00 12/01/2007 10:55
Recensione di Renato Palazzi
1989 Crolli

Autore: Serena Sinigaglia
Artisti: Fabio Chiesa, Mattia Fabris, Matilde Facheris, Stefano Orlandi, Marcela Serli
Regia: Serena Sinigaglia. Assistenti: Enrico Ernst, Marta Marangoni, Silvia Mazzini, Fabio Musati
Scenografia: Maria Spazzi
Costumi: Federica Ponissi
Luci: Alessandro Verazzi
Sede: Milano, Teatro Leonardo da Vinci, fino al 28 gennaio

di renato palazzi


Tutto si potrà dire di Serena Sinigaglia, ma non che cerchi in qualche modo di sottrarsi alla vastità di un impegno che ha deciso di affrontare: in 1989 Crolli - terza tappa di un ideale itinerario storico che ha già toccato il 1943 e la guerra partigiana e il 1968 con le sue utopie rivoluzionarie - la giovane regista si proponeva di analizzare gli eventi che hanno preceduto, accompagnato e poi seguito la caduta del Muro di Berlino, e infatti il suo spettacolo spazia dalle finte fosse comuni di Timisoara che hanno innescato la rivolta rumena al ragazzo-simbolo di piazza Tien An Men al recente assassinio della giornalista russa Anna Politkovskaja.

Anche in senso formale la messinscena del gruppo A.T.I.R. non si risparmia davvero nulla: la Sinigaglia ha un indubbio senso del teatro che la porta talora a eccedere in lustrini, ma che le suggerisce qui una serie di invenzioni per tener desta l'attenzione dello spettatore. Si passa così dai toni della pseudo-inchiesta al brano del Piccolo Principe di Saint-Exupéry rappresentato coi burattini, dal gelido spaccato di cronaca della fucilazione dei coniugi Ceausescu alla citazione di una sorta di astratto balletto cinese. Lo stesso taglio espressivo della recitazione svaria di continuo da una stralunata ironia a un'accesa coloritura grottesca.

Ad aprire e chiudere emblematicamente l'azione c'è l'immagine a effetto di un enorme muro interamente formato da scatole di merci con impressi i relativi codici a barre, davanti al quale si aggira - dissertando sul bene e sul male - una puttana rumena ugualmente marchiata con le stesse barre che contrassegnano i prodotti di consumo: in questa sintesi ci sono già tutti gli aspetti positivi e negativi di un lavoro fin troppo vorace e generoso, che in appena un'ora e mezzo di durata vorrebbe insieme ricostruire il quadro degli avvenimenti, azzardarne delle interpretazioni, ricavarne una morale e se possibile svelarne le eventuali verità nascoste.

Nell'ardua impresa si cimentano ben quattro consulenti drammaturgici, che attingono a loro volta a materiali di vari autori, Peter Handke, Ana Blandiana, Lidia Campagnano e altri: ma in questo caso non è il numero a far la differenza, giacché l'ansia di accumulare argomenti fatalmente fa sì che diventino sempre più labili e sfuggenti i legami fra loro: a ricordarci che uno spettacolo non è un saggio critico né una seduta di autocoscienza generazionale ci sono per fortuna i cinque attori, bravissimi nel mutare accenti, fisionomie, caratteri, moltiplicandosi senza tregua in una miriade di figure di spicco e anonimi comprimari.

(10 gennaio 2007)
http://fabiomusati.blogspot.com/