00 18/01/2007 01:46

Ma, da regista, come ti "metti" quando il lavoro in scena ti offre una prospettiva possibile ma non prevista sul testo?



Ovviamente stravolgo e piego alle mie necessità [SM=g27828]
Scherzo. E' naturale che quando scegli un testo lo fai perchè c'è ua affinità, senti che può dire qualcosa, senti che "ti dice" qualcosa. Quindi cerchi di fargli esprimere quello. L'esempio che mi viene in mente è, per me, aver messo in scena il re muore di ionesco perchè rappresenta una visione del mondo che condivido, che mi ha emozionato, o che cmq ho rivisto in alcune mie idee. Non so se Ionesco, ad esempio, voleva parlare della morte, o della morte dell'uomo moderno, o chissà cosa. Io l'ho trovata una metafora molto potente ed ho cercato di dargli quel taglio.
Ecco, parliamo di teatro dell'assurdo, quindi conflitti irrisolti e "anarchici" ce ne sono a iosa. Però hanno un loro senso all'interno del tipo di sperimentazione... intendi; non me ne frega niente che il personaggio, per capirsi, sia bell'e fatto, perfettino con la sua logica robotica. Non è quest il punto. Può e deve avere i suoi "buchi". Però lo voglio plausibile.
Il teatro, ma tutta la narrativa, credo, si basano sulla causalità. Per quanto questo sia un attentato alla "sacra libertà" dell'ispirazione, dell'artista e di tutto quello che vuoi, la causalità regge i nostri racconti, i nostri personaggi, le nostre barzellette, persino i nostri pensieri. E' una modalità strutturale del pensiero. Una forma di logica.

Ora, di personaggi illogici se ne contano, ma alla fine non ti devi alzare mai dalla poltrona a chiederti "ma perchè ha fatto questo? che voleva dire?". Non deve succedere perchè altrimenti è mancata la comunicazione fra te e chi ti guarda, su questo penso siamo d'accordo. In questo senso il personaggio deve essere compiuto.
Poi, non è che io voglia sapere quando sia nato Otello e se alle elementari la maestra lo picchiava sulle nocche. Quelli sono flash personali che devono farsi gli attori. Devono costruire un background e io sono lì ad aiutarli. Quindi il "margine d'indeterminazione" esiste. Ma non può esistere nel testo.

Ultima precisazione: con questo non intendo che il testo sia univoco, come interpretazioni, perchè dello stesso testo si possono dare interpretazioni molteplici, anche molto distanti (intendo come attore) è solo che qualsiasi interpretazione si dia, essa è guidata al suo interno da una logica.

poi sono chiorbone (come dicono qui a Lucca) come un abruzzese..

Insomma, se poi mi stuzzichi sul teatro io divento logorroico... [SM=g27829]