00 03/05/2012 14:36
Re:
cattleja, 03/05/2012 14.24:

Allora, devo assolutamente raccontare l'episodio di stamattina sulla metro. Finora ho letto solo i due primi racconti e devo dire che sono interessanti. Il primo forse è, specie nella prima parte un po' troppo raccontato e poco mostrato, ma è ottimo comunque per l'idea.
I racconti di Luca seguono pari pari la direttiva di Todorov nel suo saggio il Fantastico nella letteratura: non lo cito a memoria perchè non l'ho sotto mano, ma diceva pressappoco che il genere fantastico in narrativa è la trasposizione letterale di certe frasi figurate del tipo: ho letto tanto che mi cascano gli occhi per terra, o ci scommetto la testa...il narratore abile, e Luca Fadda lo è, riesce a sviluppare un racconto da un'iperbole figurata, legata spesso a certe nostre paure della nevrosi metropolitana, come la paura che il nostro cervello diventi come un computer, o che un innocentissimo elettrodomestico, di cui siamo fin troppo schiavi, abbia una doppia valenza demoniaca.
Insomma, la cosa curiosa di stamattina è stata che, mentre leggevo il secondo racconto, quello che parla del Folletto (inteso come elettrodomestico) e di una sua possibile trasformazione, una ragazza che mi stava accanto se l'è letto pari pari insieme a me (io sono gelosissima delle mie letture, addirittura nascondo i titoli di quello che leggo!) e, quando stava per scendere mi ha pregato di rivelarle comne andava a finire e siccome non ho fatto in tempo, s'è fatta dire nome dell'autore e titolo della racolta, chiedendomi se già avesse pubblicato perchè il racconto le era piaciuto moltissimo.
Se non son soddisfazioni queste....




Isa, ti ho già detto che le tue parole mi hanno commosso. E ora ti spiego perché: io non sono uno scrittore, ho iniziato a gennaio del 2011 a mettere per iscritto le mie parole, i miei pensieri, le mie paure. E come d'incanto qualcosa è scattato. Sono partito da una situazione tremenda, la mia personale. Ho sempre mostrato la mia parte equilibrata, ma all'improvviso sono esploso, spargendo la mia corazza in mille e mille pezzi, sparsi ovunque qualcuno li voglia raccogliere: non mi servono più. Ho dato sfogo alle mie mire giovanili, io che facevo incacchiare la prof di italiano solo perché ero superiore agli altri miei compagni (parole sue) ma dimostravo sufficienza. Io che da ragioniere non dovrei conoscere il congiuntivo, pensandolo come due cose insieme...

Ecco, scruto il web, scopro i miei errori madornali, scopro l'EAP... e trovo voi, il FIAE, che mi sbattete in faccia la mia inesperienza, la mia supponenza, la mia fragilità. Da qui nasce tutto, quel li bro, quei racconti, e tutto quello che sto scrivendo adesso.
Adesso che non posso fare a meno di scrivere, anche solo il centimetro di prato che cresce. Vedo tutto da un punti di vista diverso, sono felice di fare ciò che faccio e mia moglie l'ha capito, e leggendomi mi ha stupito. Mi ha stupito con il suo stupore, trovando il mio stile "diverso", ma ancora non sa dirmi in che senso.

E poi tu, che mi dici certe cose... io non so cosa pensare, forse sono capace, o forse solo fortunato, ma che importa?

Un bottone finto può provocare la fine del mondo, come nel mio racconto a tema, ma può anche essere l'inizio di una nuova vita...

Grazie, scusa se una parte liquida di me esce dalla fonte lacrimale... ma sono così, un po' uomo, quando son duro, un po' donna, quando mi commuovo per un fiore che sboccia...

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Non è che quando sbatti la porta poi te ne innamori...