08/03/2011 12:19 |
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Sia resa lode all'inventore del PC. In passato scrivevo a mano, ottenendo l'effetto di smarrire gran parte dei fogli (senza danno per la storia della letteratura...)e avendo grandi difficoltà a decifrare le mie stesse zampe di gallina.
Poi, non c'entra proprio niente, ma mi è arrivato ora il testo della quarta di copertina scritta dall'editore. Oltre a essere lusinghiera per me, è così bella in sé che ve la mando.
Ciao!
Le pozzanghere riflettono le luci del mondo: «quello che capita
/ a volte un po’ di luna / e le ombre dei randagi casuali».
Sono un simbolo forte del panteismo eccentrico di Strumia,
dove i meccanismi dell’universo si manifestano, con un po’ di
mistero e molto understatement, nelle forme di esistenza minime
e meno appariscenti. Per questo l’uomo trova uno specchio
straniante ma anche profondamente veritiero negli insetti
o addirittura nei batteri, in un fossile o in un grumo di resina.
«Siamo atomi migranti»: sembra la sintesi poetica del famoso
racconto di Primo Levi sul carbonio. Quella di Strumia è una
visione scientifico-materialista del mondo, ma non per questo
meno segreta, piena di simboli indecifrabili. La sua poesia è
lontana dalla tradizione lirica: l’io che viene rappresentato è
frantumato e attraversato da forze conosciute e sconosciute,
e viene sempre descritto da punti di vista dislocati apparentemente
altrove, anche se proprio questi altrove sono l’unica possibile
forma di identità.
In questa direzione vanno la continua invenzione linguistica,
la sfrenata fantasia delle immagini e delle associazioni, i cambi
di ritmo, le sonorità incalzanti. Una brillantezza mai gratuita,
che è tutt’uno con il lavorio del pensiero e le sue brucianti
accensioni in presa diretta. |
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