SPETTACOLI & CULTURA InviaStampaMigliaia di "Fincipit" a Repubblica.it. I lettori hanno scatenato
la fantasia mettendo alla prova i classici. Con risultati dissacranti
"M'illumino d'immenso: il polonio
nel sushi era troppo denso"
di CLOTILDE VELTRI
MIGLIAIA di mail, e migliaia di fincipit. I lettori di Repubblica.it hanno scatenato fantasia e creatività per partecipare al gioco che sta appassionando la Rete. Con risultati che dimostrano come l'ingranaggio che scardina una trama nota, una canzone celebre, un sonetto mandato a memoria da piccoli, intriga e, soprattutto, mette di buon umore. "M'illumino d'immenso. Il polonio sul sushi era troppo denso", scrive Luca Passani riuscendo abilmente a fare una crasi tra Ungaretti e l'attualità, tra l'ermetismo primo Novecento e l'inquietante cronaca giudiziaria di oggi.
Ribatte all'altezza Luigi Briganti: "Si sta come d'autunno, sugli alberi, le foglie.., disse il lavoratore con contratto co.co.co.". A dimostrazione che non solo si possono mischiare i generi, ma che farlo è gioco irresistibile.
Non è un caso che siano davvero tanti i lettori che si cimentano con le urgenze/emergenze dell'oggi. Anche Leonardo Barucca: "All'ombra de' cipressi e dentro l'urne da bianche molte schede io vidi farsi azzurre", scrive. Marcello Bariani preferisce cimentarsi con Hemingway: "Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce", quand' ecco gli passò sopra la portaerei Enterprise, diretta a Kuwait City".
Poi ci sono quelli che prediligono il nonsense, l'illogico, il surreale. Sentite Lorena: "Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti..., proprio qui doveva finire, sul tettuccio della mia Clio!". Le parole si manipolano come pongo nelle mani dei lettori che, coraggiosamente, traspongono il senso originario per transitarlo in altro.
Luca Vangelista: "Ma il lumino è della mensa?" E Unglash: "Si sta come d'autunno, sugli alberi, le scimmie". O Paolo: "M'illumino d'immenso... ma toglimi di testa st' abat jour". Va detto che tra tutte le citazioni segnalate, quelle di Giuseppe Ungaretti sono state particolarmente apprezzate. Forse perchè si prestano perfettamente al Fincipit, essendo già sintetiche.
I lettori, però, hanno ampiamente punito - come direbbe Flavio Oreglio - anche Carducci: "L'albero a cui tendevi la pargoletta mano era un ippocastano...or comò accanto al divano!", se la ride Carmela. Ribatte pronto Kipoint: "L'albero a cui tendevi la pargoletta mano... è il mio, stronzetto, ridammi il melograno!".
Per non parlare del vecchio pescatore di Hemingway la cui solitudine provoca le associazioni più profane: dai bastoncini findus a Bin Laden. E che dire di Sara, la disgraziata - è proprio il caso di dirlo - che Venditti vorrebbe sveglia a primavera? Apriti cielo. Per Pizzikato "è morta", Luigi Caria Giglio la pretende in piedi "almeno per cena". Luca Passani, la disegna stordita: "Sara, svegliati è primavera, hai fumato già l'erba di un'annata intera". Da citare poi, assolutamente, i fincipit di Massimiliano Zaccagnini: "Respiri piano per non far rumore, o sei proprio morto?" e di Claudia di Genova: "Tutte le famiglie felici si somigliano. I componenti della mia famiglia non hanno nessun sosia".
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