LE CINQUE REGOLE DI ROBERT A. HEINLEIN

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Guida
00venerdì 22 settembre 2006 14:28
1. Devi scrivere
2. Finisci quel che hai cominciato
3. Devi frenarti dal riscrivere, a meno che non te lo chieda l'editor
4. Devi metter la tua storia sul mercato
5. Devi lasciarcela finché non l'hai venduta

Allora, che ne pensate? ;)
newat49
00venerdì 22 settembre 2006 14:39
E lui sì che le ha messe a frutto! Uno dei migliori autori di SF (visto che ami tanto gli acronimi). Ricordo 'Fanterie dello spazio', ma ancora di più 'La terza colonna' (o quarta o quinta non ricordo il numero) dove mostrava magistralmente come la religione sia in ogni tempo e luogo solo un'altra arma del potere e del conflitto tra i popoli. Lui, un ex-militare se non erro, che ne sapeva di queste cose...
(Ipanema)
00venerdì 22 settembre 2006 15:37
non sono d'accordo solo sul punto 3...
newat49
00venerdì 22 settembre 2006 16:00
E' una questione di misura, direi. Devi riscrivere fino a che non sei soddisfatto. Dopodichè decidi che il lavoro è finito. Altrimenti non finisce mai.
TorreNord
00venerdì 22 settembre 2006 17:29
- Finisci quel che hai cominciato.
Niente affatto d'accordo. Ci sono racconti che nascono male ed è meglio dimenticarli.

- Devi metter la tua storia sul mercato.
Qui potrei equivocare quel "a tutti i costi" che c'è tra le righe e che potrebbe farmi pensare a un eventuale contributo da versare all'editore. Frase ambigua.

- Devi lasciarcela finché non l'hai venduta.
Venduta? A chi? Proprio oggi c'era un articolo su un quotidiano (scusate non ricordo quale, io li leggo tutti in biblioteca) che diceva che il 50% degli italiani non legge. Un convegno tenuto in questi giorni a Roma da parte dell'associazione italiana Editori ha evidenziato la grave crisi in cui versa l'editoria e la mancanza di aiuti da parte dello Stato. Siamo tra gli ultimi paesi per fatturato in Europa escludendo i libri scolastici. E il quinto punto mi dice che devo vendere??????
Guida
00venerdì 22 settembre 2006 19:45
Re:

Scritto da: newat49 22/09/2006 16.00
E' una questione di misura, direi. Devi riscrivere fino a che non sei soddisfatto. Dopodichè decidi che il lavoro è finito. Altrimenti non finisce mai.



Sì, in effetti è così che andrebbe intesa: cioè, non che sia 'buona la prima' (perché ditemi chi è in grado). Pero' una volta che hai fatto le tue revisioni, Heinlein dice di trattenerti dal continuare, e continuare, e continuare. Tendenza in cui si incorre spesso magari senza nemmeno rendersene conto. A un certo punto il manoscritto va 'licenziato' e biosgna avere il coraggio di buttarlo fuori di casa ;) Se no non troverà mai la sua strada verso la pubblicazione.
Guida
00venerdì 22 settembre 2006 19:52
Re:

Scritto da: TorreNord 22/09/2006 17.29
- Devi metter la tua storia sul mercato.
Qui potrei equivocare quel "a tutti i costi" che c'è tra le righe e che potrebbe farmi pensare a un eventuale contributo da versare all'editore. Frase ambigua.
??????




No, si riferiva semplicemente allo scrivere in vista della normale pubblicazione. Infatti fa pendant con la regola successiva ("finché l'hai venduta". Cioè tu vendi ad altri, i soldi fluiscono verso l'autore). Tenete anche presente l'epoca di Heinlein. Io non so se una volta c'erano gli editori a pagamento o se sono uan realtà odierna visto il proliferare di scrittore. Vero è che Moravia pubblicò a sue spese, ma non ho mai capito se si rivolse a un tipografo o a un vero e proprio editore a pagamento 8che poi la differnza sta credo solo nell ISBN, quando poi te lo danno)



Scritto da: TorreNord 22/09/2006 17.29

- Devi lasciarcela finché non l'hai venduta.
Venduta? A chi? Proprio oggi c'era un articolo su un quotidiano (scusate non ricordo quale, io li leggo tutti in biblioteca) che diceva che il 50% degli italiani non legge. Un convegno tenuto in questi giorni a Roma da parte dell'associazione italiana Editori ha evidenziato la grave crisi in cui versa l'editoria e la mancanza di aiuti da parte dello Stato. Siamo tra gli ultimi paesi per fatturato in Europa escludendo i libri scolastici. E il quinto punto mi dice che devo vendere??????



beh, in questo caso tieni invece presente che lui non parlava certo dell'Italia ma della sua realtà ;)
Se consola, ho sentito che gli 8) Austriaci leggono ancora meno di noi... Ma comune, pippo baudo... o forse no... :S
(Ipanema)
00venerdì 22 settembre 2006 22:39
Pirandello pubblicò a sue spese, mi sembra di ricordare...
Federico Moccia, pubblicò a sue spese (poi un editor si ritrovò per le mani il suo libro, gli comprò i diritti... e zac! pure il film con Scamarcio!)
Christofer Paolini, pubblicò a sue spese (vabbe' i genitori erano piccoli editori...) e stessa sorte di Moccia, un editor si ritrova per le mani il libro, ci crede, gli compra i diritti, lo ripubblica con una casa di grido... e a Natale vedremo il filmone epico di Eragon...

'nzomma, Angelì, di precedenti ce ne sono! :D
TorreNord
00sabato 23 settembre 2006 07:40
A proposito di pubblicazioni a pagamento, avevo scritto alla rivista letteraria "Inchiostro" per avere chiarimenti in merito a un'eventuale recensione. Devo ammettere che è stato abbastanza lapidario: "Dipende" ha risposto. "Se lei ha pagato per pubblicare, lo escludo categoricamente". Questa la risposta del Direttore Editoriale.
E come lui ce ne sono molte di persone in Italia che hanno orrore per gli autori che praticano questa strada. Quindi prima di scendere a patti con case editrici sanguisuga, meglio battere tutte le strade perché se il testo è buono, prima o poi troverà la sua collocazione. Già è difficile piazzare un testo, figuriamoci se l'editore si becca tutto il fatturato in anticipo: ti abbandona al tuo destino senza neanche una riga di pubblicità. E allora mi chiedo io che senso abbia pubblicare in questo modo. Pur rispettando le scelte altrui, non consiglio a nessuno di investire soldi che non porteranno da nessuna parte.
Guida
00domenica 24 settembre 2006 14:37
Re:

Scritto da: (Ipanema) 22/09/2006 22.39
Federico Moccia, pubblicò a sue spese (poi un editor si ritrovò per le mani il suo libro, gli comprò i diritti... e zac! pure il film con Scamarcio!)



Sì, pero' a quanto so il libro di Moccia è stato rivoltato come un calzino, prima di essere ripubblicato da Feltrinelli. Quidi tanto pubblicabile così com'era non doveva essere. Ecco forse perché non ha trovato un editore


Scritto da: (Ipanema) 22/09/2006 22.39

Christofer Paolini, pubblicò a sue spese (vabbe' i genitori erano piccoli editori...) e stessa sorte di Moccia, un editor si ritrova per le mani il libro, ci crede, gli compra i diritti, lo ripubblica con una casa di grido... e a Natale vedremo il filmone epico di Eragon...




Il caso degli stranieri è diverso secondo me. E' un mercato molto piu' aperto (complice il fatto che c'è gente che legge) e io sono convinta che essere Italiani penalizzi molto. Anzitutto perché c'è snobismo, da parte di USA e UK, verso gli autori stranieri. Io non vedo differenza fra un Terry Brooks e alcuni narratori nostrani (es Licia Troisi). Anzi, la secondo è piu'originale del primo, se volgiamo, pur scrivendo narrativa derivativa, Eppure il primo vende sfracelli, la seconda ha pubblicato in Germania e in un altro paio di Paesi che non ricordo ma non c'è verso di sbarcare nei Paesi in lingua angofona.
In piu', agli Italiani gioca contro il loro stesso Paese: c'è snobismo totale nei confronti degli esordienti italiani. Tant'è vero che Luca Truenberger (spero di averlo scritto giusto, mi accartoccio sempre con sto nome) all'inizio ha venduto perché lo scambiavano per un autore straniero.

[Modificato da Guida 24/09/2006 14.38]

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