L'uomo che guardava passare i treni di G. Simenon

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Renata M
00martedì 29 gennaio 2008 13:45
IL protagonista, Kees Popinga, prende a vagare come un'ombra nelle ombre di Parigi dopo essere stato vittima di una rivelazione che distrugge la sua vita. E' solo Kees, circondato da un'umanità assente e attenta soltanto alle apparenze, per distorcerle al minimo soffiar di vento. Lui la sfida quando non ha più nulla da perdere, e la sfida per vincere.
Simenon verso il pirandelliano Mattia, forse per dirci che siamo esseri dai contorni non ben delineati, anime torbide morsicate dal niente a diventare tragedia.
Vuole beffare la polizia Popinga, ed è beffa di sé stesso.
Qui Simenon non "abita" il Quai des Orfevrés, ma se ne pone al di fuori e dal di fuori lo osserva (così fa il suo protagonista in un passo del romanzo), non dimenticando echi della sua creatura preferita alla quale dedica una sorta di riferimento chiamando Lucas il commissario incaricato di scovare Popinga in fuga.
Quel Popinga che guarda la sua vita come il passaggio di un treno, e impazzisce in un attimo soltanto, attimo preciso, preludio d'una sequela di notti che lo porteranno al capolinea.
Un romanzo magnifico dove le parole scendono dagli occhi al cuore e lì si depositano; e dove ogni parola assiste la precedente e la prossima in un componimento che non si dimentica facilmente.
esteriade
00martedì 29 gennaio 2008 14:33
Grande libro, è vero Renata (benvenuta!).
E' stato il primo libro di Simenon che ho letto, il primo di una buona serie (ho dedicato a Simenon più di un anno di lettura in maniera esclusiva). L'ultimo che ho avuto tra le mani è stato "Lettera al mio giudice", ugualmente pregevole davvero, ma nessuno di quelli che ho letto, in realtà, è tanto da meno. I personaggi di Simenon sono tutti (almeno quelli dei libri che ho letto io) anime torbide, meravigliosi nella loro completa incongruenza e contraddizione, presentati con un'elevata raffinatezza narrativa, in intrecci densi e sempre terribilmente credibili e vividi.
Renata M
00martedì 29 gennaio 2008 14:52
Ciao Esteriade! Contrariamente a te mè il secondo Simenon che leggo, il primo fu La Marie Del Porto che quasi non rammento perché lettrura di molti anni or sono.
Approfondirò perché ne vale la pena, anzi l'obbligo.
Ciao :-)
esteriade
00giovedì 3 aprile 2008 10:00
Il Treno
A quanto pare il treno è un qualcosa di caro a Simenon. Forse il concetto stesso di "viaggio" è per lui una metafora essenziale.

Il Treno è uscito da poco nella Biblioteca Adelphi (Adelphi sta pubblicando l'intera opera di Simenon...si è assicurata un bel po' di materiale, ottimo materiale, direi) con un'immagine in copertina molto bella ma che poco ha a che fare con la storia, secondo me.

In questo romanzo breve, Simenon offre uno spaccato storicamente ben definito: l'inizio della invasione tedesca in Francia. La guerra che all'improvviso sconvolge la vita di un tranquillo paese, Fumay, e in particolare di tale Marcel Féron. Tra gli orrori delle incursioni e dello smarrimento dei profughi, Marcel trova l'opportunità di aprire una parentesi nella sua esistenza e riempirla di qualcosa che quasi paradossalmente, è il suo vero momento di libertà e vita intensa. Semplicemente disarmante.


Renata M
00giovedì 3 aprile 2008 10:17
e da quel romanzo, Il Treno, fu tratto un film, Le Train, appunto, interpretato di J.L. Trintignant e R. Schneider che in Italia uscì col titolo Noi Due Senza Domani. Si parla del '75 o giù di lì, anno di produzione intendo.
Romanzo che non ho mai letto, cercherò di rimediare. Simenon vale sempre la candela.
esteriade
00giovedì 3 aprile 2008 10:44
Sapevo del film. Penso di non averlo mai visto. e "Noi due senza domani" è un titolo che non mi ispirerebbe mai la voglia di vederlo. Penso sia sintomo di una chiave interpretativa un po' riduttiva, anche se immagino che cinematograficamente possa risultare difficile dare immagini a riflessioni come quelle che Marcel Féron esprime raccontando con la scrittura. boh...è un testo che vedrei poco "filmico". (ma io di cinema e sceneggiatura ne capisco assolutamente nulla! [SM=g7377] )





cattleja
00giovedì 3 aprile 2008 11:00
Re:
Renata M, 03/04/2008 10.17:

e da quel romanzo, Il Treno, fu tratto un film, Le Train, appunto, interpretato di J.L. Trintignant e R. Schneider che in Italia uscì col titolo Noi Due Senza Domani. Si parla del '75 o giù di lì, anno di produzione intendo.
Romanzo che non ho mai letto, cercherò di rimediare. Simenon vale sempre la candela.



Le solite traduzioni italiane dei titoli francesi che massacrano e banalizzano i poveri film!!


Renata M
00giovedì 3 aprile 2008 11:56
quello per i titoli fu un periodaccio, traducevano come volevano loro senza badare ai significati originali, poi a forza di urlare "dalli al titolista!" le cose pian piano sono cambiate e adesso o si lascia il titolo originale o lo si traduce pressocché letteralmente.
Pensate un po' a Lost In Translation di S. Coppola che fine avrebbe fatto allora, e non vuole essere una battuta :-))
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