00 25/11/2008 11:31
Presentazione del 15.11 - mie impressioni a freddo


A San Gimignano, nella cornice dove sono (quasi) nata, cresciuta, sviluppata, dove ho vissuto il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, ho presentato sabato 15 novembre il mio primo romanzo edito La cantatrice muta.
Devo dire che è stata forse fra le tre, la presentazione più emozionante e anche un po’ imbarazzante. Perché?
Perché il mio pubblico era composto – a parte mio padre, mia madre, mia zia e il mio compagno - per lo più da persone conosciute più o meno, forse più meno che più, ma comunque persone che conoscono la mia famiglia fino alla quarta generazione, almeno i più anziani, e sanno della bisnonna figlia illegittima di un americano di passaggio, o del nonno che aveva perso la memoria durante la Grande Guerra. Insomma, una bella responsabilità. Vecchi amici di comitiva, ormai genitori o nonni, e anche conoscenti e mezzi parenti. Un conto è la grande città dove sparisci, ti fondi con l’arredo urbano e chi s’è visto s’è visto, un conto è il paesotto, dove bene o male non ci si perde mai di vista.
Una paura birbona di dire cavolate. E qualche scemenza mi sa che l’ho detta. Mia madre mi ha subito rimproverato di aver ammesso che avrei voluto cambiare il finale. Io la considero una manifestazione di duttilità artistica, lei una forma di debolezza e volubilità. Ma dipende dai punti di vista, lo so bene e nessun campo come la scrittura è soggetto ai punti di vista.
Il pubblico non era stato addestrato per tempo a farmi domande, come è accaduto invece a Reggio Calabria, dove invece me ne hanno fatte di molto mirate e imbarazzanti. Qui, a parte una mia cara amica, che mi ha chiesto il perché di questo romanzo, le persone non sapevano cosa chiedermi e dopo ogni intervento un silenzio di piombo calava sulla sala. Ma l’organizzatrice mi ha assicurato che è quasi sempre così in tutte le presentazioni, dato che quasi nessuno ha ancora letto il libro.
Chi mi ha posto una domanda molto interessante, alla quale non avevo mai pensato prima, è stata la giornalista relatrice, Myriam Marrucci, mi ha chiesto perché Cantatrice e non cantante?
Di getto, senza pensarci nemmeno un secondo, e senza averci mai riflettuto, ma si vede che fa parte di me, come il nome di battesimo, le ho risposto che cantante è chi canta per passione, cantatrice chi, come la mia protagonista, lo fa per necessità. E questa cosa mi è piaciuta molto, perché ho capito meglio il significato intrinseco di questo mio personaggio, insomma, ne ho acquisito una nuova consapevolezza, quasi come se, paradossalmente, l’autore non finisca mai di imparare, anche dal libro che ha scritto lui stesso.
Poi l’organizzatrice, che è anche bibliotecaria, Graziella Giapponesi, si era molto incuriosita al nostro progetto di scrittura, e mi ha suggerito di dare un bello spazio al Fiae e a fine serata chi ha voluto, ha potuto assistere alla proiezione sullo schermo delle nostre attività, a cui ha assistito anche il Sindaco, mio amico di vecchia data.

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