esteriade
00venerdì 29 dicembre 2006 12:06
Avevo sentito parlare di questo autore sul blog di Remo Bassini.
Ma quello che mi ha attirato in libreria è stato il libro, fisicamente. La copertina, il formato, le righe riportate sul retro.
(unica nota, all'editore però, non certo all'autore: i libri della Bompiani sono cari. Che in questo caso i 9 euro siano spesi bene è solo merito di Roveredo)
La prefazione alla raccolta di racconti è di Magris (della serie, "scusate s'è poco"), ma ho evitato di leggerla prima di leggere i racconti.
Mi è piaciuto molto Roveredo. Mi piace la sua scrittura. Ha un gran bel respiro.
I temi trattati nelle sue storie sono né geniali, né originalissimi: sono per lo più temi sociali, o comunque ritratti di personaggi e situazioni "umanissimi" e a margine.
Il linguaggio di Roveredo è poetico, intimistico e molto personale. Ed è il suo stile a rendere i racconti "diversi". Anche quando parla di cose tristi non ho avvertito angoscia, ma respiro e certa levità, quella buona, che a dispetto delle apparenze dà profondità. Le parole portano giù senza pugni allo stomaco, senza traumi né colpi di scena, bensì con la quiete, quasi silenzio.
E' uno di quei libri che so che riprenderò in mano spesso, per un "sorso" ogni tanto, quando le cose vanno troppo veloci e vien voglia di fermarsi un attimo a ritrovare momenti sostanziosi.