La cantatrice muta di Isabella Giomi

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newat49
00lunedì 19 maggio 2008 18:25
Ho letto d'un fiato il tuo racconto, Isabella incantatrice, e ti precedo nel commento, anticipando l'eco alla canzone. Vedi, mi viene di scrivere in forma di canzone, e non è sforzo e nemmeno poco vanto, ma sintonia con quanto letto, o forse dovrei dir ascoltato.
Allora certo, ho ascoltato la voce della tua cantante muta, il suo silenzio imploso, la sua vita trattenuta nel diaframma e sfogata solo nell'arie musicali rubacchiate a un mondo altro. Mi sono perso e ritrovato nel corso di un'oretta in paesaggi incerti eppure affascinanti, in avventure appena accennate ma emozionanti, a rincorrere personaggi stilizzati al carboncino ma sempre belli e originali.
Ho inseguito il tuo canto lento eppur veloce, svaporato come di nebbia mattutina, che mi ha portato in lugubri teatri e locande malfamate, stanze oscure e umidi isolotti. Mi sono appassionato al canto, alla cantatrice, alla sua mite mutezza e alla sua paura di vivere, risolta forse - chissà se per davvero - in un abbraccio a quattro mani.
Ho risentito echi di bella narrativa, dalla brava Paola Capriolo al Baricco della Seta, ma sopratutto ho apprezzato una voce nuova, fresca e originale, quella di Isabella Giomi che ha trovato in questa storia la sua nota personale.

Un racconto leggero, sfumato, quasi aereo e inconsistente. Verrebbe da dire persino incongruente.
Eppure bello, da leggersi d'un fiato, che altro conta se non il piacere di un'ora di lettura?
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