D EUFONICA: discutiamone pubblicamente.

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(Ipanema)
00mercoledì 21 febbraio 2007 08:31

La d cosiddetta eufonica è una d ([d]) aggiunta alla preposizione "a" e alle congiunzioni "e" e "o".

È motivata anche etimologicamente in quanto queste parole derivano dal latino ad e et, aut (negli ultimi due casi, [t] si sonorizza in [d] tra vocali).

L'uso della d eufonica è possibile quando c'è un incontro con un'altra vocale, mentre è obbligatorio quando è destinato ad evitare l'incontro cacofonico di due suoni identici, cioè [a] con [a], [e] con [e] (ma non con [?]) e [o] con [o] (ma non [?]), oltre che in certe locuzioni cristallizzate come "ad esempio". Non può esserci d eufonica se fra le due vocali c'è una pausa.

Lo storico della lingua Bruno Migliorini ha proposto una semplificazione della regola generale che prevede la presenza della d eufonica soltanto quando la preposizione "a" o le congiunzioni "e" e "o" si trovino davanti a parole inizianti con la stessa vocale. Tale norma è stata suggerita dall'Accademia della Crusca come raccomandazione, con la postilla che "od" è ormai caduto in disuso ed il suo uso non è consigliato.

In generale, sia Bruno Migliorini che Luciano Satta (fra gli altri) consigliano di provare a pronunciare una frase per vedere se l'incontro delle vocali è davvero fastidioso, e di aggiungere la d eufonica solo se effettivamente si riscontra un miglioramento del suono della frase, perché la somma di troppe d può provocare la cacofonia che la d eufonica dovrebbe servire ad evitare. La "regola semplificata" di cui sopra non è altro che la logica conseguenza di questo consiglio unito all'assunzione che l'incontro di due vocali diverse non dà (quasi) mai fastidio.

L'uso della d eufonica non è sempre coerente con quello dell'elisione: per certi sarebbe cacofonico l'incontro di a e u ma non quello della i con la u né tanto meno di una i con un'altra i. Una frase come «Ad un incontro di un gruppo di Italiani» appare come completamente illogica giacché mentre da un lato si evita l'incontro di due vocali con una d, dall'altro non viene fatto lo stesso per mezzo dell'elisione.


da Wikipedia

L'opinione dell'Accademia della Crusca

Ogni tanto mi prende. Di andarmi a leggere circa la d eufonica voglio dire. Ho smesso di usarla, trovo i testi più puliti quando la regola di Migliorini viene applicata, ma nello stesso tempo non posso fare a meno di sentirmi come "imposta" una "regola" che in fondo "regola grammaticale" non è.

Discutiamone, se vogliamo, tutti insieme. La discussione è aperta alla lettura e alla scrittura di tutti.


Altre discussioni al riguardo:
Dal forum Accademia della Crusca
newat49
00mercoledì 21 febbraio 2007 08:37
E' una convenzione editoriale. Non da tutti rispettata. Prendi un libro di Sellerio e troverai un sacco di d eufoniche tra vocali diverse. L'ho notato in Carofiglio per esempio.
Direi che sono 'cosine' da correttori di bozze comunque (automatici o manuali). I problemi della scrittura son bene altri.
(Ipanema)
00mercoledì 21 febbraio 2007 08:58
Da it.cultura.linguistica.italiano.it:

L'uso della d eufonica: ad, ed, od.
Su it.cultura.linguistica.italiano Fabio chiede quale sia il nostro comportamento di fronte alle

...forme eufoniche di e, a e o ...
Punto primo. Una lunghissima citazione dal Satta, p. 461:

Due congiunzioni, e, o, e una preposizione, a, consentono l'aggiunta di una d per legarsi meglio alla parola che le segue e che comincia con vocale. Ma è sempre necessario scrivere ed, od, ad? Ripetiamo un consiglio: usare la d quando la vocale iniziale della parola seguente è la stessa: ad andare, ed Europa, od obbligare; non usarla quando la vocale iniziale della parola seguente è diversa: a esempio, e io, o anche; non usarla nemmeno quando, pur essendo la vocale iniziale della parola seguente la stessa, vi sia nei dintorni un'altra d a dar noia all'orecchio: a Adamo, e educato, o odore.
Un consiglio, sia ben chiaro, e non una regola, e nemmeno una regoletta; tanto più che è difficile fare le regolette contro l'uso di un certo Manzoni. Al quale piaceva abolire la d anche davanti a vocale uguale: a accudire, a andare, e esclamò, a aiutarvi.
La verità è che questa consonante detta eufonica appunto per il compito di dare un buon suono alla lettura non ha altra norma che quella dell'orecchio, e in simili sottigliezze l'orecchio può talvolta rimanere indifferente. Addirittura accade che uno scrittore il quale per un pezzo ha avversato la d eufonica cominci a usarla. Giovanni Arpino, per esempio. Prendete 'Un delitto d'onore' (1961), e vi leggerete a Atripalda, a avanzare, a ascoltarlo, a aiutarla, a avvicinarla, a accarezzarla, a aspettarla, a annuire, a Avellino. Poi prendete 'Una nuvola d'ira' (1962) e vi leggerete ad accennare, ad Angelo, ad andare, ad accontentarsi. (*)
Sicché è difficile trovare lo scrittore fermo e coerente in un senso o nell'altro. Abbiamo cercato di racimolare un elenco di avversatori e uno di fautori della d eufonica; pare che ne facciano volentieri a meno Mario Tobino, Cesare Pavese, Romano Bilenchi, Giovanni Comisso, Arrigo Benedetti, Carlo Laurenzi, Libero Bigiaretti, Tommaso Landolfi (ma si fa presto a dirlo: questi scrive ad adorare), Indro Montanelli e il già detto Arpino. Con una certa frequenza si trova invece nella prosa di Alberto Moravia, Giuseppe Berto, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Leonardo Sciascia, Italo Calvino, Vasco Pratolini, Carlo Cassola, Paolo Monelli, Raffaele La Capria.



Mah, convenzione editoriale parrebbe, ma scopro su internet che Bruno Migliorini ha semplificato la regola visto l'abolizione da parte di molti scrittori a partire dagli anni 40 e 50.

In effetti, il problema che mi pongo è un altro: fermo restando che abolire le d eufoniche rende il testo più pulito e più fluido, perché non renderla "regola grammaticale" a tutti gli effetti e insegnarla assolutamente a scuola, a partire dalle elementari?

L'italiano è una lingua viva, quindi non statica, per cui cambiare le regole o uniformarle all'uso corrente sarebbe più che giustificato.

Non mi pongo un problema di scrittura/editoria/pubblicazione, ma linguistico.

qui ne avevo già parlato, qualche commento lo avevo anche ricevuto...

[Modificato da (Ipanema) 21/02/2007 9.03]

TorreNord
00mercoledì 21 febbraio 2007 09:00
Provengo (come molti di voi) da un forum dove la "d" eufonica era vista come un autentico obrobrio. Ma come dice Fabio, è solo una convenzione tra editori, tanto è vero che molti classici sono zeppi di "d" eufoniche.
Se dovessi giudicare un testo, non mi lascerei di certo fuorviare dalla presenza o meno della famigerata "d" dopo la "e". Anche perché dal punto di vista grammaticale non è una scorrettezza. E poi, parliamoci francamente, non è certo una "d" in più o in meno che fa lo scrittore! [SM=g27835]
esteriade
00mercoledì 21 febbraio 2007 09:46
Re:

Scritto da: newat49 21/02/2007 8.37
E' una convenzione editoriale. Non da tutti rispettata. Prendi un libro di Sellerio e troverai un sacco di d eufoniche tra vocali diverse. L'ho notato in Carofiglio per esempio.
Direi che sono 'cosine' da correttori di bozze comunque (automatici o manuali). I problemi della scrittura son bene altri.



Carofiglio l'ha addirittura sbattuta in copertina!!!
"Ad occhi chiusi". E' il titolo di un suo romanzo [SM=g27828]

Io direi che anche l'orecchio vuole la sua parte [SM=g27822]
cattleja
00mercoledì 21 febbraio 2007 09:57
Carofiglio esagera.
La Covito la ignora del tutto, non la mette nemmeno quando si incontrano due a.
nutella bric
00mercoledì 21 febbraio 2007 10:14

Premesso che la questione è "aperta", la nostra lingua è in continua mutazione, i problemi veri nella scrittura sono altri, eccetera

Al corso di Davide Bregola che ho frequentato sabato scorso è stato affrontato questo problema.
Lui l'ha definita un vero e proprio errore grammaticale; ha anche detto che gli editori con cui collabora (a quanto ho capito anche Bregola legge manoscritti di esordienti), se si ritrovano in mano un libro fenomenale non lo buttano nel cestino per una d in più o per un apostrofo in meno, però queste cose le notano e non fanno certo una buona impressione.

Anch'io ho trovato parecchie d eufoniche tra vocali differenti nei classici, o in libri di scrittori affermati, però sinceramente, dato che ci vuole un attimo a toglierla, perché rischiare?


(Ipanema)
00mercoledì 21 febbraio 2007 10:18
Re:

Scritto da: cattleja 21/02/2007 9.57
Carofiglio esagera.
La Covito la ignora del tutto, non la mette nemmeno quando si incontrano due a.



La Covito è manzoniana, dunque. A. Manzoni la toglieva ovunque, anche davanti a vocale uguale: A andare; E evidentemente...

[Modificato da (Ipanema) 21/02/2007 10.18]

veronica.79
00mercoledì 6 febbraio 2008 00:06
Un anno di master in Mondadori, con molte ore di corso di scrittura, mi hanno fatto letteralmente aborrire la "d" eufonica, anche se quando ho messo piede lì dentro la tolleravo abbastanza. Quindi ora come ora non mi disturba solo se strettamente necessaria, altrimenti mi salta all'occhio come un "habbiamo"! Detto questo, credo che dipenda dalla sensibilità di ciascuno, non è una regola fissa. Nel giornalismo si insegna a toglierla per non sprecare battute preziose, ma in altri generi di scrittura forse non è così importante.
Renata M
00mercoledì 6 febbraio 2008 09:31
Vi quoto un po' tutti, non è una D in più o in meno a fare un testo. Cuccagna si trattasse solo di quello.
Ciao :-)
(Ipanema)
00mercoledì 6 febbraio 2008 11:28
Re:
veronica.79, 06/02/2008 0.06:

Un anno di master in Mondadori, con molte ore di corso di scrittura, mi hanno fatto letteralmente aborrire la "d" eufonica, anche se quando ho messo piede lì dentro la tolleravo abbastanza.



UN ANNO DI MASTER IN MONDADORI????

GASP... vogliamo sapere di tutto e di più! [SM=g20548]

veronica.79
00mercoledì 6 febbraio 2008 17:37
Re: Re:
(Ipanema), 06/02/2008 11.28:



UN ANNO DI MASTER IN MONDADORI????

GASP... vogliamo sapere di tutto e di più! [SM=g20548]




Beh...cosa posso dire...è stata un'esperienza molto bella e intensa e molto, molto formativa. Hanno selezionato dodici persone su cinquemila. La selezione è stata dura, i requisiti erano in partenza molto selettivi, a cominciare dal voto di laurea che doveva essere il massimo, poi almeno due lingue straniere nel curriculum, tesserino da pubblicista e un sacco di altre cose. Dopo due mesi di test e controtest, alla fine siamo rimasti in dodici. Ci hanno riuniti tutti a Segrate e ci hanno detto che avremmo passato un anno di studio indefesso, perché era il primo e ultimo master in giornalismo che la Mondadori avrebbe organizzato, lo aveva fatto mettendo a disposizione tutte le risorse dell'azienda e ci era stata data questa opportunità perché la loro ambizione era formare i futuri direttori di domani.
E devo riconoscere che non hanno badato a spese. Sono entrata fidanzata e sovrappeso, sono uscita di lì single e con otto chili in meno. L'ambiente era estremamente competitivo e ogni giorno finite le dieci ore di lezione e di pratica dovevamo ancora scrivere. Ogni sera avevamo un compito diverso: un articolo di cronaca, un editoriale, un testo narrativo. La mattina seguente consegnavamo il testo che ci veniva restituito analizzato e corretto sotto tutti i punti di vista, forma e contenuto. Lo spauracchio era ovviamente il voto. All'inizio è stata davvero dura: il mio modo di scrivere è stato letteralmente fatto a pezzettini. Un giorno il mio tutor mi ha preso in disparte e mi ha detto che il mio vocabolario era insufficiente. Mi ha assegnato per un mese esercizi per i sinonimi e i contrari e intere serie di vocaboli da imparare. Cose da pazzi! Sono stati giorni molto duri e di profonda crisi e riflessione. Ma utilissimi. In particolar modo per quanto riguarda il mio stile di scrittura che è migliorato nettamente, a furia di scrivere e riscrivere le stesse cose e di ricevere critiche durissime e distruttive.
Ma non è stato solo questo, ci hanno formato a trecentosessanta gradi (corso di scrittura, ma anche corso di storia moderna, corso di balistica, corso di psicologia delle dinamiche di gruppo, realizzazione di inchieste giornalistiche...non ricordo nemmeno tutto quello che ci hanno fatto fare!). Per non parlare dei nomi italiani e internazionali che hanno invitato a tenere lezioni e corsi. è stata una grande opportunità di crescita e di confronto.
poi restare a lavorare lì...beh quella è un'altra cosa. Il giornalismo lo sanno insegnare, ma è un'azienda che punta al guadagno e i redattori sono sostanzialmente correttori di bozze. Così dopo qualche mese ho ringraziato e me ne sono andata, mantenendo solo qualche collaborazione esterna. Però quello che mi hanno insegnato è stato davvero moltissimo.

Massimo Baglione
00giovedì 7 febbraio 2008 15:39
Se vi interessa, il correttore di testi online su www.braviautori.it controlla anche le "d" eufoniche.
Siccome il programma è in continuo sviluppo, se notate delle anomalie vi prego di riferirmele per tempo, in modo da porvi rimedio.
Ciao!
santiago.gamboa
00giovedì 7 febbraio 2008 20:31
libero arbitrio?

siccome le persone che mi sono amiche sostengono che io faccia dei continui "pipponi" su tutto, esprimo il parere in poche parole. (non oso immaginare cosa possano dire i nemici)

io la uso come e quando e quanto mi pare, anche niente! o tanto, o troppo se occorre al testo. se scrivo un dialogo con una maestra elementare di potenza, ambientato negli anni '60 ...non ce le dovrei mettere le d eufoniche?

ecco. tutto qua, mi piace chi trasgredisce le regole e usa le sgrammaticature con cognizione di causa effetto

hasta luego

gf
Massimo Baglione
00giovedì 7 febbraio 2008 21:28
Santiago, il libero arbitrio è sacrosanto, ma finisce quando comincia quello dell'editore.
Vi consiglio caldamente di informarvi SEMPRE sulla linea editoriale e sulle regole ortografiche dell'editore a cui mandate in visione un'opera.
(Ipanema)
00lunedì 10 marzo 2008 10:50
Re: libero arbitrio?
santiago.gamboa, 07/02/2008 20.31:


siccome le persone che mi sono amiche sostengono che io faccia dei continui "pipponi" su tutto, esprimo il parere in poche parole. (non oso immaginare cosa possano dire i nemici)

io la uso come e quando e quanto mi pare, anche niente! o tanto, o troppo se occorre al testo. se scrivo un dialogo con una maestra elementare di potenza, ambientato negli anni '60 ...non ce le dovrei mettere le d eufoniche?

ecco. tutto qua, mi piace chi trasgredisce le regole e usa le sgrammaticature con cognizione di causa effetto

hasta luego

gf




Stupendo Santiaguito! Come sempre...
me l'ero persa sto' tuo intervento qua...
[SM=g20543]
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