Avevo già letto l'articolo. Il fatto è che una laurea poco aggiunge al diploma per quanto riguarda la capacità di scrivere. Io, ad esempio, mi sono laureato in Economia e Commercio e, ovviamente, non ho sostenuto nessun esame di lingua italiana, figuriamoci!
Alcuni professori pretendevano una certa proprietà di linguaggio, ma altri non ci facevano caso: l'esame era solo incentrato sulla materia di cui era oggetto.
In realtà, non toccherebbe all'Università insegnare l'italiano. Si tratta di una conoscenza di base che con le scuole medie dovrebbe essere già ben radicata e che il liceo dovrebbe perzezionare (ma cosa fanno gli istituti tecnici?).
Il problema, quindi, non è nell'Università, ma più a monte, nella scuola dell'obbligo. Cosa che, del resto, era già emersa dal recente studio internazionale inglese che vedeva gli italiani agli ultimi posti nell'OCSE, non solo per la conoscenza della lingua patria ma anche per la matematica, le scienze e quasi ogni altra materia.
Come dire che la scuola italiana è ormai allo sbando.
E ce ne stupiamo, quando il lavoro dell'insegnante, così importante, è considerato un lavoro di ripiego o di serie B per mezze casalinghe ed è decisamente sotto-pagato?
E il problema non finisce lì. Quello della scuola è un mondo che si collega a quello della scienza e della ricerca... e l'Italia investe sempre meno in ricerca. Il risultato è che siamo dovuti uscire dall'alta tecnologia e dalla produzione di qualità, concentrandoci su un'economia da PMI, concentrata su prodotti di media e bassa qualità, per i quali dobbiamo ora subire la concorrenza dei paesi emergenti.
Mi sono allontanato troppo dall'argomento centrale? Non credo. E' tutto legato. Se si trascura la cultura, tutto crolla.