RISPOSTA DI "ZOP"
Se fossi uno scrittore non scriverei per me stesso. Nemmeno un blog si scrive per se stessi il più delle volte.
Se fossi uno scrittore scriverei per comunicare. O nella speranza di riuscire a comunicare e a raccontare qualcosa che arriverà forse solo a pochissimi lettori in grado di apprezzarlo, se mai arriverà a loro. Mi rivolgerei a quei pochissimi lettori che giocherei a immaginare uguali a me stesso. Il che è di sicuro un'illusione. O forse un messaggio lanciato in una bottiglia, nella speranza che arrivi alla persona giusta. Anche se nella realtà difficilmente quel qualcuno che mi leggerebbe sarebbe come lo avevo sperato e costruito nella mia fantasia.
Se fossi uno scrittore per prima cosa proverei a distruggere l'immagine dello scrittore alle prese con la sua creatività davanti al foglio bianco, alla ricerca di un'ispirazione. Quando si scrive c'è sempre un progetto che precede la scrittura. Ci si inserisce in una rete di idee e di connessioni che sono già state scritte dagli altri e che si hanno ben presente. Scriverei per dire la mia. Scriverei per aggiungere qualcosa.
Se fossi uno scrittore, scrivendo, proverei a inventare qualcosa di nuovo, perché non ha nessun senso scrivere qualcosa che hanno già scritto altri, migliaia di volte, magari meglio e prima di me, in un panorama editoriale in cui si pubblicano molti più libri di quanti non se ne possano leggere.
Se fossi uno scrittore non avrei nessun rapporto con la carta e con i fogli accartocciati, nel momento in cui scrivo. Perché oggi scrivere è semplicemente ri-scrivere e si fa davanti a un monitor, attraverso parole di luce e senza consistenza che puoi rivedere e migliorare all'infinito.
Se fossi uno scrittore me ne fregherei di scrivere qualcosa per la signora del terzo piano. Ci sono già tanti altri scrittori che scrivono proprio per lei. Però, se fossi uno scrittore, non potrei scrivere nulla, per quanto strambo o innovativo, che eventualmente non potesse apprezzare - o per lo meno capire - anche la signora del terzo piano. Anche se non è il suo genere.
Se fossi uno scrittore i miei pensieri sarebbero tutti attorcigliati tra loro e rifuggirei le cose lineari che fanno tutti, e cercherei di scrivere qualcosa di circolare come un puzzle. Cercherei di scrivere e raccontare non quello che mi è successo ma quel che penso. Non descriverei mai come è il mondo ma come lo penso io.
Se fossi uno scrittore prima di scrivere qualcosa l'avrei dovuto prima pensare e progettare per almeno un anno. E lo scriverei solo dopo che nella mia testa avrebbe già preso forma. Lo scriverei semplicemente cercando di tradurre la forma delle idee, che è come quella dei sogni, in una forma fatta per essere compresa da tutti. Inseguendo come posso la sintesi tra creatività e razionalità.
Se fossi uno scrittore scriverei quando potrei, nei ritagli di tempo, non importa se di giorno o di notte. Scriverei quando me lo lasciano fare. Quando non sono costretto a lavorare, a mangiare, a dormire, a uscire, a dare retta a qualcuno. E a volte scriverei perché è il solo modo per smettere di soffrire. Poi, quando qualcosa avrebbe preso forma, la leggerei e la riscriverei almeno altre 20 volte per migliorarla fino alla nausea. Solo allora lo cercherei di fare leggere il tutto a qualcun altro, che stimo, perché mi confermi che quel che ho scritto non ha un valore solo per me. Perché mi confermi che è qualcosa di diverso da una voglia di comunicare qualcosa di autobiografico. E solo dopo aver capito che quel che ho scritto non è il frutto di una logorroica e narcisistica voglia di me, solo allora cercherei di trovare un modo per fare arrivare alla gente quello che ho scritto. E in quel momento mi scontrerei con la parte più dura dell'essere uno scrittore. Con la presa di coscienza della realtà. Con il rifiuto delle case editrici. Con l'inavvicinabilità della maggior parte di esse che nel marasma delle proposte che ricevono non sono affatto in grado di discernere ciò che merita da ciò che non merita. Non ne hanno il tempo. Né la voglia. In alcuni casi nemmeno le capacità. Forse.
Anche se fossi uno scrittore, di sicuro non avrei una casa editrice pronta a pubblicare quel che scrivo e propongo. Così passerei un anno a cercare di avvicinare almeno gli editori più piccoli. Nella speranza che qualcuno mi risponda o voglia semplicemente valutare la mia proposta con la giusta attenzione.
Se fossi uno scrittore me ne fregherei di pubblicare gli scritti che hanno il loro target di vendibilità collaudato. Venderei le considerazioni di marketing all'editore, per convincerlo a pubblicarmi, non ai miei potenziali lettori a cui voglio raccontare una storia più che venderla. E non ci resterei male quando, davanti a una proposta innovativa, mi sentirei rispondere che se nessuno aveva mai proposto una cosa del genere ci sarà un perché. Come a dire che non funzionerebbe. Come a dire che è meglio pubblicare cose già viste, perché ci sono già dei dati di vendita che ne certificano il senso, invece che prvare a proporre qualcosa di nuovo.
Se fossi uno scrittore, solo dopo aver trovato un editore e dopo aver terminato l'inferno che segue la scrittura e la stesura di uno scritto, solo allora, potrei sedermi un momento a riposare per guardare, dall'esterno, il libro che ne è uscito fuori. E a quel punto mi chiederei con stupore come faceva, prima, a stare tutto dentro di me.
Se fossi uno scrittore andrei infine a spiare in quali, tra le grandi librerie che offrono migliaia di libri, ci sarebbe posto per una o due copie del mio libro, nascoste chissà dove, che nemmeno io le troverei senza l'aiuto del commesso. E assiterei alle recensioni che escono di altri libri banali distribuiti in migliaia di copie, mentre il mio lavoro resterebbe ignorato.
Se fossi uno scrittore, probabilmente sarei costretto a scrivere e a pubblicare un sacco di stronzate di cui mi vergognerei, solo perché qualcuno mi pagherebbe per farlo. Nella speranza di riuscire a questo modo di ricavarmi anche la possibilità di scrivere qualcosa come la vorrei io. Qualcosa che sarebbe molto difficile da pubblicare.
Ma soprattutto, se fossi uno scrittore, non avrei mai risposto a tutte le tue domande.
zZzop
(Antonio Zoppetti)
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