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Autore

Carlo Andreoli (Alo) espone a Milano!

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2007 11:57
20/03/2007 10:30
Post: 1.818
Registrato il: 22/11/2005
Utente Veteran
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Fabio permetti vero?



Alo nasce come Carlo Andreoli l’8 Maggio 1963 a Bondeno (Ferrara), dove ancora vive o almeno dove è più probabile trovarlo. Di lui si può dire che è artista ‘nonostante tutto’, nel senso che né gli studi né la sua vita gli hanno permesso di godere appieno di quel fuoco che lo brucia davanti alle opere dei suoi maestri riconosciuti, come l’amico scomparso Guglielmo Mari, Rauschenberg, Caravaggio, Van Gogh, Gaudì, Dalì, Man Ray - e la lista è già testimonianza dell’assenza di spazio-tempo in cui vive.
La sua produzione non si piega a facili schematizzazioni. Un ponte tra l’arte e il quotidiano è il percorso che ci può portare nei pressi della sua anima; ma è una passerella sospesa sul nulla che ne mostra l’inderterminatezza e la fragilità, non certo un’opera monumentale che voglia spiegarne un ovvio e stabile collegamento.
Proviamo allora, invece di usare le parole a descriverne le opere guardando alle tecniche e ai materiali. Lì, i colori acrilici, grazie alla tecnica del collage, copulano con fotografie, ritagli di giornale, pellicole adesive di varia natura, stoffe, giocattoli dimessi e scarti industriali: piccolo catalogo della casualità dell’universo concentrato nel quadrato di una tela.
“Il pennello non lo uso più da anni “ è una delle poche affermazioni che gli abbiamo sentito fare circa la sua arte, che oggi è tormentata da pennarelli (sì, quelli delle figlie), colla, nastro adesivo, punteruoli, trapani e saldatori.
E con queste poche righe non si è detto nulla della sua arte, ma soltanto tirato delle linee intorno al suo lavoro – quella cornice che lui non mette mai…
È nell’intensità del tratto, è nel dolore che è sotteso da ogni elemento delle sue creazioni, anche in quelle apparentemente ironiche, o in quelle blasfeme, è in quell’innocente ma feroce espressione di dolore dell’esistenza che possiamo riconoscere come nostre le sue opere. Il resto - tecniche, dimensioni, categorie, stime e valutazioni - non sono cose per Carlo Andreoli. Non è che non lo riguardino o non lo interessino. Non trovano spazio.
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