00 05/06/2007 12:10
Dimenticavo la leggenda metropolitana...non ne conosco. Però un esempio classico potrebbe passare attraverso i buchi neri: il centro di un buco nero è un luogo in cui non si possono applicare le leggi della quantistica a causa della forza di gravità (che la quantistica non considera), così come non si possono applicare le leggi della relatività (che alla scala in esame, il raggio di Schwarzschild se non ricordo male ma insomma una dimensione troppo piccola, perde significato). Al di là delle previsioni che si sono fatte, un'interpretazione nota vuole che tutto ciò che precipita oltre il cosiddetto "orizzonte degli eventi" (una linea al di là della quale nessuna informazione/forma di energia/materia può tornare indietro) possa ritrovarsi a uscire in una regione dell'universo analoga a un buco nero, ma speculare (immagina due imbuti attaccati per il tubicino). In sostanza ciò che precipita in un buco nero (ti garantisco che non sarebbe un'esperienza piacevole) potrebbe, almeno in linea teorica, continuare ad esistere in una regione dello spazio tempo diversa, appunto un'altra area dell'universo. Non è un vero e proprio "universo parallelo" (defiizione che è più spesso associata alla "teoria dei molti mondi" che origina dalla quantistica) ma è abbastanza comprensibile come immagine mentale. Visto che ci sono approfondisco così vedo cosa mi ricordo..
Per quanto concerne "la teoria dei molti mondi", l'idea è che le particelle subatomiche sottostanno a una legge alquanto curiosa, o meglio a un principio (principio di indeterminazione) secondo cui è impossibile conoscere simultaneamente posizione e velocità di una particella. Questo, fa sì che nel determinare queste grandezze si ricorra a delle funzioni di probabilità: oi possiamo sapere in quale regione dello spazio è massima la probabilità di trovare la particella, ma non abbiamo modo di tabilirlo con certezza se non ricorrendo a un'osservazione "diretta". L'osservazione diretta fa si che le funzioni di probabilità "collassino": è un o' come se a occhi chiusi il tavolo che hai davanti potesse essere ovunque, e sai che è lì slo quando lo osservi (sembra una cosa stupida in questi termini, ma non le è affatto). Da qua consegue che fino a che non avvenuta l'osservazione, esistono tutte le configurazioni possibili (potenzialmente) che rappresentano appunto i "molti mondi". Esplicativo è l'esempio famoso del gatto condannato a morte (che copio e incollo da un sito a caso): finchè il comportamento di una particella è ignoto, tutto quello che essa può fare è autorizzata a farlo simultaneamente. Ogni possibilità è chiamata stato e poichè una particella può realizzare più stati si dice che essa si trova in una sovrapposizione di stati. Per meglio chiarire questo concetto, il grande fisico Erwin Schrödinger ha escogitato il seguente esempio, detto del gatto di Schrödinger. Immaginiamo di collocare un gatto in una scatola. Due stati sono possibili: il gatto è vivo o morto. Quando mettiamo il gatto nella scatola vediamo che è vivo, quindi non ci troviamo in una sovrapposizione di stati. Mettiamo assieme al gatto anche una fiala di cianuro nella scatola e chiudiamola. Ci troviamo così in uno stato di ignoranza poichè non sappiamo se il gatto ha urtato la fiala, rompendola, e quindi sia morto oppure se sia ancora in vita: dal punto di vista classico ci sentiremmo di dire che il gatto si trova in uno stato ben preciso, o vivo o morto, anche se non sappiamo quale, mentre dal punto di vista quantistico il gatto si trova in una sovrapposizione di stati, sia vivo che morto. L'incertezza permane solo nel periodo in cui l'oggetto è perso di vista; aprendo la scatola possiamo controllare lo stato del gatto: l'osservazione costringe l'oggetto in un unico stato.

..come vedi il tema è inesauribile......