Le donne e la scrittura

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agrimensore g
00lunedì 14 gennaio 2013 13:37
Non credo che scrivere in giovane età sia una questione di genere femminile o maschile. Anche a me è capitato. A 10 anni circa un racconto che voleva essere comico, a 16/17 il primo giallo. Lo scrissi su una macchina da scrivere e mandai via posta i fogli, neanche rilegati, bensì tenuti da un elastico dentro un raccoglitore, a un'unica casa editrice: la Mondadori!!!! :-).
Com'ero fiducioso...
Ma l'ingenuità non finiva qui. Addirittura avevo messo un titolo pretenzioso in latino!!!! S'intitolava "In interiore homine" ove davo per scontato che il lettore avrebbe dovuto sapere che la citazione finiva con "habitat veritas".
LFK
00lunedì 14 gennaio 2013 13:44
Re:
agrimensore g, 14/01/2013 13:37:

Non credo che scrivere in giovane età sia una questione di genere femminile o maschile. Anche a me è capitato. A 10 anni circa un racconto che voleva essere comico, a 16/17 il primo giallo. Lo scrissi su una macchina da scrivere e mandai via posta i fogli, neanche rilegati, bensì tenuti da un elastico dentro un raccoglitore, a un'unica casa editrice: la Mondadori!!!! :-).
Com'ero fiducioso...
Ma l'ingenuità non finiva qui. Addirittura avevo messo un titolo pretenzioso in latino!!!! S'intitolava "In interiore homine" ove davo per scontato che il lettore avrebbe dovuto sapere che la citazione finiva con "habitat veritas".




Ti hanno scartato solo per questo...
cattleja
00lunedì 14 gennaio 2013 14:02
Re:
agrimensore g, 14/01/2013 13:37:

Non credo che scrivere in giovane età sia una questione di genere femminile o maschile. Anche a me è capitato. A 10 anni circa un racconto che voleva essere comico, a 16/17 il primo giallo. Lo scrissi su una macchina da scrivere e mandai via posta i fogli, neanche rilegati, bensì tenuti da un elastico dentro un raccoglitore, a un'unica casa editrice: la Mondadori!!!! :-).
Com'ero fiducioso...
Ma l'ingenuità non finiva qui. Addirittura avevo messo un titolo pretenzioso in latino!!!! S'intitolava "In interiore homine" ove davo per scontato che il lettore avrebbe dovuto sapere che la citazione finiva con "habitat veritas".



il fatto è che fino a una ventina di anni fa non è che ci fossero tutte queste case editrici e ancora non era uscito quel maledetto numero di Wimbledon con la fatidica frase "volete pubblicare? pagate!"
E' stato da allora che si sono moltiplicate peggio delle verruche tutte le editrici EAP, proprio in omaggio a quella bella frase che vorrei sapere da quale genio è stata concepita
Francesca.De Logu
00lunedì 14 gennaio 2013 14:06
Re: Re:
LFK, 14/01/2013 09:55:




Credo che l'annegare elle proprie riflessioni, sia un galleggiare nel mare del nulla che anima, oggi come oggi (e aprlando di me, ieri come ieri), molti adolescenti...




Sono d'accordo con te Luca... e, aggiungo, ahimè.. Qui la questione è sottile e anche grave, se ne potrebbe parlare per giorni..
Da bimbi e un pò più tardi si possiede quella capacità di esprimersi spontaneamente, c'è chi scrive storielle, chi disegna, chi inventa dei giochi con poche risorse (ricordo con nostalgia le torte di fango ...:) ).. Ma adesso mi sembra che tutto questo si stia progressivamente perdendo.. Complici gli stimoli sparati a velocità pazzesche, i mezzi sempre più fantasiosi (informatici perlopiù, che non voglio comunque demonizzare.. anzi) che tolgono lo spazio all'iniziativa personale, alla creatività. Un vero "mare di nulla" ,perchè si asciuga, e i pesci muoiono...

Un'altro aspetto, sempre esistito, è la paura di sembrare "diversi", nel momento in cui si segue, soprattutto nell'età dell'adolescenza "omologante", quell'impulso al creare , al dare forma, che in alcuni è neccessità. E l'omologazione totalizzante, lo sappiamo, è una delle grandi bestie nere di questo momento storico..


Francesca.De Logu
00lunedì 14 gennaio 2013 14:09
Re:
cattleja, 14/01/2013 10:43:

Non ho mai capito se i ragazzini che scrivono lo fanno per reagire a un mondo da cui non si sentono accolti, oppure siccome scrivono, alla fine perdono i contatti con la realtà. (Scusate, ma ci stiamo addentrando nel mio argomento di tesi finale del corso di naturopatia e ne approfitto per approfondire l'argomento scrittura terapeutica). Non so se scrivere da piccoli costituisca una specie di sollievo da un mondo angoscioso e, siccome narrare è ricrearsi un mondo a propria immagine, se già da bambini si avverte questa esigenza vuol dire che si vive in un mondo che non si sopporta e allora ci si dà da fare per crearne uno più accettabile. Potrebbe essere questa la ragione per cui certi bambini scrivono storie già a 6-7 anni?
Sì, anche io faccio parte della parrocchia, scrivevo già storielle, più che altro favole, a 9-10 anni, non prima di quella età, dovrei fare un attimo mente locale per capire cosa è successo in quel periodo.


Non so..Come dicevo a Luca, forse non solo è una fuga da una realtà poco accettabile, ma, penso, anche un'esigenza intrinseca che nasce con noi, bella, vitale, da sviluppare.. Poi prende un determinato colore a seconda del contesto soggettivo..


LFK
00lunedì 14 gennaio 2013 14:11
Re: Re: Re:
Francesca.De Logu, 14/01/2013 14:06:




Sono d'accordo con te Luca... e, aggiungo, ahimè.. Qui la questione è sottile e anche grave, se ne potrebbe parlare per giorni..
Da bimbi e un pò più tardi si possiede quella capacità di esprimersi spontaneamente, c'è chi scrive storielle, chi disegna, chi inventa dei giochi con poche risorse (ricordo con nostalgia le torte di fango ...:) ).. Ma adesso mi sembra che tutto questo si stia progressivamente perdendo.. Complici gli stimoli sparati a velocità pazzesche, i mezzi sempre più fantasiosi (informatici perlopiù, che non voglio comunque demonizzare.. anzi) che tolgono lo spazio all'iniziativa personale, alla creatività. Un vero "mare di nulla" ,perchè si asciuga, e i pesci muoiono...

Un'altro aspetto, sempre esistito, è la paura di sembrare "diversi", nel momento in cui si segue, soprattutto nell'età dell'adolescenza "omologante", quell'impulso al creare , al dare forma, che in alcuni è neccessità. E l'omologazione totalizzante, lo sappiamo, è una delle grandi bestie nere di questo momento storico..






Mio figlio crea con me. Gli piace andare oltre il semplice uso del gioco, che è gioco solo quando può essere mezzo per dargli voce. Ho un racconto che tratta in parte il ruolo del gioco semplice, in cui narro come il gioco stesso sia figlio e non padre del divertimento. I bambini crescono, e devono farlo con la fantasia ancora viva, senza lasciarsi omogeneizzare nel frullatore dei luoghi comuni. Spero di farlo capire a lui, con tutta la libertà che so dargli. E quella che lui sa dare a me...
Francesca.De Logu
00lunedì 14 gennaio 2013 14:28
Re: Re: Re: Re:
LFK, 14/01/2013 14:11:




Mio figlio crea con me. Gli piace andare oltre il semplice uso del gioco, che è gioco solo quando può essere mezzo per dargli voce. Ho un racconto che tratta in parte il ruolo del gioco semplice, in cui narro come il gioco stesso sia figlio e non padre del divertimento. I bambini crescono, e devono farlo con la fantasia ancora viva, senza lasciarsi omogeneizzare nel frullatore dei luoghi comuni. Spero di farlo capire a lui, con tutta la libertà che so dargli. E quella che lui sa dare a me...


Tuo figlio è fortunato Luca, ad avere un padre come te, con questo tipo di preparazione e sensibilità.
Spesso si vedono situazioni talmente frustranti e genitori che sono costretti a mollare i figli davanti alla tv e alla P.Station per una serie di motivi.. A volte mi dico anche che alcuni genitori hanno paura di essere genitori, hanno dimenticato il ruolo, la guida dolce e allo stesso tempo ferma... ma come si può biasimarli? è tutta una catena...

(il racconto è qui sul forum?)
LauraZGCostantini
00lunedì 14 gennaio 2013 19:26
Re: Re: Re:
Francesca.De Logu, 14/01/2013 14:06:




Sono d'accordo con te Luca... e, aggiungo, ahimè.. Qui la questione è sottile e anche grave, se ne potrebbe parlare per giorni..
Da bimbi e un pò più tardi si possiede quella capacità di esprimersi spontaneamente, c'è chi scrive storielle, chi disegna, chi inventa dei giochi con poche risorse (ricordo con nostalgia le torte di fango ...:) ).. Ma adesso mi sembra che tutto questo si stia progressivamente perdendo.. Complici gli stimoli sparati a velocità pazzesche, i mezzi sempre più fantasiosi (informatici perlopiù, che non voglio comunque demonizzare.. anzi) che tolgono lo spazio all'iniziativa personale, alla creatività. Un vero "mare di nulla" ,perchè si asciuga, e i pesci muoiono...

Un'altro aspetto, sempre esistito, è la paura di sembrare "diversi", nel momento in cui si segue, soprattutto nell'età dell'adolescenza "omologante", quell'impulso al creare , al dare forma, che in alcuni è neccessità. E l'omologazione totalizzante, lo sappiamo, è una delle grandi bestie nere di questo momento storico..





Ecco, sembrare diversi. Forse semplicemente esserlo. Io lo ero. Scrivevo da quando avevo otto anni e la cosa mi ha decisamente emarginata, almeno fino al liceo quando ebbi la fortuna di incontrare Loredana, la mia socia di scrittura, e una classe che si entusiasmò nel vedersi inserita in un ingenuo romanzo di fantascienza. Tutti su un'astronave alla conquista dell'universo. [SM=g20545]


LFK
00martedì 15 gennaio 2013 08:35
Re: Re: Re: Re: Re:
Francesca.De Logu, 14/01/2013 14:28:


(il racconto è qui sul forum?)




No, è stato mandato a un concorso, qua non l'ho mai messo...

Laura, io del voler sembrare diverso non ho mai fatto mistero, lo ero e in gran parte lo sono ancora. Ma è proprio un mio modo d'essere... non posso farci nulla. [SM=g20543]
Francesca.De Logu
00martedì 15 gennaio 2013 09:39
Re: Re: Re: Re:
LauraZGCostantini, 14/01/2013 19:26:



Ecco, sembrare diversi. Forse semplicemente esserlo. Io lo ero. Scrivevo da quando avevo otto anni e la cosa mi ha decisamente emarginata, almeno fino al liceo quando ebbi la fortuna di incontrare Loredana, la mia socia di scrittura, e una classe che si entusiasmò nel vedersi inserita in un ingenuo romanzo di fantascienza. Tutti su un'astronave alla conquista dell'universo. [SM=g20545]





Senz'altro ci sono persone che sono "diverse", perchè scelgono la propria urgenza interiore d'espressione (per me è un'urgenza, immagino anche per voi) alla piattezza comoda del gregge. Una scelta coraggiosa, che spesso ha un prezzo. Anch'io mi sentivo diversa, non solo per lo scrivere,ma per l'arte in genere, in particolare per la musica.(Ero all'epoca dei miei 17 anni, l'unica ragazza a suonare la chitarra elettrica in un mondo tutto maschile. Strana! per molti lo ero eccome...). [SM=g7497]
Per fortuna ha trovato un altro atomo Laura, e una piccola molecola, più forte della forza del singolo, si è formata.. Io arrivo in ritardo, ho sempre perso energie non scegliendo una sola direzione.. Errore fatale. Spero di rimediare ora.. [SM=g7268]


Francesca.De Logu
00martedì 15 gennaio 2013 09:40
Ho scritto "ha trovato", volevo dire "hai trovato" :)
Francesca.De Logu
00martedì 15 gennaio 2013 16:03
Riflettevo ancora sulla questione della "diversità", del salvarsi creando(scrivendo, nel nostro caso), della speciale posizione della donna in questo senso. È davvero speciale?
Ho pensato ad Anais Nin, che dello scrivere aveva fatto un'ancora di salvezza. Ecco... mi sembra emblematica la sua figura. Da sempre sofferente per l'abbandono della sua famiglia d'origine da parte del padre, forse persa nell'insicurezza del non essere riconosciuta, "confermata", dell'essere appunto "lasciata" a se stessa. "Fermava" tutto con la scrittura, nei suoi famosi diari, e divenne poi scrittrice di professione. Espose se stessa, nuda e cruda, nella scrittura. Penso che si debba molto ad artiste come lei. Che si sono raccontate pagando
un prezzo alto e spezzando molte catene, spianando una strada.
Ha toccato degli estremi, certo. Direi che si è "spolpata" in nome dell'autoaffermazione. Mi son detta allora: c'è molta sincerità nella donna che scrive, la donna ha bisogno di svelarsi, di togliere strati di molte cose. La donna ha bisogno anche di questo tipo di lavoro, ma anche l'uomo suppongo, ha delle "armature", dei puntelli non indifferenti. Non penso che l'uomo sia più libero, ha il suo bel fardello, anch'esso pesante. Nel dover essere, ad esempio, sempre all'altezza di una situazione, già esposto, a tenere sulle spalle il peso del suo ruolo, a dover essere "forte" e primeggiare sempre e comunque...
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