salvare capra e cavoli:-), è che l'uomo riesce a mantenere quel tipico e innocente sguardo spietato dei bambini, non so in che modo, ma in certe storie noir scritte da uomoni a volte ci ritrovo dell'innocenza, torno sempre a citare Simenon, quando descrive certe sue situazioni terribili riesce sempre a mantenere uno sguardo distaccato e in qualche modo candido. Cose che a noi donne non riescono altrettanto bene perchè abbiamo connaturata la tendenza ad andare al di là dei fatti apparenti

LFK
00venerdì 4 gennaio 2013 14:42
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Un nuovo spunto di riflessione: Sara Bilotti
cattleja, 04/01/2013 14:03:



Non è che l'uomo sia più superficiale (cerco di salvare capra e cavoli:-), è che l'uomo riesce a mantenere quel tipico e innocente sguardo spietato dei bambini, non so in che modo, ma in certe storie noir scritte da uomoni a volte ci ritrovo dell'innocenza, torno sempre a citare Simenon, quando descrive certe sue situazioni terribili riesce sempre a mantenere uno sguardo distaccato e in qualche modo candido. Cose che a noi donne non riescono altrettanto bene perchè abbiamo connaturata la tendenza ad andare al di là dei fatti apparenti




non credo di capire cosa tu dica... ma in qualche frangente mi rispecchio, soprattutto nel Simenon citato... forse hai ragione, gli unici capaci di restare bambini, siamo noi maschi... e con quegli occhi vediamo il mondo... ma forse... [SM=g20546]
Francesca.De Logu
00sabato 5 gennaio 2013 22:05
Ciao a tutti, sono appena arrivata sul forum e bazzicavo intorno per dare un'occhiata... Mi piace questa conversazione perchè proprio in questi giorni mi interrogavo sullo scrivere "maschile" o "femminile"...
Ho appena finito di leggere "Nei mari estremi" di Lalla Romano, e lei mi sembra così spietatamente meravigliosa, asciutta come immagino dovrebbe essere una scrittura maschile. Quasi "scientifica". Poi penso alla dolcezza di Hesse, magari... E quindi, qual è la distinzione da fare? forse nessuna... Forse si parte da quel punto remoto che prelude alla creazione pura per scoprire che non ha sesso (un androgino?), forse un lavoro ben fatto, lungo gli anni, porta a una maturità che prescinde dalla distinzione di genere? :) quante domande...
LFK
00domenica 6 gennaio 2013 07:17
Re:
Francesca.De Logu, 05/01/2013 22:05:

Ciao a tutti, sono appena arrivata sul forum e bazzicavo intorno per dare un'occhiata... Mi piace questa conversazione perchè proprio in questi giorni mi interrogavo sullo scrivere "maschile" o "femminile"...
Ho appena finito di leggere "Nei mari estremi" di Lalla Romano, e lei mi sembra così spietatamente meravigliosa, asciutta come immagino dovrebbe essere una scrittura maschile. Quasi "scientifica". Poi penso alla dolcezza di Hesse, magari... E quindi, qual è la distinzione da fare? forse nessuna... Forse si parte da quel punto remoto che prelude alla creazione pura per scoprire che non ha sesso (un androgino?), forse un lavoro ben fatto, lungo gli anni, porta a una maturità che prescinde dalla distinzione di genere? :) quante domande...



Sì, ecco... la bella scrittura non ha sesso, e non ha bisogno di averlo...
Francesca.De Logu
00domenica 6 gennaio 2013 10:55
Ecco, infatti. E poi la donna, come in tanti altri ambiti, è stata "ascoltata" da un tempo relativamente breve. Forse nei secoli ha covato in sè una maniera diversa, quella che nasce dal silenzio e dalla chiusura "forzata". Ma senza mai generalizzare. In ogni caso, un libro scritto bene resta un libro scritto bene...
cattleja
00domenica 6 gennaio 2013 15:24
Re:
Francesca.De Logu, 06/01/2013 10:55:

Ecco, infatti. E poi la donna, come in tanti altri ambiti, è stata "ascoltata" da un tempo relativamente breve. Forse nei secoli ha covato in sè una maniera diversa, quella che nasce dal silenzio e dalla chiusura "forzata". Ma senza mai generalizzare. In ogni caso, un libro scritto bene resta un libro scritto bene...



ma infatti non parlavamo di scrittura in senso lato, ma di generi più nelle corde di un sesso piuttosto che dell'altro, mi sembra che nel noir le donne non eccellano in maniera particolare
LauraZGCostantini
00domenica 6 gennaio 2013 16:24
Vorrei portare alla vostra attenzione la scrittura di Agosta Kristof, una donna che mantiene uno sguardo non freddo, ma gelido, non distaccato, ma alieno sulle brutture umane. Non sono d'accordo con Cattleja per quanto riguarda i limiti del noir femminile. E vi assicuro che Sara Bilotti, di cui ho citato la risposta, stordisce il lettore con uno sguardo sul male che ritengo assolutamente originale. [SM=g7340]
Francesca.De Logu
00domenica 6 gennaio 2013 17:20
Sì, chiedo scusa, mi sono infilata nella discussione portando una riflessione mia generale, di questi giorni, senza entrare nello specifico delle vostre argomentazioni. Immagino che sì, si possa parlare di generi letterari che meglio si adattano al sesso di chi racconta, con le dovute eccezioni, per fortuna. Spesso mi chiedo come sarebbe stato il mondo se le donne fossero state dominanti dagli albori, e come si sarebbe sviluppato il discorso culturale in generale. Perchè infine ho l'impressione che la donna stia recuperando da pochissimo la propria "modalità autentica", che ancora ci sia tanto da scoprire nel femminile che ritrova ed espone se stesso. Forse avremo anni sempre più fertili in questo senso, lo spero...
Salve Laura, grazie per l'indicazione :)
cattleja
00domenica 6 gennaio 2013 17:36
Re:
LauraZGCostantini, 06/01/2013 16:24:

Vorrei portare alla vostra attenzione la scrittura di Agosta Kristof, una donna che mantiene uno sguardo non freddo, ma gelido, non distaccato, ma alieno sulle brutture umane. Non sono d'accordo con Cattleja per quanto riguarda i limiti del noir femminile. E vi assicuro che Sara Bilotti, di cui ho citato la risposta, stordisce il lettore con uno sguardo sul male che ritengo assolutamente originale. [SM=g7340]



non ho in mente tutto questo campionario femminile sul genere, ma va detto anche che io non ne sono una grande appassionata, anzi direi quasi che lo snobbo abbastanza
LFK
00lunedì 7 gennaio 2013 06:12
Re: Re:
cattleja, 06/01/2013 17:36:



non ho in mente tutto questo campionario femminile sul genere, ma va detto anche che io non ne sono una grande appassionata, anzi direi quasi che lo snobbo abbastanza




Giusto a caso, ma forse non a caso, ho letto ieri di una certa Camilla Lackberg, scrittrice svedese, guardacaso di Noir. Nell'intervista spiega come mai in Svezia si scrive tanto noir, e la sua spiegazione secondo me va tenuta da conto nel contesto di questa discussione.
Domanda: "Cosa rende voi svedesi scrittori di gialli, così popolari e letti?"
Risposta: "Nelle lunghe e fredde notti dei paesi nordici, credo che il crimine faccia sempre meditare più profondamente sui rapporti umani, perché il novanta per cento degli omicidi ha a che fare con il loro deterioramento..."

Questo spiega come non ci siano differenze di sesso, secondo me, ma più di ambiente.

Altra domanda: "Tra scrittori e scrittrici di gialli, secondo lei, esistono delle differenze strutturali?"

Risposta: "Generalizzando un po', e senza con ciò affermare che le scrittrici siano più brave degli scrittori, penso che le donne siano più brave nel descrivere i dettagli della vita di ogni giorno, perché raccontano come siamo, mentre gli uomini scrivono di come vorrebbero essere."

E in questa risposta la spiegazione che forse Laura cercava, e che in gran parte condivido. L'uomo scrive di come la sua vita dovrebbe essere, nel contesto del suo romanzo...
cattleja
00lunedì 7 gennaio 2013 10:16
Camilla Lackberg è una buona autrice di thriller, di lei ho letto l'ottimo La principessa di ghiaccio, ma definirla noir sarebbe esagerato perchè presenta delle scene piuttosto soft, scende poco nei particolari e punta tutto sull'intreccio, sarebbe come dire che Carofiglio o Camilleri sono autori noir. Almeno per come lo intendo, ho senpre capito che il noir è il giallo condito di particolari raccapriccianti e inquietanti, o no?
LFK
00lunedì 7 gennaio 2013 10:37
Re:
cattleja, 07/01/2013 10:16:

Camilla Lackberg è una buona autrice di thriller, di lei ho letto l'ottimo La principessa di ghiaccio, ma definirla noir sarebbe esagerato perchè presenta delle scene piuttosto soft, scende poco nei particolari e punta tutto sull'intreccio, sarebbe come dire che Carofiglio o Camilleri sono autori noir. Almeno per come lo intendo, ho senpre capito che il noir è il giallo condito di particolari raccapriccianti e inquietanti, o no?




Non necessariamente, in quel caso penso si parli più di... aspe', come si chiama? Hard boiled...

Il noir, dal mio punto di vista, è molto più psicologico...
LFK
00lunedì 7 gennaio 2013 10:38
Re: Re:
LFK, 07/01/2013 10:37:




Non necessariamente, in quel caso penso si parli più di... aspe', come si chiama? Hard boiled...

Il noir, dal mio punto di vista, è molto più psicologico...




PS: Canmilleri è molto amato dai noiristi, anche se scrive gialli... ma sono gialli psicologici... e tra l'altro piace molto anche a me...
LauraZGCostantini
00lunedì 14 gennaio 2013 08:56
Un nuovo spunto per allargare il discorso
Sono molte le donne che raccontano di aver cominciato a scrivere fin dalla più tenera età. E di averne ricavato gioie ma anche dolori per essere state bollate, dai coetanei di ambo i generi, come "strane" o secchione. A voi è capitato?
LFK
00lunedì 14 gennaio 2013 09:29
Re: Un nuovo spunto per allargare il discorso
LauraZGCostantini, 14/01/2013 08:56:

Sono molte le donne che raccontano di aver cominciato a scrivere fin dalla più tenera età. E di averne ricavato gioie ma anche dolori per essere state bollate, dai coetanei di ambo i generi, come "strane" o secchione. A voi è capitato?




No, ma non sono una donna. Quando scrivevo in giovane età (parlo di 15, forse 16 anni) erano canzoni e per i miei amici ero un piccolo mito, visto che poi il gruppo le riproponeva alle feste in piazza... credo che, più del sesso di chi scrive, importi cosa si scrive. Se io a quell'età, avessi scritto romanzi, mi avrebbero forse emarginato. Ma se qualche mia amica avesse scritto canzoni, sarebbe stata comunque un mito. Ma parlo degli anni novanta, oggi non so come sarebbe...
Francesca.De Logu
00lunedì 14 gennaio 2013 09:48
A me sì.. ma ero considerata un pò "strana" in generale perchè il mio sguardo andava troppo a fondo e questo spaventava.. Anche me. Cominciai, come tutte penso, con il diario. Alle medie la professoressa di italiano volle leggere un mio tema, argomento era "la fantasia", alla classe. Caddi dalle nuvole, per me era normale esprimere certe cose, ma era considerato inusuale, e mi dicevano "come hai fatto?". Alle superiori ricostruivo Petrarca e Cecco Angiolieri con linguaggio comune, scrivevo enormi fesserie, e le mie compagne ridevano e ridevano.. Poi anni di diario, ancora, per necessità. Per non annegare in me stessa. Ma dentro di me, da quando ero bambina, ho sempre "raccontato"... Ora mi sembra davvero che sia stato un salvataggio continuo, da un mare che non si faceva conoscere, ma la causa ero soltanto io...
LFK
00lunedì 14 gennaio 2013 09:55
Re:
Francesca.De Logu, 14/01/2013 09:48:

A me sì.. ma ero considerata un pò "strana" in generale perchè il mio sguardo andava troppo a fondo e questo spaventava.. Anche me. Cominciai, come tutte penso, con il diario. Alle medie la professoressa di italiano volle leggere un mio tema, argomento era "la fantasia", alla classe. Caddi dalle nuvole, per me era normale esprimere certe cose, ma era considerato inusuale, e mi dicevano "come hai fatto?". Alle superiori ricostruivo Petrarca e Cecco Angiolieri con linguaggio comune, scrivevo enormi fesserie, e le mie compagne ridevano e ridevano.. Poi anni di diario, ancora, per necessità. Per non annegare in me stessa. Ma dentro di me, da quando ero bambina, ho sempre "raccontato"... Ora mi sembra davvero che sia stato un salvataggio continuo, da un mare che non si faceva conoscere, ma la causa ero soltanto io...




Credo che l'annegare elle proprie riflessioni, sia un galleggiare nel mare del nulla che anima, oggi come oggi (e aprlando di me, ieri come ieri), molti adolescenti...
cattleja
00lunedì 14 gennaio 2013 10:43
Non ho mai capito se i ragazzini che scrivono lo fanno per reagire a un mondo da cui non si sentono accolti, oppure siccome scrivono, alla fine perdono i contatti con la realtà. (Scusate, ma ci stiamo addentrando nel mio argomento di tesi finale del corso di naturopatia e ne approfitto per approfondire l'argomento scrittura terapeutica). Non so se scrivere da piccoli costituisca una specie di sollievo da un mondo angoscioso e, siccome narrare è ricrearsi un mondo a propria immagine, se già da bambini si avverte questa esigenza vuol dire che si vive in un mondo che non si sopporta e allora ci si dà da fare per crearne uno più accettabile. Potrebbe essere questa la ragione per cui certi bambini scrivono storie già a 6-7 anni?
Sì, anche io faccio parte della parrocchia, scrivevo già storielle, più che altro favole, a 9-10 anni, non prima di quella età, dovrei fare un attimo mente locale per capire cosa è successo in quel periodo.
LFK
00lunedì 14 gennaio 2013 11:36
Re:
cattleja, 14/01/2013 10:43:

Non ho mai capito se i ragazzini che scrivono lo fanno per reagire a un mondo da cui non si sentono accolti, oppure siccome scrivono, alla fine perdono i contatti con la realtà. (Scusate, ma ci stiamo addentrando nel mio argomento di tesi finale del corso di naturopatia e ne approfitto per approfondire l'argomento scrittura terapeutica). Non so se scrivere da piccoli costituisca una specie di sollievo da un mondo angoscioso e, siccome narrare è ricrearsi un mondo a propria immagine, se già da bambini si avverte questa esigenza vuol dire che si vive in un mondo che non si sopporta e allora ci si dà da fare per crearne uno più accettabile. Potrebbe essere questa la ragione per cui certi bambini scrivono storie già a 6-7 anni?
Sì, anche io faccio parte della parrocchia, scrivevo già storielle, più che altro favole, a 9-10 anni, non prima di quella età, dovrei fare un attimo mente locale per capire cosa è successo in quel periodo.




Mio figlio ha tre anni e già inventa storie... ma credo che sia perché io le invento per lui... ora come ora non ha bisogno di scappare da niente, ma gli piace la fantasia. Credo che scrivere storie sia solo vivere ciò che si scrive: un mondo diverso, ma non perfetto, che ci allontani da quel marasma in cui siamo costretti a vivere. [SM=g20551]
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