Best off 2006 (La repubblica.it)

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esteriade
00giovedì 9 febbraio 2006 16:32
L'analisi di "best off 2006", il meglio dei giornali letterari
"Ormai il dibattito critico e culturale si svolge soprattutto su Internet"
Riviste online, blog e polemiche
la nostra letteratura si processa
Tra le novità in libreria, quattro romanzi italiani
sospesi tra amarcord, calcio, rimpianti e fantasmi
di DARIO OLIVERO


PROCESSO
Per il secondo anno consecutivo esce best off, sottotitolo: il meglio delle riviste letterarie italiane (minimum fax, 12,50 euro). L'edizione 2006 è curata da Giulio Mozzi. Vi sono raccolti saggi, recensioni, interviste apparse su riviste come Nazione indiana, Fernandel, Lo straniero. Si parla di temi come il caso Faletti, l'industria editoriale, il fenomeno delle librerie blockbuster, i tempi di reazione della "repubblica delle lettere" in questa congiuntura politica e culturale, se siamo o meno in un'era di restaurazione e come e dove dovrebbero nascere gli anticorpi, se esista ancora uno scrittore non omologato o soffocato dalla superfetazione del proprio ego, se oggi questo tipo di industra editoriale avrebbe pubblicato gente come Kafka o Steinbeck. In poche parole si cerca di fissare lo stato delle arti del sistema nervoso della letteratura italiana. La novità è l'importanza che ha assunto la Rete nel dibattito: riviste online, articoli incominciati su carta e approfonditi online, botta e risposta consumati all'interno dei blog, polemiche letterarie ad uso dei milioni di navigatori della Rete. Il quadro che esce se è incoraggiante sotto il profilo della diffusione del dibattito attraverso Internet, per il resto è abbastanza desolante.

AMARCORD CON RABBIA
Un antidoto al quadro appena descritto: Subito ieri di Romano Cantore (Marco Tropea, 13). Sono ricordi di una vita poco allineta come poteva essere solo quella di chi è cresciuto in un piccolo paese come Castelnuovo Magra tra le bacchettate e le marcette del maestro fascista e come unico diversivo la morale sessuale cattolica. Un padre devoto del Duce e una madre costretta a fare in fretta le valige per portare in salvo quel po' di sangue ebreo che le scorreva nelle vene e che stava diventando pericoloso. Tra l'irresistibile voglia di fare degli anarchici milanesi e le vendette sommarie della fine della guerra. Fino ad arrivare agli anni della Repubblica e dei suoi infiniti e misteriosi centri di potere scoperti attraverso il mestiere di giornalista. Rabbia sana, bianciardiana, consolatoria quella di Cantore, contro il conformismo, le regole, l'ipocrisia, i divieti di fumo.

CALCIO E COMUNISTI
Una generazione dopo. Stavolta il ragazzo cresce negli Anni Settanta. Stavolta i nemici e le paure sono altre, come per esempio i fratelli Semplici, comunisti venuti al paese per fondare una polisportiva per i ragazzi, ma additati da molti come pericolosi emissari del pericolo rosso e collegati con i disordini che stanno mettendo l'Italia in ansia. Stavolta il padre del ragazzo è operaio metalmeccanico ma sembra nascondere un profondo non detto per le sue idee politiche dietro il suo indecifrabile sorriso. Stavolta la madre è cattolica fervente, impaurita da ogni cosa possa sollevare la parvenza di un dubbio sulla stabilità dell'asse Chiesa-partito-famiglia. Ma la provincia italiana è sempre la stessa, il bisogno di fare qualcosa pur non sapendo bena che cosa, anche. Così il ragazzo si affida all'unica cosa che gli viene bene e naturale, giocare a pallone. Ma, come accade con ogni vocazione, questo non lo metterà al riparo dalla furia degli anni che passano. Si intitola Alla larga dai comunisti (Baldini Castoldi Dalai, 15) di Luigi Carletti.

VITE A UN BIVIO
Antefatto. Una banda di otto ragazzini che si danno i nomi che ci si dà nei paesi del nord: il caciarun (l'urlatore), il candelot (dal moccolo al naso), il pulaster (il pollo). Tra loro Gabriele e Giuseppe. Passatempo preferito, far diventare matto il contadino Crapun (testone) rubandogli la frutta dagli alberi. Fatto. Durante una scorribanda capita che il classico scherzo concepito dai due amici si trasformi in tragedia. Fine. Passano gli anni, la vita continua, le strade dei due si dividono. Poi si incrociano di nuovo. A uno è andata male, all'altro meglio. Sembrano i due ragazzi della via Gluck. Il destino ha regalato loro un giorno fuori dal tempo per mettersi in pari. E' Andiamo a bere la pioggia (Lupetti, 13) di Raffaele Mangano.

FANTASMI E VISIONI
Si intuisce già dalla copertina alla Sergent Pepper che quello che c'è dentro è una bella sfida. Gianfranco Manfredi racconta una storia allucinante e allucinata di uno scrittore che incomincia una lunga ricerca partendo da Emilio Ghione, star del cinema muto morto nel 1930. Incomincia a sognarlo, ne segue le tracce attraverso musei del cinema e amici spacciatori di vhs con immagini rarissime. Ha allucinazioni, parla con i fantasmi, incontra altri personaggi tra i quali il re del porno John Holmes e Charles Manson. Raccontato così sembra un guazzabuglio, in realtà la struttura tiene e la trama funziona. Bisogna avere nervi saldi e crederci davvero per riuscire ad arrivare fino in fondo e scrivere un'opera così poco scontata. Bisognerebbe metterla nel best off 2007. Si intitola Nelle tenebre mi apparve Gesù (Marco Tropea, 15).

(9 febbraio 2006)
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