00 09/11/2012 11:43
Raymond Queneau
Probabilmente lo conoscete, perché si tratta di uno dei libri più originali di sempre.

La è molto semplice (fonte wikipedia):
"Verso mezzogiorno, su un autobus affollato, un uomo si lamenta con chi lo spinge di continuo e, appena trovato un posto libero, lo occupa. Il narratore, due ore dopo, lo rivede da un'altra parte con un amico, che gli dice di far mettere un bottone sulla sciancratura del soprabito."

Bella, eh? Avvincente, penetrante, eccetera.
Come sviluppa Queneau questa banalissima vicenda?
Semplicemente raccontandola in 99 (novantanove) modi diversi, utilizzando non solo stili letterari, ma anche matematici, di cucina, scientifici e chi più ne ha più ne metta.
L'esito è esilarante, ma è anche illuminante, perché esplora le innumerevoli possibilità che un narratore ha a disposizione per raccontare qualcosa.
Lessi questo testo a scuola molti anni fa e fui addirittura portato a una rappresentazione teatrale, che però riduceva enormemente gli stili narrativi, adattandoli alla pièce teatrale.
Inutile dire che anche la riduzione da palcoscenico è stata straordinaria.

Il testo originale è ovviamente in francese e a lungo si pensò che fosse intraducibile. Fortunatamente noi avevamo un altro genio letterario da queste parti, nella persona di Umberto Eco, il quale praticamente riscrisse l'opera adattandola al nostro contesto letterario e grammaticale con esiti sorprendenti.

Se non l'avete ancora fatto, vi invito a leggerlo. Non ci vuole molto, è divertente e soprattutto è istruttivo. Quante volte, dovendo spiegare una situazione, sono ricorso col pensiero a questo testo, che mi ha dimostrato più e più volte che è possibile cambiare il proprio registro narrativo in qualsiasi momento.


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Quelli che scrivono con le k oppure tolgono le vocali qua e la li vedo un po’ come chi esce dal bagno senza tirare l’acqua.
Certo, hai risparmiato tempo e tutto, ma fai schifo al cazzo.