SIC: Il sogno lungo dell'ennesima rivoluzione industriale

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ciumeo
00martedì 5 giugno 2007 13:20
Quale luogo migliore per approfondire il tema di SIC (http://www.scritturacollettiva.org) con uno scritto visionario? Oltre al mio blog ciumeo.it, nessuno. A voi (spero di aprire un dibattito anche qua).

Il sogno lungo dell'ennesima rivoluzione industriale
(Considerazioni varie e opinabili scaturite da un sogno)

Stanotte ho fatto un sogno. Finalmente uno di quegli strani sogni densi, di quei sogni come mi capitava di farne dopo essermi ammazzato su qualche esame. Tutti i pezzi sembrano andare al loro posto, le cose che non sai le comprendi per deduzione. Riesci, e la cosa non sembra neanche stupirti troppo, a risolvere sistemi non lineari di equazioni in 32 incognite senza l'ausilio di un centro di calcolo. Ti svegli al mattino preda di un sacro terrore, perché di nuovo tutto è nebuloso, formule e pensieri si accavallano senza criterio uno sull'altro. All'esame poi prendi un misero 19, ma non avresti oggettivamente potuto aspirare a un voto migliore, inoltre una tipa niente male ti sta puntando da dieci minuti. Avete presente il genere di sogno, vero?
Stavolta però ricordo con una certa nitidezza certi pensieri fatti prima di perdermi in valli di simboli e colori, l'immagine di un volto mutevole (ecco, per chi ha visto "A scanner darkly" o ha letto l'omonimo il racconto di Dick, immaginate un tipo con una tuta disindividuante; per gli altri...correte in videoteca o in biblioteca oppure vantatevi di essere 2.0 e attaccate il mulo, ci sono sia divx che pdf), e alcune sue affermazioni visionarie. Un profeta dalle mille facce la cui prima affermazione è stata: "La rivoluzione industriale è una forma inevitabile di emancipazione".
Procediamo con ordine, vi racconterò dapprima a cosa pensavo giusto prima di prender sonno: prendetelo come il flusso di coscienza di un flusso di coscienza. Perché la SIC? E poi perché certe reazioni stereotipate e negative? Perché altre reazioni entusiaste, liberatorie? Dunque. La prima obiezione che si può fare al metodo SIC, ed era largamente prevista, è di una (stiamo sul generico) perdita di contatto tra l'autore e la propria opera. Da qui mi è partito l'ovvio parallelismo con la rivoluzione industriale, che vi risparmio, e alcune considerazioni al limite dell'onirico che vi propongo.
Immaginate: so che sarà una situazione assolutamente inedita, ma mettetevi nei panni di un uomo comune del 2012. Il mondo è prossimo alla fine. Un giorno tornate a casa dal vostro lavoro, un lavoro che non vi soddisfa troppo ma che comunque vi da da mangiare. Fate le vostre cose da single o quelle che fanno i conviventi, vi resta addosso una strana insoddisfazione e faticate a prender sonno. Ecco cosa, vorreste mettervi a scrivere, buttare giù i vostri pensieri o inventarvi mondi alternativi. Magari scarabocchiare sul monitor qualche poesia, e chissà, un giorno cambiare vita. Magari no, in fondo vi basta tirare avanti. La mattina tornate in ufficio, e riprendete a lavorare sul vostro romanzo SIC. L'ultimo che ha pubblicato il vostro gruppo di scrittura ha venduto, tra Lulu.com e Einaudi, solo 78.000 copie, un tizio di Milano si è ritirato dal gruppo e vi spiace perché tratteggiava dei personaggi spettacolari. Nel suo ultimo messaggio sul forum ha dichiarato che preferisce tornare a lavorare in banca, sua moglie non reggeva più gli orari e lui deve smettere di bere o ci lascia il fegato. Questo mese, tu e gli altri 25 del gruppo vi siete beccati 2300 miseri euro a testa per un romanzo che vi ha portato via tre mesi di lavoro e una serie di racconti che, a rileggerli, vi viene male: ringraziate il cielo che ancora non avete preso una multa, ma arrivare a fine mese sarà comunque dura. Da qualche tempo state meditando di scrivere anche per qualcun altro, ma le vostre idee ultimamente non riscuotono un gran successo. Forse più avanti, quando riuscirete a organizzarvi un po' meglio le giornate.
Questo semplicemente perché un romanzo SIC viene pubblicato, e i ricavi sono divisi equamente tra gli scrittori e i direttori (che in verità, pare, si tengono una percentuale più elevata di due punti, ma se la meritano perché quella è gente che ha rinunciato al sonno). Pensate alla competizione degli scrittori individuali, e a come è paradossale averne nove nel gruppo: come facciano a tenere questi ritmi è un mistero, sapete solo che ogni tanto scompaiono per tre mesi e, parole loro, "vanno a ricaricarsi".
E questo è uno dei punti attorno a cui la mia mente a ronzato per un po', partorendo ogni tipo di considerazione. Ad esempio su quanto cazzo è difficile scrivere, da sempre, se non sei un'ereditiera, un calciatore fuori dal comune, uno con un gran culo o o uno di quei rari geni immortali della letteratura. Molti ci si sono rovinati la salute, qualcuno nemmeno ci ha provato.
A questo punto mi sono addormentato per qualche minuto, credo, e per la prima volta mi è apparso il volto multiforme di cui sopra. Ogni tanto, tra le mille facce che lo formavano, sembrava emergere una maschera, un volto grigio privo di lineamenti. Piuttosto inquietante, ma non è qui il punto. Il punto è che le sue prime parole sono state: "Pensa a una buona idea portante", e le ha pronunciate con tono metallico e un fluire curioso che non saprei definire, se non fossi uno scrittore: pareva di ascoltare una musicassetta che è stata mezza giornata sotto il sole, mentre voi eravate immersi nelle acque melmose della riviera riminese sorseggiando un'imbevibile Squeezer, già caldo dopo il secondo sorso.
All'udire quelle parole minacciose mi sono svegliato di soprassalto, e la mia mente come preda di un furore incontrollabile se ne è uscita con le questioni che seguono.
Punto uno, Il Primo Grande Romanzo SIC (P.G.R. S.I.C.) deve spaccare il mondo in due. Punto due, deve scatenare una reazione a catena. Il punto tre è assolutamente fuori da ogni possibilità di previsione. C'è però un punto zero: è il punto da cui tutto origina, una cosa da raccontare. Il Primo Grande Romanzo SIC deve avere un perché grosso come una trave, un percome comprensibile e qualche centinaio di personaggi assemblati a garbo e creanza. Il punto zero è una cosa che sta ben prima di un soggetto, è un germe da cui tutto poi, potenzialmente, può svilupparsi semplicemente grazie al metodo. Stando a quanto ho potuto capire dai simboli del sogno (io che correvo in un folto bosco di alberi meccanici, ad esempio, o quel frangente in cui mi si è aperta una voragine sotto i piedi e sono stato aspirato verso l'alto da una forza misteriosa), può emergere un buon soggetto da una qualsiasi idea forte e condivisa, in ottica di "condivisione di un'opera creativa". Una sorta di dichiarazione di intenti, magari proposta anche come soggetto, ma comunque che espliciti "perché" quella storia e perché quella trama, più che occuparsi della trama vera e propria. Probabilmente esiste una parola banale per esprimere questo concetto, al momento mi sfugge e dunque vi beccate la pappardella. Il soggetto vero e proprio ispirato a un'idea seminale forte nascerà e si svilupperà in modo autonomo, e sin dal primo passo il metodo SIC prenderà a girare come un ingranaggio forgiando l'opera nella sua interezza. In questo senso si rende partecipe al livello più basilare del processo SIC tutta la base, l'intero corpo di scrittura. A tal proposito, per esplicitare cosa intendo, presto (?) posterò nell'apposita sezione di www.scritturacollettiva.org il "mio" soggetto, che è però da intendersi nel senso appena svelato (credo che leggendolo tutto questo delirio risulterà più chiaro). Una volta terminata questa parte di "individuazione del perché" la scelta tra i vari "semi" potrà indifferentemente essere operata dai direttori artistici o tramite votazione demosproletaria (ricordando che i figli sono col tempo mutati da utili schiavi in beni di lusso). Quale soggetto, quale seme? Qualsiasi cosa il singolo non sia in grado di portare a termine da solo, ad esempio, vuoi per mancanza di mezzi, vuoi perché richiederebbe troppo lavoro, magari troppe ricerche o questioni con cui non si ha la sufficiente dimestichezza: il metodo SIC può potenzialmente rendere reale ciò che il singolo può solo immaginare, moltiplica le menti e le competenze. Il metodo SIC può ampliare gli orizzonti.
E qui, compresi i miei pensieri sconclusionati e rigirandomi su un fianco che mi stava andando in cancrena una spalla, ho preso a ragionare su cosa e perché, ho costruito "l'idea base", poi mi sono addormentato. E ora eccomi qua. L'uomo senza volto, durante il sogno che è seguito, mi ha parlato altre volte, sempre e solo con parole criptiche (in un paio di occasioni credo abbia parlato al contrario, ma non ci ho capito granché). Ad esempio ricordo chiaramente di averlo sentito dichiarare: "Non avete altro da perdere che le vostre catene, umano".
Qua dimentichiamo che non si tratta solo di scrivere un romanzo: si tratta di scrivere, trasmettere il proprio pensiero. Un movimento che origina da un atto slegato da ogni corrente logica commerciale o distruttiva non può che essere formato dalle più eccellenti menti del pianeta, e non serve certo l'uomo senza volto per svelare le potenzialità di un metodo del genere: certi scritti, o forse tutti, generano cultura, cambiano idee e ne introducono di nuove. Quasi sempre questo atto, la creazione di cultura, è un atto sostanzialmente individuale: pensate ai risultati che la scienza sta ottenendo grazie alla divisione dei ruoli, alla condivisione delle tecniche e delle informazioni. Credete che possano nascere altri Einstein? Forse, ma già da un po' i Nobel sono capiprogetto, personaggi che campano di materiale scritto e elaborato anche da altri. Una volta nel mondo gli scienziati si contavano sulle dita di qualche mano, ora abbiamo scienziati che vivono nel monolocale accanto al nostro. A confronto, la scrittura è ferma all'età della pietra: è pur vero che ormai tutti scrivono, così come resta vero che ben pochi in confronto vengono davvero letti. Pochi eletti, che magari non aderiscono a SIC per questioni ideali, o forse solo perché il successo rende tutti un po' più miopi.
Tra le altre affermazioni straordinarie dell'uomo inconoscibile, la seguente mi ha riempito di una soffusa sensazione di smarrimento: "L'uomo deve trovare il modo di impiegare le ore di veglia senza che queste lo portino al suicidio". La società moderna, per come la concepisce l'uomo senza volto interpretando i sottintesi nascosti dai suoi prolungati silenzi, assiste al triste fenomeno di un crescente esercito di produzione di Oggetti e Servizi assolutamente privi di senso, non sto qui a farvi la tiritera sul destino del cosmo ma di quello si tratta. Del resto in qualche modo l'uomo deve pur campare, e per campare deve lavorare e nutrirsi (e magari fare una scopata ogni tanto): aprire l'accesso dei nuovi sproletari, ora che finalmente hanno tutti la laurea, alla produzione di scrittura è un sicuro rischio per la foresta amazzonica, ma sicuramente un'idea intrigante.
Chiudo con una profezia dell'uomo senza volto, che ha decretato il mio risveglio piuttosto brusco (ero, manco a dirlo, madido di sudore): "E allora scenderanno le tenebre, e come la teoria fordista del lavoro, la SIC crollerà sostituita da qualcos'altro, ma tu sarai già morto da un pezzo, caro palle". Staremo (staranno) a vedere, e se possibile faremo (faranno) i conti con la nostra (loro) alienazione con noi (loro) stessi, senza bisogno di sindacati, politici o intellettuali schizzinosi dell'una o dell'altra fazione. E poi c'è questo sogno a occhi aperti, far fallire le major e il loro impareggiabile "è il mercato che decide", sostituirlo con qualcosa di nuovo e più originale.
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