Non so, ci sono dei libri che vedo osannati, addirittura additati a capolavoro, e dal quale magari vengon tratti dei film anche di mirabile intento.
Eppure, nel leggere certe pagine, non riesco a capire dove stia l'incanto, dove stia la meraviglia e il capolavoro.
Ho bisogno di capire qualcosa in merito alla lettura.
Qualcuno magari mi sa spiegare come si legge un capolavoro e apprezzarlo malgrado i gusti personali?
Per esempio, sto leggendo - ne ho trovata copia in un negozio di libri usati e l'ho comprato subito - Le Regole della Casa del Sidro. Il film l'ho cercato a lungo in DVD e alla fine l'ho trovato. Mi è talmente piaciuto che ormai l'avrò visto venti volte conosco a memoria le parole dei personaggi. Ma è proprio lì il punto. Quelle parole, quei dialoghi belli e intensi, la storia delicata e limpida, nel libro non ci sono. Non ci sono proprio!
Tutti i personaggi son quasi stravolti, la storia è stravolta...
E anche il modo in cui è scritto il libro - va bene, diamo la colpa al traduttore... - è un'assurdità...
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[...] L'altra infermiera s'immaginava di essere innamorata del Dottor Larch, e quand'era il suo turno di mettere il nome a un bambino, spesso lo chiamava John Larch, oppure John Wilbur (suo padre si chiamava John, appunto) oppure Wilbur Walsh (tale era il cognome di sua madre da giovane). Nonostante il suo amore per il dottor Larch, ella non si figurava Larch altro che come un cognome: quando pensava a lui, non pensava mai a un albero. Il nome Wilbur invece le era simpatifco per la sua flessibilità: poteva infatti servire sia da primo nome sia da cognome. E quant'era stufa di usare John, o quando la collega la criticava perché ne abusava, raramente riusciva a tirar fuori qualcosa di più originale di un Robert Larch o un Jack Wilbur (pare non sapesse che Jack è, spesso, un nomignolo di John)
Se il nome gliel'avesse messo questa sciapa infermiera innamorata, probabilmente sarebbe stato un Larch o un Wilbur qualsiasi, nonché un John, un Jack o un Robert, tanto per rendere la cosa ancora più sciapa. Ma siccome quella volta toccava all'altra infermiera, fu chiamato Homer Wells [...]
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mah... mi chiedo: se avessi scritto io un pezzo così da presentare a un editore... perché questo è parte dell'incipit del romanzo-capolavoro... sarei stata un'eterna scrittrice/genio incompresa... immagino...
[Modificato da (Ipanema) 02/12/2005 17.28]