In prima persona singolare di Cristaina Pivari

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newat49
00giovedì 30 aprile 2009 10:57
recensione di Fabio Musati
L'autrice di questo libro conosce la sofferenza: uno scomodo veicolo che permette a uno scrittore, e non solo a lui, di passare dall'altra parte, varcando il confine che ci separa dagli altri, a volte persino da noi stessi.
Sulle scomode panche della sofferenza l'autrice è andata di là, è entrata in empatia con gli altri, col mondo, ed è stato un viaggio che ci ha voluto raccontare: ha seguito una vecchia pazza che saluta tutti i passeggeri di un autobus e che vive le vite di tutti tranne che la sua, ha incontrato la paralitica con gli occhi pieni di gioia perché è riuscita per la prima volta a far sventolare una bandierina, si è sdraiata accanto alla madre di famiglia stufa di vivere che si rimette in forma per essere bella almeno da morta...
Sono spesso donne i personaggi di questi storie che Cristiana Pivari ci racconta "in prima persona singolare". Lo fa sedendosi accanto a loro e facendosi silenziosa membrana di trasmissione dei loro pensieri, che fluiscono liberi e casuali, mentre quelli, i personaggi, sono intrappolati dentro il loro piccolo destino: un corpo paralizzato, la volontà di non ricordare un dolore insopportabile, un amore sbagliato, l'essere diverso dagli altri oppure essere figlio di puttana.
- Provaci! - dice la scritta rossa su un campanello in uno di questi dieci racconti. Provaci a vivere, fallo a tuo modo, nonostante tutto fai sentire la tua voce, fosse anche un urlo, sembra dirci Cristiana Pivari.
La sua scrittura è marcatamente femminile, tutta di cuore ed emozioni. Descrive paesaggi interiori, schizza acquerelli dell'anima, e lo fa con grazia e asciuttezza, con un pizzico di ironia ed evitando le melensaggini e i luoghi comuni. Per questo suo approccio autentico alla scrittura le perdoniamo qualche spiegazione di troppo che qua e là rallentano il flusso di coscienza caratteristico della sua voce. Deve solo prendere piena consapolezza del fatto che i suoi personaggi sono sufficientemente forti, nella loro quotidiana miseria, da non aver bisogno di bastoni didascalici di sostegno.
Una bella prova, questo primo lavoro di Cristiana Pivari.
Una voce personale ed immediata, come quella di una cara zia che non vedevamo da anni e che una sera, all'improvviso, compare in casa nostra dispensandoci bignè alla crema, sorrisi e racconti di vita.
Grazie zia!
cattleja
00giovedì 30 aprile 2009 11:04
Bellina questa tua recensione Fabio! il tuo solito tocco inconfondibile.
Solo una cosetta non condivido pienamente: nella scrittura di Crstiana le didascalie, chissà perchè, certe volte le vedo bene. Nel senso che la sua è una scrittura ammiccante, con un che di pettegolo - nel senso buono e aggraziato del termine, intendiamoci - e di confidenziale, quindi, in questo contesto così intimista qualche piccola spiegazione qua e là non sta male.
crisaliderosa
00giovedì 30 aprile 2009 13:49
Re:
Ce ne fosse stato uno che avesse scritto il mio nome correttamente. A parte quello, alla fine, per riassumere, risulto una zia pettegola. E vabbè, che ci posso fare?[SM=g7258]
crisaliderosa
00giovedì 30 aprile 2009 14:07
Re: Re:
crisaliderosa, 30/04/2009 13.49:

Ce ne fosse stato uno che avesse scritto il mio nome correttamente. A parte quello, alla fine, per riassumere, risulto una zia pettegola. E vabbè, che ci posso fare?[SM=g7258]



Forse stava meglio abbia?
Comunque grazie dell'attenzione ragazzi! [SM=g20549]

cattleja
00giovedì 30 aprile 2009 14:30
Ah Ah!!!
lo sapevo che l'avresti detto!
in effetti, me una mezza dislessica come me, è difficile il tuo nome
newat49
00giovedì 30 aprile 2009 14:48
Scusa Ciritsiana...
crisaliderosa
00giovedì 30 aprile 2009 15:48
Re:
newat49, 30/04/2009 14.48:

Scusa Ciritsiana...


Dai Flavio e Clarabella, scherzavo! [SM=g1440738]


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