Quintetto di Buenos Aires

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Writer54
00sabato 4 marzo 2006 17:03
Questo libro dello scrittore catalano Manuel Vazquez Montalban mi ha stupito, lo confesso. Avevo già letto altre opere dell'autore - "Gli uccelli di Bangkok", "I mari del sud"-, centrate sulla figura dell'atipico detective gourmet Pepe Carvalho e li avevo trovati divertenti e godibili, dei buoni thriller che mescolavano in ugual misura indagini su omicidi, descrizioni di delizie gastronomiche e una visione del mondo lucidamente disincantata, ma non mi erano parsi capolavori. Una versione barcellonese del commissario Montalbano, mi dicevo.

"Quintetto di buenos Aires", invece, mi sembra un'opera compiuta e interessante, a prescindere dal genere. E' ambientata in un'Argentina che sembra fare di tutto per dimenticare il suo passato recente (la dittatura militare, i desaparecidos, una devastante crisi economica), ma non sa bene dove guardare, incerta se aderire alle formule del consumismo globalizzato o se rinnovare alcuni elementi della propria tradizione.

In questo scenario, di sostanziale rimozione del passato, approda Pepe Carvalho, alla ricerca di un cugino che, dopo venti anni di esilio in Spagna, decide di tornare all'improvviso a Buenos Aires, per ritrovare la figlia scomparsa all'epoca della "guerra sucia" e probabilmente adottata da uno dei loro aguzzini.

Realtà drammatica, al di là della finzione narrativa, che continua a coinvolgere migliaia di persone e di cui "Las madres de Plaza de Mayo"- un gruppo di madri che denuncia da 25 anni la scomparsa dei loro figli e nipoti-costituisce un esempio illuminante e tragico.

Nel lavoro di ricerca del cugino, Carvalho s'imbatte in una galleria di personaggi paradigmatici di questa Argentina sospesa tra vecchio e nuovo.
Alma, una docente universitaria che cerca di liberarsi da un passato segnato dalla sofferenza; un gruppo di ex militanti "Monteneros" che oscillano tra nostalgie di rivolte, cinismo impotente e coinvolgimento nelle nuove strutture del potere politico; un esilarante impostore che si finge figlio naturale di Borges; "Il capitano", eroe della guerra delle isole Malvine e macellaio della dittatura; Adriana Varela e il suo tango sensuale e "parlato".

Come in un puzzle, le tessere del mosaico si compongono poco a poco, dando luogo a un insieme narrativo avvincente e complesso, segnato da dialoghi efficaci e atmosfere composite. Buenos Aires si rivela un luogo pieno di contraddizioni, una città che alberga dentro di sé pulsioni contrastanti, visioni del mondo distinte, un' alta borghesia cialtrona che si autoassolve e un popolo costretto a vivere la "modernità" come un progressivo impoverimento delle proprie risorse e tradizioni identitarie.

Magistrale e divertentissimo il capitolo intitolato "assassinii nel club dei gourmet" in cui una cena esclusiva per un gruppo di notabili si trasforma, poco a poco, in una strage di cuochi e di camerieri che regolano i propri conflitti privati tra pietanze prelibate e di alta cucina.

Sarebbe scorretto da parte mia anticipare gli sviluppi del romanzo che si chiude con un finale aperto alla speranza, anche se venato di disincanto e amarezza.

Un libro importante per chi vuole approfondire i temi dell'America Latina attuale e neanche caro: 7 euro e 20 centesimi per 370 pagine di testo scoppiettanti e scritte in modo abile e maturo.
newat49
00lunedì 6 marzo 2006 18:05
Non ho (ancora)letto questo libro di Montalban, ma ho letto (credo) tutti i suoi romanzi della serie di Montalban e posso confermare che è un autore brillante, capace di disegnare personaggi a tinte forti, credibili, vivi, a partire dal cinico ma generoso commissario che ha per donna una puttana e che si avvale di collaboratori risibili ai più. In più quasi tutti i romanzi hanno dalla loro una trama avvincente, spesso inframmezzata ad arte da tocchi da gourmet e da sapienti resoconti erotici.
Una lettura apparentemente facile, ma mai stupida e fine a se stessa.
Poi, lo sapevate che Camilleri ha dato il nome di Montalbano al suo eroe proprio in onore dello scomparso autore di Barcellona?
Già questo dice qualcosa, no?
Writer54
00giovedì 23 marzo 2006 02:43
Fabio, non sapevo che il commissario Montalbano fosse tratto dal cognome dello scrittore catalano.
Trovo i libri di Vazquez Montalban molto godibili e per nulla superficiali. L'autore riesce a coniugare trame interessanti e sguardi non banali su spaccati sociali differenti.
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