VOGLIO FARE LO SCRITTORE

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(Ipanema)
00giovedì 31 gennaio 2008 16:42
 


Dall’intervista a Michele Rossi, editor della narrativa italiana in Rizzoli, contenuta nel libro di Davide Musso Voglio fare lo scrittore, ed. Terre di Mezzo 2007, p. 46.

(Ipanema)
00lunedì 3 marzo 2008 18:47
Segnalo quest'intervento "forte" sul diventare scrittori.

fernandel.it/forum/viewtopic.php?t=201

a me ha colpito.
empty...fabio
00martedì 4 marzo 2008 01:07
colpitissimo *__*

Scrive veramente con rabbia!
Scrivere è alle volte uno sfogo ma il più delle volte, per il mio piccolo, è dettato da altro.

Alle volte un inizio disinteressato porta anche a risultati: senza essere oppressi dalla voglia di emergere o altro...
legatoblusummer
00martedì 11 marzo 2008 18:23
Una bella segnalazione Ipa, ma proprio su questo vorrei aprire una parentesi. Lui dice:

"Ora mi sento un uomo libero. Guadagno un decimo o forse di meno di quanto percepivo allora, devo tirare la cinghia, ma adesso mi sento me stesso."

Ok, ma ora la mia domanda diventa:
Si può davvero pensare di fare gli scrittori in Italia e pensare di vivere solo con quello?
esteriade
00martedì 11 marzo 2008 18:50

Ok, ma ora la mia domanda diventa:
Si può davvero pensare di fare gli scrittori in Italia e pensare di vivere solo con quello?



In Italia (non ho idea di come sia altrove) penso non si sopravviva con nessuna attività artistica, a meno che non sia o terribilmente commerciale o decisamente eccelsa (ma mi vengono in mente solo nomi di gente attempata).

E non vale solo per la scrittura, per quel che ne so io.

Che poi, romanticismo per romanticismo (la visione dello scrittore "maledetto" alla Miller o Bukowski e non solo, dello scrittore per rabbia contro il mondo che affida alla letteratura e non alla "cultura" - quella capace di cambiare le cose, ma con gran lentezza, come è fisiologico, secondo me, che sia - il potere di parola, è una visione molto romantica, penso),dicevo, romanticismo per romanticismo: una persona che decide di dedicare le sue energie all'arte, non si dice scrittore o pittore o musicista solo se ne fa la sua unica professione. Per intenderci, può essere scrittore anche chi per mangiare fa l'operatore ecologico (che suona più professionale e meno romantico dello "spazzino"...ennesimo esempio di quanto sia facile spacciare per cultura ciò che è altro...) o no?
Io non credo che debba andare nella stessa maniera per tutti, forse non è necessario smettere di lavorare per essere liberi (di essere scrittori e non solo).
Shechan
00venerdì 25 aprile 2008 15:53
Il sogno di scrivere l'ho sempre avuto... il sogno nel cassetto, quello che mi faceva dire: diventerà il mio lavoro.
Non è che il sogno non lo abbia più, anzi, scrivere resta per me la cosa più bella del mondo, è come l'aria che respiro, non potrei stare senza.
Ma al tempo stesso mi chiedo se davvero vorrei che diventasse un lavoro: cioé, se scrivessi per mantenermi non rischierebbe di diventare qualcosa di diverso da una passione?
Sarà banale come considerazione, eppure mi chiedo spesso cosa sia giusto, un po' di timore che il mio approccio alla scrittura finisca per cambiare^^
Swati83
00domenica 27 aprile 2008 17:40
solo per me
non credo ci sia una regola generale, e nemmeno una risposta "unitaria" o tantomento oggettiva a ciò che - umilmente - chiedi. Io fino a non molto tempo fa scrivevo solo per me stessa, per conoscermi, per smascherare i segreti più intimi, inquietanti e incomprensibili della mia intimità. E non mi accorgevo che era soprattutto un bisogno "fisico", quello di prendere carta e penna e lasciami travolgere da un mistero chiamato "fantasia". Oggi ho capito che scrivere soltanto per me stessa è limitativo, se non inutile. O meglio, tutti possono scrivere per se stessi. Non c'è bisogno di un'arte particolare, o di una definita predisposizione alla "letteratura", o addirittura di arrivare ad un'eventuale pubblicazione. Ma come c'è chi nasce per scrivere per se stesso, c'è anche chi nasce per scrivere per gli altri, per concedere al mondo un altro punto di vista, per allargare gli orizzonti sempre più profondamente. E se la scrittura vive per questo e di questo, non c'è rischio che diventi un "prodotto" da vendere e svendere al miglior offerente. Prova a fermarti per un pò, capire quello che senti, quello che provi nei confronti della tua scrittura. Chiediti cosa ti aspetti dalla tua fantasia e cosa rappresenta realmente per te. la passione - qualunque essa sia - anche se dovesse diventare un lavoro non cambia colore, non può perchè quella vera, quella autentica, è guidata e sostenuta da sentimenti radicati nella coscienza.

Chiaramente questo è il mio parere...

Un abbraccio,
Swati
Ghidara
00giovedì 1 maggio 2008 06:47
Il motto del premio Galassia: "per una volta la fantascienza dà da mangiare".
I premi per i finalisti infatti sono offerti da un'azienda che fornisce cesti di prodotti tipici piacentini.
La battuta è tristemente vera, perchè guardandomi in giro non solo noto che nessuno si può mantenere con la penna (a meno che non abbia una cartoleria), ma è già miracoloso non dover investire a fondo perduto per pubblicare.

Difficile entrare nel mondo dorato degli autori editi, ancor più difficile guadagnarci qualcosa.
Da alcuni mesi collaboro con un quotidiano locale, sperando di poter affiancare l'attività giornalistica a quella letteraria, ma anche questo per ora lo faccio gratis. I giornalisti che conosco mi hanno parlato dei loro guadagni e non è che si prendano cifre da capogiro.

Insomma, o si scrive per passione, per amore, o sono solo docce fredde.
Mi capita di parlare, a volte, con ragazzi che sognano di "fare lo scrittore", con davanti i miraggi alla King, alla Rowling... e che cosa posso dire? A me l'unica parola che viene in mente è "scordatelo".
Va be', poi non la metto giù proprio così, però il succo è questo!!!
moitiermoitier
00domenica 8 novembre 2009 21:53
Momentaneo cinismo
Anche io vorrei che scrivere diventasse il mio lavoro, però i vari commenti mi hanno depresso... Certo non immaginavo di diventare chissà chi però... Vabbè forse fa bene anche un pò di sano realismo. Se di scrittura non si campa, toccherà lavorare (almeno full time) poi lavorando non si avrà tempo per la scrittura (perchè si torna stanchi), ergo niente più libri ne librerie XD
cattleja
00lunedì 9 novembre 2009 09:25
Guarda, tranne forse Eco, Camilleri e pochissimi altri, credo che abbiano tutti un altro lavoro, persino la Tamaro. Quindi, mettiamoci l'animo in pace...
Guida
00mercoledì 11 novembre 2009 13:46
La Tamaro? Non mi risulta, Isa... [SM=g7497]

Cmq a me tutte ste ricette fanno un po' ridere. Se c'è una certezza che mi sono formata sull'argomento, è che una ricetta non c'è: ogni scrittore fa storia a sé. C'è chi briga tramite i 'canali' citati dall'editor Rizzoli, c'è chi manda i mansocritto e gli va di c..., c'è chi pubblica solo perché è famoso o parente di...
Impossibile estrarre regole da una casistica così varia da obbedire solo alla legge del caos. E ci include pure la qualità del manoscritto, questo è il bello! [SM=g7405]
cattleja
00giovedì 12 novembre 2009 18:21
Re:
Guida, 11/11/2009 13.46:

La Tamaro? Non mi risulta, Isa... [SM=g7497]

sarà magari un'occupazioncina che ruota comunque intorno alla scrittura, ma di sicuro un'attività di sostegno l'avrà anche leiCmq a me tutte ste ricette fanno un po' ridere. Se c'è una certezza che mi sono formata sull'argomento, è che una ricetta non c'è: ogni scrittore fa storia a sé. C'è chi briga tramite i 'canali' citati dall'editor Rizzoli, c'è chi manda i mansocritto e gli va di c..., c'è chi pubblica solo perché è famoso o parente di...
Impossibile estrarre regole da una casistica così varia da obbedire solo alla legge del caos. E ci include pure la qualità del manoscritto, questo è il bello! [SM=g7405]




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