Ho sempre più l'impressione che gli americani confondano l'impegno con la noia.
Già l'avevo notato nel film sul maccartismo di quel bravo attore americano che tutti conoscono più per la pubblicità del Martini che per altro (non mi ricordo nome dell'attore e titolo del film, come al solito...)
3 ore di sceneggiatura sbrindellata, la pretesa di raccontare 20 anni di malapolitica internazionale americana, ovviamente in modo superficiale e didascalico, tanto che mi chiedo cosa capisse chi non sapeva nulla di quei fatti. Storicamente vale zero, ma un film deve raccontare una storia, non è un corso di storia, e anche lì De Niro è deludente, alquanto deludente. Personaggi appena abbozati, il dramma che dovrebbe essere centro della storia un po' banalizzato, non approfondito, poco vissuto, il personaggio principale tutto sommato poco credibile (sembra abbia sempre la stessa età), il personaggio della moglie, potenzialmente molto interessante, stereotipato, un fastelli di altre facce che si somiglianio tutte.
Quando esci ti rimane che ti hanno raccontato in modo sbrigativo che quelli della CIA erano brutti e cattivi. Sai che novita! Qualche bella intuizione scenica (la donna gettata dall'aereo, la lettera del padre suicida bruciata alla fine, la figura del padre della moglie che perde un pezzo di piede per volta...) non bastano a reggere il film.
La scelta poi di usare come filo conduttore sul quale andare avanti e indietro nella storia lo studio della fotografia e della registrazione di spionaggio fatta al figlio del protagonista, è debole, insignificante, prende troppo importanza in mezzo a racconti episodici della guerra fredda e i drammi personali mal raccontati.
Non raggiunge la sufficienza.
Paragonato a Le vite degli altri, altro film di abientazione storica nello stesso periodo, non gli allaccia le scarpe.
De Niro, torna a fare il tuo mestiere.
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