00 31/05/2006 09:58
Hai presente il dramma borghese, Ipa?
La sua urgenza di rappresentare la "realtà" perfetta e geometrica della classe borghese?
era teatro anche quello, l'ambito di comunicazione "necessario" a quell'epoca (eppure c'era già chi lo contestava).
Lì tutto reggeva sulla parola, la comunicazione non era bidirezionale...il "messaggio" partiva dalla scena e doveva finire allo spettatore, senza che questo ipotizzasse un ritorno che non fosse di puro "assistere".
è passata un po' d'acqua sotto i ponti da allora, eppure certo tipo di teatro esiste ancora.
Qualche mese fa ho assistito al Pigmalione di G. B. Shaw, tanto testo, scenografia ricca e fiori finti...giuro erano di plastica, li ho visti da dietro le quinte.
Ho assistito...non ho partecipato come spettatore.
Ho imparato a non odiare quel teatro, ma ne guardo altro che lo spettacolo, non ci cerco niente dentro. se ci scappa qualche risata, tanto meglio.

E però esiste anche l'Odin Teatret, dove la parola conta molto poco, e il teatro totale, dove la parola è solo uno dei tanti ingredienti.
Il teatro di parola, può avere il suo valore...guarda il teatro narrativo, quello di denuncia (non sempre basato sulla parola, ma spesso sì), quello "classico" di De Filippo.
Ma non è l'unico teatro possibile.
Così come della realtà non esiste una sola chiave di lettura.