00 22/05/2006 14:22
Quando io scrivo, Angela mi sento come una rompipalle che si insinua nella mente altrui...che sia in silenzio o col fracasso non è che per me cambi molto.
Certo che chi legge è libero di lasciare un testo, ma per deciderlo deve averne letto almeno quel tanto da esserne esausto.
è pur vero che quel che scrivo è "solo" una storia, ma dietro c'è la mia percezione del mondo: la storia la scelgo io, il linguaggio anche.

il silenzio è il terreno migliore per far danni...di solito, proprio perché "subdolo".

Questa riflessione mi si impone ogni volta che mi frulla in mente qualcosa da buttar giù, ma non in maniera scoraggiante...mi suona solo come una sorta di monito. hai presente i genitori quando accompagnano i figli a casa dell'amichetto e sulla porta dicono "comportati bene, mi raccomando!". ecco...a me succede così.
e in fondo mi piace giocare con la presunzione e con il senso di responsabilità nei confronti della storia, miei e dei potenziali lettori.
(la sfida è la stessa quando vado in scena)