FINITO DI LEGGERE - impressioni a caldo
Mah, a questo punto sono perplessa. Pur restando affascinata dal primissimo capitolo, che mi ha conquistata letteralmente con la sua dimensione onirica e ironica, il resto del libro mi ha un po' deluso.
Non mi è piaciuto appieno. Mi è piaciuto a tratti. Molto a tratti.
Sono stata letteralmente affascinata e conquistata da Achille. Era come se fossi davvero in quella stanza, al posto di Ulisse a osservare e a restare letteralmente incantata, fagocitata dalla sua personalità. Gli scatti d'ira, le sue intuizioni, le parole incredibilmente profonde e sublimi che digita sulla tastiera, mi è sembrata naturale e "sonante" la voce le rare volte che parla. Ogni gesto, ogni azione che Achille compie ogni volta che compare nel libro, era un gesto e un'azione che mi sarei aspettata, che non mi ha sconvolto eppure che ho condiviso con lui.
Ogni volta che Ulisse lasciava la casa di Achille, sentivo venire meno l'interesse per il libro. Confesso che ho saltato spesso a pagine intere tutte le vicende di Ulisse con il suo capo/amico editore, la segretaria bonazza, e persino Pilar. Non mi sono neppure piaciuti i pezzi scritti da Achille. Ma quando Ulisse rientrava in casa di Achille, o anche solo i momenti in cui si trovava a contatto con l'universo di Achille (la madre, il fratello, il primario) allora era come se il libro riprendesse vigore e il mio interesse si faceva attento.
Insomma, due fasi, due velocità, due gradi di interesse e percezione.
Forse solo i momenti in cui Ulisse parla con gli autori degli scrittodattili, ritornando in quella dimensione onirico-favolistica che credevo permeasse tutto il libro, mi hanno interessato un po' più del resto.
Non so se questo libro io l'abbia letto bene oppure no. So che ho letto in un modo strano, non consono al mio solito modo di leggere. Ho letto con insofferenza, con noia alle volte, e poi immediatamente dopo mi ritrovavo immersa in una dimensione differente. Non riesco ancora a decifrare la chiave di lettura di un libro come questo.
Un po', lo ammetto mi ha infastidito il modo in cui è scritto. Si sente la capacità immensa, di manipolare le parole da parte di Benni. Si sente il mestiere, si sente l'Arte. Quella con la A maiuscola. Si percepisce. E ti incantano per esempio i momenti di altissimo respiro, le riflessioni dure e dolorose che fa Achille verso ciò che è l'universo che lo ha circondato, che lo circonda e che ha immaginato, sognato di avere attorno a sè.
[La televisione n.d.r.]
Clinica di lusso, dove il conformismo festeggia l'impunità di definirsi trasgressione. Caserma di imboscati, camerateschi con i superiori, sadici con i deboli. Luogo di mostri gozzuti condannati a copulare in eterno tra loro Puzza di morte più della mia camera. Tu la guardi?
Qualche volta sì. A volte serve.
E' vero. Sublime vendetta delle parole, serve ma non a te. Ma come rinunciare alla sua comodità? Una pozzanghera che riflette tutto il dolore del mondo e che puoi asciugare in un attimo. Una grata di confessionale in casa tua e dentro un prete in lustrini.[...]
Ma poi lo stacco brusco, il descrivere la vita di Ulisse fuori la stanza di Achille, i picchetti per aiutare Pilar, gli incontri nella discoteca. Un altro modo di scrivere, più vicino al moderno scrivere di Ammanniti e Nove. Non più uno stile letterario alto e filosofico, ma forse uno più aderente alla realtà odierna, ironico, volgarotto, canzonatorio. Ma uno stile che pur nella sua unicità e originalità non è a me congeniale, non piace a me. Sicuramente ad altri invece prende e rende più viva tutta l'ambientazione e la vita dei personaggi.
Dunque un libro che mi è piaciuto a metà. A tratti appunto. Prima moltissimo. Poi molto meno. Poi da morire. Poi di nuovo poco poco. Un gradimento altilenante che però ha saputo instillare in me la curiosità, la bramosia di leggere altro scritto da Benni. E credo che mi metterò di impegno per legger tutto, ma proprio tutto ciò che lui ha scritto, da Bar Sport in poi.
[Modificato da (Ipanema) 30/01/2006 12.22]