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Leggere a cuor leggero

Ultimo Aggiornamento: 06/05/2012 04:53
04/05/2012 12:47
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Secondo me, noi che viviamo molto a contatto con i libri, rischiamo di divenire ipercritici con quello che leggiamo, ce lo godiamo meno perche' non lo buttiamo dentro e via, non lo scorriamo piu' a "livello di pancia". La parte emotiva ne soffre. Ormai, se io leggo qualcosa per una recensione, devo sforzarmi molto per dividere il mio giudizio in due parti: quello emozionale e quello che deriva da un apprezzamento piu' formale di un manoscritto. Credo che le persone 'normali', invece, anche a livello di lettori forti, siano meno inflessibili di quanto temiamo. Vengo al punto: dovremmo essere meno severi anche con noi stessi quando scriviamo. Il che non significa non sforzarsi di migliorare, ma pure non credere che una parola ripetuta a distanza ravvicinata rendera' la pagina una schifezza.

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04/05/2012 12:58
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Re:
cristina67@, 04/05/2012 12.47:

Secondo me, noi che viviamo molto a contatto con i libri, rischiamo di divenire ipercritici con quello che leggiamo, ce lo godiamo meno perche' non lo buttiamo dentro e via, non lo scorriamo piu' a "livello di pancia". La parte emotiva ne soffre. Ormai, se io leggo qualcosa per una recensione, devo sforzarmi molto per dividere il mio giudizio in due parti: quello emozionale e quello che deriva da un apprezzamento piu' formale di un manoscritto. Credo che le persone 'normali', invece, anche a livello di lettori forti, siano meno inflessibili di quanto temiamo. Vengo al punto: dovremmo essere meno severi anche con noi stessi quando scriviamo. Il che non significa non sforzarsi di migliorare, ma pure non credere che una parola ripetuta a distanza ravvicinata rendera' la pagina una schifezza.




Il lettore tecnico vede di sicuro cose che il lettore istintivo non vede e viceversa. Questo può dare come risultato mandare avanti scritti che non riescono a far superare le prime due pagine e magari lasciare indietro scritti interessanti solo per uso maldestro di congiuntivo o scarsa varietà di sinonimi. Su questo credo non ci piova. Quindi, come bisogna leggere veramente per usare il doppio binario di cuore e mente? Leggere le cose altrui come fossero nostre e le nostre come fossero degli altri. Però, scusami, se leggo un argomento che mi interessa, non faccio mica caso alle ripetizioni o ai congiuntivi, però è anche vero che l'attenzione cala automaticamente se il mio senso critico si scontra con una imperfezione. Come la mettiamo?
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04/05/2012 13:01
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Re: Re:
cattleja, 04/05/2012 12.58:




...
l'attenzione cala automaticamente se il mio senso critico si scontra con una imperfezione. Come la mettiamo?



Ecco, e' esattamente questo! [SM=g20550]


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04/05/2012 13:19
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La dicotomia è indubbiamente vera e, riallacciandomi al dsicorso sulle'ditor, potrebbe essere forse uno di quei parametri su cui fare leva per lavorare sulla qualità e la specificità. Ossia avere due valutatpori, quello tecnico e quello emozionale. ma dubito che, nel miope panorama attuale, qualche major investirà soldi per differenziare e avere maggiori possibilità di trovarsi far le mani un buon prodotto
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04/05/2012 15:50
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Per quanto io legga per leggere e non per editare, devo ammettere che il mio modo di leggere è cambiato dopo aver iniziato a scrivere. Perché? Perché prima non facevo caso a niente, "D" eufoniche, ripetizioni, o quant'altro. Certo, se esagerati me ne accorgevo, come un libro che acquistai di un esordiente (amico di amici) che conteneva addirittura errori di grammatica e che mi fece accapponare la pelle. Ma è l'unico caso.

Per il resto, ci sono cose che noto solo ora. E questo mi ha cambiato davvero la lettura.

Secondo me un lettore non è un editor, non legge per fare una recensione, ma per un piacere intimo. Se è soddisfatto, acquisterà altri libri dell'autore, altrimenti lo lascerà perdere.
------

Non è che quando sbatti la porta poi te ne innamori...
04/05/2012 16:09
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Re:
LFK, 04/05/2012 15.50:

Per quanto io legga per leggere e non per editare, devo ammettere che il mio modo di leggere è cambiato dopo aver iniziato a scrivere. Perché? Perché prima non facevo caso a niente, "D" eufoniche, ripetizioni, o quant'altro. Certo, se esagerati me ne accorgevo, come un libro che acquistai di un esordiente (amico di amici) che conteneva addirittura errori di grammatica e che mi fece accapponare la pelle. Ma è l'unico caso.

Per il resto, ci sono cose che noto solo ora. E questo mi ha cambiato davvero la lettura.

Secondo me un lettore non è un editor, non legge per fare una recensione, ma per un piacere intimo. Se è soddisfatto, acquisterà altri libri dell'autore, altrimenti lo lascerà perdere.




E' vero!
il modo di leggere cambia quando inizi a scrivere, un po' come quando non ti fidi di un altro che guida quando impari a guidare.
Quanto all'ortografia, si dovrebbe dare per scontata, ma invece non è così e un libro senza errori, senza sviste e sbagli di congiuntivi è già buono per metà, indipendentemente da ciò che contiene. Se non altro perchè si riesce a leggerlo.
[Modificato da cattleja 04/05/2012 16:10]
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04/05/2012 16:30
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Mah, io penso che spesso, quando non avevo idea di cosa fosse la lettura critica, mi sono bloccata sulle prime pagine di un libro e non capivo perché. Ho sempre letto di tutto, specialmente italiani e sono sempre stata attratta dai nomi sconosciuti, quelli meno noti, quelli appena apparsi sulla scena.
Oggi posso dire che ciò mi accadeva - e ovviamente mi accade tutt'ora - perché quel qualcosa che non andava era dentro la scrittura di quel libro.

Non deve per forza essere una scrittura maldestra; può semplicemente essere una scrittura "ingenua" o inefficace.

Ieri, per esempio, ho inviato un commento a un libro di un esordiente (o aspirante, chi lo sa) commissionatomi da un servizio di lettura critica.
Il mio commento è stato impietoso, eppure il testo non era scritto male.
Però i dialoghi erano lunghi, prolissi, spesso inconcludenti. I concetti si ripetevano e si ripetevano fino a sfinirmi, le situazioni, ancorché ben descritte stagnavano nell'inconcludenza. A un certo punto ho persino scritto nel mio commento "perché, dammi una sola ragione per cui io debba continuare a leggere questa storia, che non mi attira, non mi intriga e mi sta facendo solo sbadigliare da quando l'ho iniziata, e siamo a pagina 100!"

Troppo dura? Mah...

Io riesco ancora a lasciarmi trascinare dalla lettura, dimenticandomi la lettura critica, se il testo - come mi è capitato per ben 3 su 15 manoscritti del torneo Io Scrittore per esempio - pur con qualche piccola pecca, ripetizioncina e altre inezie, alla fine cattura e fa prendere il naturale abbrivio. Ma non ci sono solo le ripetizioni e le correzioni grammaticali a fare di un testo una cosa vincente o meno.

Soprattutto c'è la storia, la caratterizzazione dei personaggi, la contestualizzazione del background, in che modo e in che grado l'autore riesce a rendere il tutto in pochissime parole (perché, rendiamoci conto, un testo in prosa con "svirgolate" poetiche, può anche far inorgoglire ai massimi chi lo scrive, ma poi, se non rende nel contesto, rimane solo un pezzetto avulso da tutto) e non ultimo, la capacità di attirare l'attenzione - e la tensione - del lettore e non perderla più fino alla parola fine.

Io credo che no, chi sa leggere criticamente sa anche scindere i due atteggiamenti: se il testo non funziona, farà fatica a continuare e finirà per segnare ogni piccola inezia fino alla fine del testo. Se invece il testo funziona... si dimenticherà di chi è quel testo e leggerà fino alla fine godendosi persino le virgole e i due punti.

[SM=g20549]
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cuore o mente? ragione o sentimento? beh restiamo sempre lì, virtus stat in medias res! però il contenuto magari vale un pochino di più della forma.
in ogni caso cerco sempre di portare a termine le letture iniziate, anche quelle meno digeribili... mi viene in mente "la diceria dell'untore" di bufalino... i primi capitoli avevano periodi lunghissimi e articolati, virgole a bizzeffe e sinceramente non capivo bene nemmeno lo svolgersi degli eventi. però ho voluto insistere e mi sono ricreduta, perché ad un certo punto la lettura diventa più scorrevole e si riescono ad inquadrare meglio situazioni e personaggi (e magari ti abitui anche allo stile impervio nel frattempo!)
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Re:
LVB, 05/05/2012 09.58:

cuore o mente? ragione o sentimento? beh restiamo sempre lì, virtus stat in medias res! però il contenuto magari vale un pochino di più della forma.
in ogni caso cerco sempre di portare a termine le letture iniziate, anche quelle meno digeribili... mi viene in mente "la diceria dell'untore" di bufalino... i primi capitoli avevano periodi lunghissimi e articolati, virgole a bizzeffe e sinceramente non capivo bene nemmeno lo svolgersi degli eventi. però ho voluto insistere e mi sono ricreduta, perché ad un certo punto la lettura diventa più scorrevole e si riescono ad inquadrare meglio situazioni e personaggi (e magari ti abitui anche allo stile impervio nel frattempo!)
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Concordo, in pieno. Stavo per abbandonare a pagina 30 "Il mare al mattino" della Mazzantini. Ma ho perseverato, passando sopra al suo arzigogolare spesso fine a sé stesso. E ho scoperto un altro libro, davvero profondo e interessante... [SM=g20549]
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Re:
LVB, 05/05/2012 09.58:

cuore o mente? ragione o sentimento? beh restiamo sempre lì, virtus stat in medias res! però il contenuto magari vale un pochino di più della forma.
in ogni caso cerco sempre di portare a termine le letture iniziate, anche quelle meno digeribili... mi viene in mente "la diceria dell'untore" di bufalino... i primi capitoli avevano periodi lunghissimi e articolati, virgole a bizzeffe e sinceramente non capivo bene nemmeno lo svolgersi degli eventi. però ho voluto insistere e mi sono ricreduta, perché ad un certo punto la lettura diventa più scorrevole e si riescono ad inquadrare meglio situazioni e personaggi (e magari ti abitui anche allo stile impervio nel frattempo!)
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è un fenomeno molto comune quello delm romanzo che non ingrana e poi scivola via. Secondo me tutto parte dall'autore: è lui che all'inizio stenta e non trova le idee e poi spicca il volo e questo lo percepisce anche il lettore

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Anch'io persevero nella lettura forzata per due motivi.
Primo perché non mi piace lasciare le cose a metà. A volte succede ma con un libro posso permettermi di non farlo accadere.
Poi perché altrimenti non posso dire a me stessa che l'ho letto veramente.
[SM=g20551]

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05/05/2012 12:32
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Saranno un paio i libri che non ho finito, e non certo per motivi "critici".
Al contrario di molti, io non mi qualifico come "scrittrice", può essere che abbia un'autostima bassa o può essere questione di modestia.Perchè di gente che si proclama scrittore ce n'è fin troppa.
Secondo me i veri scrittori sono pochi, di conseguenza "scrittore" è una parola quasi sacra.
Ciò non toglie che da chi scrive mi aspetto una buona conoscenza di sintassi e regole grammaticali, come lo auspicherei per chi fa un pubblico servizio. Quanti "strafalcioni" nel parlato alle varie trasmissioni, telegiornali, fictions, ecc?

Un piccolo ot: quando scrivo qui mi vien sempre la para di fare errori di qualsiasi tipo, magari per la fretta.E la cosa non mi garba punto.Devo rimediare.



05/05/2012 12:42
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Re:
cristina67@, 05/05/2012 11.30:

Anch'io persevero nella lettura forzata per due motivi.
Primo perché non mi piace lasciare le cose a metà. A volte succede ma con un libro posso permettermi di non farlo accadere.
Poi perché altrimenti non posso dire a me stessa che l'ho letto veramente.
[SM=g20551]




La pensavo così anche io, soprattutto perché, in seconda o terza media mi ritrovai punita dalla prof. di italiano per non aver letto interamente "Piccole donne" libro che mi era stato assegnato in lettura (da notare che io all'epoca mi ero già letta tutto Salgari e Jules Verne, tanto per farvi capire che in realtà, sono una grande lettrice da sempre).

"Se non lo hai finito tutto, come fai a dire che non ti è piaciuto?"

e così, forte di quella costrizione, mi sono violentata per anni, attraverso quel senso di colpa che mi faceva stare male se, arrivata a pagina 50 di un libro non riuscivo proprio a farmelo piacere e andare avanti.

Oggi, invece mi attengo al terzo emendamento delle regole del lettore di Pennac: il diritto di abbandonare un libro senza finirlo.

Questo perché, appunto, spesso mi rendo conto che quel libro è scritto in maniera pessima, è noioso, è pretenzioso.

Non ne abbandono molti, a dire il vero. Ma quando l'impazienza mi porta a saltare paragrafi su paragrafi in lettura... ahi, allora vuol dire che lì qualcosa non va.

E' il primo sintomo... [SM=g20540]
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05/05/2012 15:15
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Io ho sempre abbandonato il libro che dopo 30/50 pagine non ingrana, a meno che qualcuno di cui mi fido molto mi abbia detto che è un bel libro (è stato il caso di HP e la Pietra Filosofale, fino a quando Harry non va a Hogwarts lo considero una ciofechina tipicamente british di arget d'età molto basso e immagino che sia x quello che tutti gli editori l'han sputazzato fuori).
Questo perchè ho una percezione del valore del mio tempo e del mio diritto al divertimento molto, molto alta. E siccome l'offerta è illimitata, se un autore non fa la fatica di catturarmi subito, e non gode di referenze di un lettore da me stimato, peggio per lui, io non faccio la fatica di continuare a leggerlo [SM=g7447]

Ipa, come mai ti sei impiantata su Piccole Donne? Sei la prima che conosco...
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05/05/2012 16:59
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Re:
Guida, 05/05/2012 15.15:


Ipa, come mai ti sei impiantata su Piccole Donne? Sei la prima che conosco...




Oh, quella era la mia fase "maschiaccia"... Solo Tigri di Mompracem e Viaggi al centro della terra...
Era più una sorta di sfida tra me e la prof. di italiano. Lei aveva un'idea tutta sua delle letture che si dovevano fare: c'erano le letture per "signorine" e quelle per maschietti. Siccome io avevo osato avventurarmi tra le letture maschili, mi appioppò un libro femminile e insistette fino a quando non lo lessi tutto. Ma fu una bella sfida, a suon di votacci, richiami, convocazioni di mia madre a colloquio... Insomma, un polverone mai visto.
Eppure quella professoressa è stata colei che mi ha portato sul versante scrittura perché fino alla prima media ero solo scienza e matematica (che cosa assurda eh? poi mi sono innamorata dello scrivere, e ho pensato solo a quello, ai libri, alla letteratura ecc...)
Ma è anche la stessa prof. che mi impedì, non ammettendomi all'esame di latino in terza media, di andare al classico, proprio perché non voleva che io facessi il liceo classico.
Una prof. sui generis insomma.
Di certo ha contribuito a formarmi il carattere...
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05/05/2012 18:40
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Re: Re:
(Ipanema), 05/05/2012 16.59:




Oh, quella era la mia fase "maschiaccia"... Solo Tigri di Mompracem e Viaggi al centro della terra...
Era più una sorta di sfida tra me e la prof. di italiano. Lei aveva un'idea tutta sua delle letture che si dovevano fare: c'erano le letture per "signorine" e quelle per maschietti. Siccome io avevo osato avventurarmi tra le letture maschili, mi appioppò un libro femminile e insistette fino a quando non lo lessi tutto. Ma fu una bella sfida, a suon di votacci, richiami, convocazioni di mia madre a colloquio... Insomma, un polverone mai visto.



O_O
Ottimo modo per allontanare i ragazzi dalla lettura IMO
Cmq visti i presupposti, strano che tu non ti sia innamorata di Jo March, di solito tutte le bimbe 'maschiaccio' la adorano. Io l'ho apprezzata da adulta per gli slanci di generosità (anche se continua a non piacermi l'impulsività); da bimba (e credo che PD sia proprio il primo libro letto appena imparato a leggere, anche se non son sicura al 100%) amavo Meg perché era la saggia coi modi da signora (anche se da adulta nmi accorgo che era un po' troppo inquadrata nei ruoli di allora). E io sono sempre stata una col trip dell'epoca vittoriana [SM=g20543], anche se da adulta riconosco che la condizione femminile di allora era oscena (mentre mi piacciono tuttora gli uomini che ti aprono le porte e si alzano quando entri in una stanza in una riunione o in un appuntamento di lavoro - volgio dire: ben contenta che la donna non sia più considerata così, mentre se tutti gli uomini avessero ancora un po' di quella cavalleria [SM=g20543], azichè accoltellare le ex un giorno sì e l'altro pure... [SM=g20551] [SM=g7446] [SM=g7448] ) e che personalmente impreco come uno scaricatore dell'ortomercato :D
Ah, però in compenso anch'io avrei preferito il marito di Jo che quello di Meg, mi è sempre parso un insipido pazzesco [SM=g7405]



[Modificato da Guida 05/05/2012 18:41]
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05/05/2012 19:09
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Be', sai, io a quei tempi spasimavo per Yanez.
E quando la Rai fece la trasposizione televisiva con Kabir Bedi (che figo pazzesco!) e Philippe Leroy che impersonava Yanez, be'... sono letteralmente impazzita.
Ma del resto, comprendo perfettamente la figlia di Enzo Tortora che se l'è sposato, nonostante i 60 anni suonati dell'epoca!
Altro che gli attori di oggi! :-)))
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06/05/2012 04:53
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azz povera, che disdetta avere una prof così... io quelli b****rdi li ho avuti solo di matematica [SM=g7301]
però mi sento di quotare il suo "se non lo hai finito, come fai a dire che non ti è piaciuto"... cioè, uno può dire che un libro lo ha annoiato e lo ha lasciato perdere, e che quindi la parte iniziale non gli è piaciuta, ma da qui a dare un giudizio complessivo sull'opera, no, questo non si può fare. sia perché può darsi che da dove ti sei interrotta in poi migliori, sia perché in questo modo salti la conclusione, che è fondamentale... mi ricordo il caso di una collega di università che si rifiutò di continuare a vedere un film di pasolini (non so quale, sono ignorante in materia, pedddono) che le avrebbero chiesto all'esame... lei rispose che non lo volle finire perché a parer suo era pornografico, ma così facendo praticamente si saltò tutta la morale finale che stava dietro alle varie scene spinte del film... per me ebbe ragione la prof a darle il minimo [SM=g7218]
[Modificato da LVB 06/05/2012 04:54]
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