Prima o poi tutto finisce. Anche i libri
M'è dispiaciuto arrivare alla fine.
Nei giorni che ho impiegato a leggerlo, Piattaforma è stata un'occasione di viaggio, non sempre facile, né tanto meno sempre divertente, ma sicuramente interessante e capace di portarmi altrove.
Mi piace molto com'è scritto questo libro.
Di Houellebecq avevo già letto "Le particelle elementari" (romanzo da cui è stato tratto l'ononimo film, previa edulcorazione), e anche quello m'era piaciuto molto. Ma a differenza di Piattaforma, sia la scrittura che il tema ogni tanto mi sembravano scivolare un po' troppo sul cerebrale.
In Piattaforma invece, il narratore, Michel, protagonista della storia, non si distrae mai. Racconta, riflette, divaga (ma sempre in maniera stupendamente funzionale) e va dritto al punto senza lasciare scampo.
A partire dalla morte di suo padre, srotola pagina dopo pagina la storia del suo periodo di vita vera. Un periodo in cui finalmente Michel mette a fuoco sé stesso e il mondo che lo circonda. E' un mondo ampio (Houellebcq non disdegna mai incursioni politico-sociali ad ampio raggio), e ricco di umanità (quella profonda che sta sotto la patinatura del politically correct).
L'autore non fa giri di parole, mai. Di ogni situazione offre tutto, e a ciascuna cosa dà il suo nome, in maniera sfrontata (e non solo nelle scene erotiche), e con una certa aggressività, come a voler costringere il lettore a rinsaldare il patto con lui a ogni pagina.
E tanto il lettore non può che accettare: una volta letta la prima pagina è fatta. Va avanti e si fa portare dove vuole lui. Vuoi per maestria narrativa, vuoi perché certa nudità serve a riprendere contatto con la sostanza e la realtà.
O almeno questo è stato l'effetto che ha fatto a me Houellebcq in Piattaforma.