00 02/01/2007 15:34
Re:

Scritto da: egaliga 02/01/2007 15.07

bene, siamo d'accordo praticamente su tutto. Ed anche su come concludi. Se non che i torti stanno nel mezzo. O meglio, cerco di spiegarmi: una massa abituata al mezzo televisivo ha progressivamente abbandonato le sale, per i motivi che ci siamo messi a sottoineare. Ma il danno non è venuto solo da parte degli addetti del teatro, anche il pubblico fa la sua parte.
E' il solito cane che si morde la coda: è il pubblico che richiede, ad esempio, la Marini, le vallette a teatro? Chi guida le scelte delle stagioni? Siamo "noi" a dover educare la gente?
Sono ovviamente tutte domande da avvocato del diavolo. Ognuno si dà la risposta che preferisce.
Io, personalmente, credo che in questo esatto momento storico, stia intervenendo una sorta di overdose da immagine. Quindi credo in un ritorno del teatro alla sua funzione.

PS: mi spiegate come fare per mandarvi il testo? Mi sono iscritto alla lista yahoo... basta che invii una mail con l'allegato? [SM=g27833]
Mandate anche voi i vs. testi, davvero mi piacerebbe leggerli, commentarli, etc.



di torti nel mezzo è pieno tutto... come i panini, davvero.
Dalla mia penso che perseverare sia una bella cosa. Ma non saprei dirti perché, e soprattutto, visto che a dirtelo è una che ha sospeso ogni attività teatrale e scritturale da giugno scorso... insomma fa' una buona screma di quel che dico se cerchi coerenza, altrimenti prendi per buono che a dirtelo è comunque una persona che se potesse darebbe per il teatro anche il sangue oltre che il sudore...

Non so chi guidi la scelta delle stagioni. Qui da noi una grossa zampa ce l'ha il direttore artistico del TSA, e se confronto le stagioni degli ultimi anni con quelle che impostava Proietti quando a dirigere il TSA c'era lui...

Il teatro è secondo me una strana "bestia" artistica: nasce tra la gente e dalla gente, ma non può essere gestito come un prodotto commerciale al quale applicare le stesse regole del marketing che "governano" le vendite della Coca-Cola.
Se si fa questo, si finisce col "vendere" (bleah) teatro a chi beve coca-cola, in lattina e con la cannuccia e la velina come testimonial.
Per dirla tutta, e so bene che ho un'idea utopistica, il teatro che è uno dei veri motori culturali, dovrebbe far cultura e non mercato. Questo dovrebbe significare che qualcuno (???), e certo non chi per il teatro lavora, dovrebbe decidere di investire nel teatro più o meno a "fondo perduto", dato che il ritorno di un'operazione culturale è la cultura e non i soldi.


Per mandare testi è sufficiente che mandi la mail con l'allegato alla lista.

(Di mio, che non sia già nel mio cassetto, ho solo uno strano rifacimento di "Un sogno di una notte di mezza estate" che ho visto in prova ma che non mi risulta sia mai uscito dal laboratorio teatrale (toscano) che ci ha lavorato, e una prima stesura di una variazione de La Metamorfosi kafkiana (anche quello nato da un'idea di teatro-danza con dei toscanacci)
La mia esperienza con il teatro è stata intensa l'anno scorso con la partecipazione a un allestimento come aiuto regia di R. Reim e altre cosine, e portando in scena un reading di poesie.
Avrei ben poco da farti leggere.)