00 18/01/2007 00:39
Re:

Scritto da: egaliga 18/01/2007 0.10

Non sarà proprio la non compiutezza a renderlo ancor più "teatralizzabile" (forse perché più "realistico")?



Non so. Ho una deformazione, o forse un limite. Credo che il personaggio debba essere "logico". E quindi Ramiro, mi sembra in parte illogico. Provo a spiegarmi. Quando si pensa a Otello, per scomodare grandi paragoni e perchè è un personaggio conosciuto da tutti, è un personaggio logico, che agisce secondo una logica condivisa più o meno da tutti gli spettatori. Una logica ferrea, direi, mirata a suscitare (credo) identificazione. Questo per un personaggio drammatico. Credo che la stessa cosa valga per un personaggio comico. Ma con una gestione del tempo diversa. La scrittura comica, e qui perdonatemi lo svagellìo di elucubrazioni personali, per me, deve avere un suo ritmo pittosto serrato. Deve sviare. Deve sorprendere, spiazzare. Far esplodere la risata.
E' una questione di tempi.
Buffo, mi sono accorto che ho scritto che il personaggio deve essere logico, mentre la sua gestione del tempo, dela battuta, deve essere illogico. In effetti, è quello che penso.
Quindi, per tornare a Ramiro (sempre che Fabio ne volesse trarre un personaggio comico e non tragico [SM=g27825]) il suo tono dipinge un personaggio che poi nl proseguo si confonde. Sembra un borgataro ma a volte ha delle locuzioni "nobili". Non si capisce, o meglio, non capisco, che cosa lo faccia agire così. E' uno sofgo qualsiasi o prima è successo qualcosa? Ha visto la DeFilppi alla tv ed è impazzito?

Mi è venuta in mente una cosa: Fabio, perchè non un Ramiro serio? Un personaggio cinico, convinto della sua misoginia, non arrabbiato. Non sono domande quelle che fa, ma risposte quelle che dà.
Non; chi li ha i coglioni, noi o loro? - ma - Loro non hanno i coglioni. Non se li possono permettere.

Boh, sono partito per la tengente, pardon...



O' che ti dispiaccia essere d'accordo con me?!



Sarà che la mia famiglia ha origini abruzzesi (Cansano, Sulmona), e mi pare che da qualche post/parte io abbia visto che vivi da quelle parti...




Ohoooo...abruzzesi origini?
Ecco donde deriva tua cotanta gentilezza d'animo e forza di spirito!!! [SM=g27828]

Vivo a L'Aquila, sì da "quelle parti", ma ho origini collinari...tanto perché gli aquilani mi diconoche "tanto io sono della costa!" [SM=g27828] [SM=g27828]

Non ho la tua stessa esperienza teatrale né tanto meno competenza, però, mi sono trovata in sintonia con l'idea drammaturgica del "conflitto irrisolto" di Alfio Petrini con cui ho fatto un corso di drammaturgia.
Il non risolto spesso parte proprio dai personaggi (o almeno questo è quel che mi è sembrato di capire della concezione di Petrini).
Non so se sia più facile immedesimarsi con un personaggio "definito" e coerente, piuttosto con un personaggio che nella sua incompiutezza prima o poi offre un appiglio di feeling anche con gli è apparentemente distante.
E questa è una mia "deformazione": l'incoerenza è la massima espressione dell'umanità.
Da un personaggio compiuto si finisce con l'aspettarsi quasi necessariamente il congruo epilogo, ancor prima che la storia finisca. Otello non poteva che fare quel che ha fatto, lo stesso dicasi per Amleto (la cui follia è di una coerenza da manuale...psicanalitico).

Ma, da regista, come ti "metti" quando il lavoro in scena ti offre una prospettiva possibile ma non prevista sul testo?