cattleja, 30/04/2012 15.44:
però capisco anche l'ottimo esercizio di immaginare una dimensione e un ambiente completamente diverso dal consueto. Anche se, personalmente, sarà che son cresciuta con Cassola, Moravia e Bassani che parlavano dei paesi loro, oppure Landolfi, autore fantastico, che trasfigurava i suoi posti più familiari rendendoli quasi immaginari, non sono istintivamente attratta da luoghi troppo alieni.
Insomma, deve essere una fatica improba parlare del lontano.
Il problema è parlare del lontano conosciuto. Se ti ispiri a Bahia, puoi parlarne, ma chiamandola Nahia, se non la conosci bene... e andare di stereotipi fantasizzati... che termine è?
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Non è che quando sbatti la porta poi te ne innamori...