00 31/05/2006 02:03
Le voilà!

e ora vi dico la mia...

Ho sempre detto e pensato che il teatro è una scatola magica, un caleidoscopio spettacolare.

E' un accadere polidimensionale nel quale tutto è realtà.
Il teatro è un gioco, quello dei bambini del "facciamo come se", dove il come se vive di vita propria e diventa realtà, l'unica possibile per quel "come" e quel "se".

Hai ragione Andrea, lo spettatore a teatro ha la possbilità di scoprire e vivere una "sua" realtà, quella dei brividi, dell'emozione, della ricezione che può sembrare che venga da una parola, o da un gesto, o da un silenzio...e che invece viene da un tutto...reale, fatto di corpi che si muovono in uno spazio, in un tempo, al buio o alla luce, in silenzio o con il suono...ma che c'è. è lì sul palco a qualche metro dallo spettatore.
all'attore la quarta parete serve per contestualizzarsi, allo spettatore per aprire una porta ed entrare in un mondo.

Non è essenziale la "scrittura" in quanto parola, secondo me, e hai ragione Andrea, lo spettacolo è il tutto, inteso come somma di ogni minimo dettaglio.
Ogni cosa sul palco acquista significato e diventa significante. la comunicazione è pura, è fatta d'intesa e continua e reciproca tra spettatore e palco.

Beh, essere consapevoli di questo, quando si ha davanti un foglio (in orizzontale) e una penna (in verticale) e personaggi che fanno e dicono e oggetti che fanno e dicono e luci e musiche e silenzi e spazi... la scrittura, la storia che si va scrivendo...diventa realtà.